Riflessioni Brevi su PIL e Crescita Luca Nunziata Università di Padova e IZA
Possiamo indubbiamente criticare ladozione del PIL come misura della performance economica. A maggior ragione possiamo chiederci se sia una misura accettabile del benessere di una società. Illusorio pensare che un singolo indicatore possa rappresentare la complessità di una realtà economica nella sua interezza.
Il PIL è quello che è. E una misura utile o inutile? Naturalmente utile, ma oggi come oggi possiamo permetterci la ricerca e definizione di indicatori sintetici aggiuntivi che possano affiancarsi al PIL nel consentire di misurare altre dimensioni legate al benessere e alla performance delleconomia.
Obiettivo ultimo, naturalmente, è quello di consentire al dibattito politico di prendere forme e direzioni diverse, e che non sia appiattito sulla discussione del punto percentuale in più e in meno, ma che abbia anche la capacità di valutare la qualità di quel punto percentuale in più o in meno.
Ma attenzione Uneconomia che cresce è solitamente uneconomia la cui dinamica consente questo tipo di aggiustamenti. Uneconomia che non cresce è uneconomia ferma e vincolata.
La percentuale dellEuropa-15 è scesa dal 35% delleconomia mondiale nel 1970 ad intorno al 25-26% che è la stessa percentuale di US e Asia\Oceania nel Naturalmente abbiamo un processo di catch- up in corso, ma la percentuale US è rimasta costante mentre EU-15 è scesa.
E rilevante osservare e riflettere su questi dati? Si lo è. E sufficiente per comprendere le dinamiche economiche mondiali degli ultimi 40 anni? Naturalmente, no.
Quale obiettivo ultimo? Ammettiamo di riuscire a definire, a raccogliere e a diffondere misure informative aggiornate e ripetute che possano dare indicazioni sulla crescita del benessere, della felicità, dello sviluppo sociale, culturale, scientifico di un paese.
Ammettiamo che la pratica pubblica ed il sistema mediatico che è alla base del funzionamento di una democrazia rappresentativa, adegui i suoi standard cognitivi.
Ciò naturalmente, non impedirebbe al policy maker di continuare a rispondere ad incentivi distorsivi, ampiamente documentati dalla letteratura di political economy. E gli agenti economici continuerebbero ad operare sui mercati rispondendo allinsieme di incentivi determinato dalle istituzioni prevalenti in ciascuna economia.
Esiste quindi un passaggio fondamentale tra la definizione di misure alternative di performance e benessere ed incisione sulla realtà economica, che è dato: 1. dalla capacità del policy maker nel tradurre tali informazioni in istituzioni incentivanti il benessere sociale; 2. dal modo con cui il mercato reagisce a tali incentivi.
Io sposterei quindi lenfasi sulle due dimensioni cruciali: 1. Qualità della classe politica e\o dirigente di un paese: processi di selezione. 2. definizione e implementazione di istituzioni ottimali.