I bambini soldato l'infanzia e l'adolescenza negata di chi anzichè giocare imbraccia Kalashnikov.

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Transcript della presentazione:

I bambini soldato l'infanzia e l'adolescenza negata di chi anzichè giocare imbraccia Kalashnikov

Chi sono i bambini soldato? Un bambino soldato è una persona qualsiasi al di sotto dei 18 anni di età che è, o che è stata assunta o utilizzata da una forza armata o un gruppo armato, come combattente. Ma anche come cuoco, facchino, messaggero, spia o per scopi sessuali.

Numeri e dati Le stime riportate da Amnesty International parlano di 300 mila bambini coinvolti in conflitti armati nel mondo, il 40% dei quali sarebbero bambine Secondo le stime UNICEF sarebbero 9000 i bambini soldato coinvolti in Sud Sudan. 2500 in India 10000 nella Repubblica Centrafricana. I bambini sono coinvolti anche in combattimenti in Algeria, Azerbaijan, Egitto, Iran, Iraq, Libano, Tagikistan, Yemen.

Numeri e dati in Liberia hanno combattuto approssimativamente 20.000 bambini, circa il 70% dei soldati attivi nelle varie fazioni. L’LRA ha rapito oltre 15 mila bambini per farne dei soldati e ha avuto nelle proprie file il combattente armato più giovane al mondo: un bambino di 5 anni. In Sud America, a partire dagli anni novanta, i bambini soldato sono stati impiegati in Colombia, Equador, El Salvador, Guatemala, Messico, Nicaragua, Paraguay e Perù, Tagikistan, Yemen. In Asia: in Cambogia, Timor Est, India, Indonesia, Laos, Myanmar, Nepal, Pakistan, Nuova Guinea, Filippine, Sri Lanka.

Le condizioni Le condizioni in cui si trovano molti bambini del mondo sono disperate, a causa anche della globalizzazione che ha disgregato le società tradizionali.

Le cause Almeno 250 milioni di bambini vive per strada. I bambini disperati ed esclusi costituiscono un’enorme riserva per l’economia illegale, il crimine organizzato e i conflitti armati. Quasi 1/4 della popolazione giovanile mondiale vive con meno di 1 dollaro al giorno. Chi sceglie di arruolarsi spontaneamente proviene spesso dagli stessi gruppi, spinto dalla povertà, dall’alienazione e dalla propaganda, o dalla vendetta.

Entrando nell’ ottica La storia di un ragazzo La storia di una ragazza "Mi sono arruolato nell’esercito quando avevo 14 anni, perché ero convinto che il solo modo di riavere i miei genitori o di impedire che le cose andassero avanti in quel modo fosse far parte dell’esercito e ammazzare chi era responsabile dell’uccisione dei miei genitori. Ma, vedi, la cosa più inquietante è che, una volta che mi sono arruolato e ho cominciato a combattere, mi sono ritrovato ad ammazzare genitori di altri bambini e dunque a creare una spirale di vendetta… " "Avevo un’amica, Juanita, che si era messa nei guai… Eravamo amiche da prima di entrare nell’esercito e dividevamo la stessa tenda. Il comandante mi ha detto che non importava se era mia amica. Aveva commesso un errore e bisognava ammazzarla.. .Ho chiuso gli occhi e ho fatto fuoco, ma non l’ho colpita. Così ho sparato un’altra volta. La fossa era lì accanto. Ho dovuto seppellirla e ricoprirla di terra. Il comandante ha detto: ottimo lavoro. Anche se ti sei messa a piangere hai fatto un ottimo lavoro. Lo dovrai fare tante altre volte e dovrai imparare a non piangere." 

Mappe per una parte di questi paesi, quelli evidenziati in rosso, le Nazioni Unite sono in grado di fornire dei numeri. Per gli altri, quelli colorati in nero, la presenza di bambini soldato per quanto accertata, non è quantificata con esattezza.

ASSOCIAZIONI COINVOLTE Sono tutte associazioni onlus (organizzazione non lucrativa di utilità sociale) alcune sotto la supervisione del ministero affari esteri italiano come: Soleterre Altre riconosciute dalle nazioni unite come: Save the children Coop cooperation international Unicef

Attualità Indottrinati nell'Islam più radicale, addestrati a combattere con armi automatiche, a resistere a dolore e fatica, a tagliare la gola o sparare alla testa di ostaggi inermi i "piccoli mujaheddin" allevati in Siria e in Iraq dai jihadisti dell'Isis, che li chiama affettuosamente i "Cuccioli del Califfato".

Grazie dell’attenzione! By Sara Reganati