Il viaggio del pomodoro
Ciao bambini! Mi presento…sono Teodoro il pomodoro!!!!
Lo sapevi? Sono arrivato in Italia solo dopo la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo: in Europa non esistevo! Sono rosso come il fuoco, ma il mio nome in italiano significa invece” pomo d’oro”. Sai perché? Perché le prime specie giunte qui erano di colore giallo oro.
All’inizio non ho avuto vita facile in Europa: ero visto con sospetto perché le mie foglie assomigliavano a belladonna ,mandragola e altre erbe velenose…. Nessuno quindi si azzardava ad assaggiarmi e venivo considerato solo una pianta ornamentale.
Finché un giorno dopo aver girato tanti paesi, Francia, Spagna… sono arrivato in Italia dove ho trovato, specie nel meridione, il clima ideale per crescere e maturare. Ma mentre in Francia venivo consumato solo nella corte dei Re, a Napoli mi diffondevo rapidamente tra la popolazione. Qui il popolo mi coltivò per uso alimentare scoprendo la bontà e le mie qualità.
Il vero successo della mia diffusione si deve proprio ai napoletani che ebbero l’idea geniale di farlo diventare uno degli ingredienti più importanti della pizza: il piatto più amato nel mondo.
Sapete chi ha inventato la pasta con il pomodoro Sapete chi ha inventato la pasta con il pomodoro? E’ stato Francesco Leonardi un grande cuoco napoletano vissuto nel Settecento che lavorò nelle più famose corti d’Europa: Vienna, Parigi e persino Mosca.
Come si fa a parlare di pomodoro senza ricordare Pulcinella Come si fa a parlare di pomodoro senza ricordare Pulcinella? Lui gli spaghetti con il sugo se li sognava anche di notte,poveretto! E invece spesso gli capitava di rimanere a pancia vuota.
Ora con lo sviluppo delle industrie la gran parte dei pomodori coltivati in Italia viene utilizzata per fare conserve, salse pronte, concentrati, estratti e, naturalmente, ottimi pelati, ma sempre chiusi dentro barattoli , tubi, tetrapak, bottiglie…che tristezza! Oh che brutta fine hanno fatto i miei amici!
Io non voglio stare con loro Io non voglio stare con loro! Vorrei stare all’aria aperta in mezzo agli orti, essere accarezzato dal vento, fare la doccia con la pioggia ed essere asciugato dal sole, ma soprattutto vorrei sentire il calore e l’affetto dell’uomo che mi coltiva. A cura degli alunni della classe 2^A di via Fucino