Europa: crescita media annua nei periodi 1995-2000 e 2001-2006 (%) Rapporto tra crescita della produzione chimica ed evoluzione del PIL negli USA 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 Chimica di consumo 2,7 1,8 1,4 0,3 0,5 0,9 0,7 Chimica di base 3,5 2,8 0,9 0,9 2,7 -0,2 0,3 Chimica per l’agricoltura 4,5 2,5 1,5 0,6 -0,2 -0,1 0,2 Chimica fine e specialità 2,7 4,2 0,9 0,7 0,7 0,6 0,8 Europa: crescita media annua nei periodi 1995-2000 e 2001-2006 (%) 4,2 2,8 2,6 1995-2000 2,2 1,5 1,5 2001-2006 Chimica Industria Totale economia Note: Ue15 Fonte: elaborazioni su Cefic, American Chemistry Council, anno 2007
Crescita dei consumi mondiali di chimica (var. % media annua, 1995-2005) Ue 10 Nord America Asia escluso Giappone Ue 15 Medio Oriente America Latina PNL Consumi di chimica Fonte: VCI (Associazione dell’industria chimica tedesca), Cefic, Global Insight (Istituto di analisi economica), anno 2007
Produzione chimica mondiale per area geografica (%) Crescita della produzione nell’industria chimica (var. % media annua, 1996-2006) Produzione chimica mondiale per area geografica (%) 10,5 10,9 10,7 26,4 21,9 26,4 9,7 10,9 16,7 23,5 30,6 13,8 Media mondo 5,5% 32,6 30,4 27,1 In Europa, così come negli Usa, la domanda di chimica ha perso la sua capacità di crescere più dell’economia in generale. Nei Paesi sviluppati, i consumi sono concentrati soprattutto nel settore dei servizi e nei beni ad alto contenuto tecnologico che incorporano poca chimica. Inoltre l’aumento della popolazione anziana, che consuma pochi manufatti e intermedi chimici, non contribuisce a sostenerne la domanda. A livello mondiale, invece, la chimica continua ad essere molto dinamica. Nei Paesi che hanno da poco tempo avviato un processo di industrializzazione si assiste, infatti, ad un’esplosione della domanda di chimica poiché questa è strettamente connessa a tali processi. La domanda di chimica è ulteriormente stimolata dal fatto che molti di questi Paesi si stanno affermando quali leader mondiali in numerosi settori tradizionali a forte contenuto di chimica. Negli ultimi dieci anni la produzione chimica a livello mondiale è cresciuta mediamente del 5,5% annuo. L’Europa, in questo periodo, ha segnato un ritmo di crescita medio annuo del 4,3 %, inferiore anche a quello registrato dagli Stati Uniti (4,6%). Se i ritmi di crescita che le diverse aree del mondo hanno vissuto negli ultimi 10 anni si riproponessero invariati per i prossimi dieci l’Europa perderebbe la sua leadership mondiale a favore dei Paesi asiatici. 1995 2005 2015 Ue25 Giappone Nord America altri Asia escl. Giappone Fonte: Cefic, Federchimica, anno 2007
Investimenti nell’industria chimica (% sulle vendite) Media annua 1996-2006 Asia – Pacifico** 12,0% Nord America 5,1% Ue25 4,8% Asia-Pacifico Nord America Ue25 Note. inclusa farmaceutica; ** Paesi dell’Asia Orientale e Australia Fonte: Cefic, American Chemistry Council, anno 2007
Nuova capacità produttiva istallata di etilene (milioni di tonnellate/anno) Esportazioni di petrolchimica dal Medio Oriente (milioni di tonnellate) 2003 2010 Arabia Saudita Iran Qatar Altri 2004 2005 2006 2007 2008 Fonte: ICIS Chemical Business, BASF, anno 2007
Costo di produzione ($ per barile equivalente di petrolio) Costi di produzione e emissioni di gas serra delle principali fonti energetiche alternative al petrolio Costo di produzione ($ per barile equivalente di petrolio) Gli investimenti nell’industria chimica premiano i Paesi dell’Asia Orientale che crescono più velocemente a conferma di un trend ormai in atto dagli inizi degli anni ’90. Sono invece in lento ma continuo calo gli investimenti in Europa e nei paesi del Nafta. Nella petrolchimica sono in atto forti aumenti della capacità produttiva in Asia e nel Medio Oriente. Nell’area asiatica questi sono diretti a soddisfare la crescente domanda interna. Nell’area mediorientale, che offre preziosi vantaggi di costo derivanti dalla prossimità dei pozzi petroliferi, la nuova capacità istallata è destinata a soddisfare anche la domanda estera. Il petrolio è la materia prima fondamentale della filiera petrolchimica. Recentemente la crescente domanda e l’offerta limitata e concentrata in aree a rischio ne hanno causato una forte crescita del prezzo. Date le tecnologie esistenti, considerando non solo i costi di produzione ma anche l’impatto ambientale, non esistono fonti realmente alternative al petrolio. L’unica eccezione è l’etanolo da mais che però in termini quantitativi è marginale rispetto alla domanda di energia. Emissioni di gas serra (% in relazione alle emissioni da produzione di petrolio) Fonte: American Chemistry Council, anno 2007
Spese in ricerca e sviluppo (in % del valore della produzione) 3,0 3,0 2,6 2,5 2,5 2,5 2,4 2,4 2,4 2,5 2,2 2,3 2,0 2,1 2,0 2,0 1,9 1,8 1,8 1,7 Giappone Europa USA Note: Europa comprende Ue11 dal 1995 al 1999 e Ue25 dal 2000 in poi Fonte: OCSE, VCI (Associazione tedesca dell’industria chimica), anno 2007
Nuovi polimeri introdotti per decade Sviluppo della quota di specialità, semi-specialità e commodities nel mercato mondiale Nuovi polimeri introdotti per decade 26% Commodities 40% 14% Semi-specialità 20% 60% Specialità 40% 1990 2000 2010 Fonte: Cefic, American Chemistry Council, anni 2006-2007
Brevetti in Biotecnologie presentati all’EPO* * European Patent Office, anno 2002 Spese di ricerca e sviluppo nelle nanotecnologie (milioni di euro, 2005) L’industria chimica europea, ma anche quella americana, assiste ad un calo dell’intensità di ricerca e sviluppo. Diverse aree della chimica sembrano faticare a generare innovazioni radicali e - allo stesso tempo - un crescente numero di prodotti della chimica fine e specialistica tende a diventare commodity. Il rischio è che non sempre gli sforzi di innovazione riescano a produrre risultati percepiti dai clienti e tali da giustificare un prezzo più elevato. La chimica non può essere certo considerata un settore maturo. Concentrando gli sforzi su ricerca e innovazione, le imprese chimiche possono offrire nuove soluzioni in grado di rivitalizzare i prodotti dei loro clienti e - al tempo stesso - il vantaggio competitivo degli utilizzatori industriali. Solo l’innovazione consente di sfuggire a una logica in cui l’eccessiva attenzione ai fattori di costo trasforma l’intermedio chimico in una commodity. Tra i campi di ricerca maggiormente promettenti figurano certamente le bio e le nano-tecnologie che per le loro potenzialità attraggono investimenti dai principali attori della chimica mondiale. In entrambe queste aree però l’Europa non ricopre una posizione di leadership, che è saldamente detenuta dagli Stati Uniti. Investimenti statali Investimenti privati Fondi dall’Ue25 o dal Governo Federale Fonte: Commissione Europea, OCSE anno 2006
Ristrutturazione dell’industria chimica Fonte: BASF, anno 2007
Fusioni e acquisizioni nell’industria chimica mondiale Numero di transazioni Valore delle transazioni (miliardi di dollari) Fonte: David Ingles Consulting, KPMG International analysis, anno 2007
Le prime società chimiche nel mondo Fatturato 2007 (miliardi di €) BASF 62,4 UE Dow Chemicals 39,1 USA ExxonMobil 39,0 USA Shell 33,6 UE Sede in: UE USA Giappone Altri Totale LyondellBasell Ind. 32,7 USA INEOS 29,6 UE Numero di società 9 4 3 4 20 Sabic 24,6 Altri Sinopec 24,1 Altri Fatturato mondiale (miliardi di €) Mitsubishi Chemical 21,6 GP 222 132 48 75 479 DuPont 21,5 USA Total 21,3 UE Quota su prime 20 società (%) 46 28 10 16 100 Bayer 18,9 UE Negli anni Ottanta numerose imprese chimiche erano contemporaneamente presenti in molte aree. La globalizzazione ha fatto sì che i vantaggi della specializzazione e di una leadership sul mercato mondiale abbiano superato quelli derivanti dalla diversificazione. Inoltre oggi i fattori di successo delle singole aree della chimica sono diversi ed è perciò difficile operare efficacemente su più aree. Dal 2002 si è assistito ad un crescente numero di operazioni di fusione e acquisizione coinvolgenti imprese chimiche. Tali operazioni, che nel 2006 hanno raggiunto un valore pari a 62 miliardi di dollari, hanno lo scopo di - acquisire efficienza operativa in una situazione di crescente costo delle materie prime; - concentrare la propria attività su quelle aree altamente specifiche sulle quali si gode di vantaggi competitivi forti. La classifica delle principali imprese chimiche nel mondo segnala il primato dell’industria europea con 9 fra le prime 20 aziende, che rappresentano il 7% del fatturato mondiale del settore. Negli ultimi anni sono emersi nuovi player provenienti da Paesi emergenti come la Sabic (Arabia Saudita) e la Sinopec (Cina). Akzo Nobel 15,5 UE Evonik 15,5 UE Quota su fatturato mondiale (%) 7 4 1 2 15 Yara International 14,1 Altri Sumitomo Chemical 14,0 GP Mitsui Chemical 13,2 GP Linde 12,9 EU ChemChina (CNCC) 12,7 Altri Note: GP= Giappone Air Liquide 12,7 EU Fonte:Cefic, 2008