Dialogo sopra i massimi sistemi

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Dialogo sopra i massimi sistemi GENESI ARGOMENTI LINGUAGGIO Dialogo sopra i massimi sistemi TESTI CONTENUTI CHIESA PERSONAGGI

GENESI E’ un’ opera di trattatistica scientifica redatta tra il 1624 e il 1630. Scritta sotto forma di dialogo. Inizialmente Galileo ottenne l’ autorizzazione alla pubblicazione dal pontefice Urbano VIII per la presunta neutralità dell’ opera. Nel 1633, però fu messa all’ Indice dei libri proibiti. Oltre alle caratteristiche di un trattato scientifico-astronomico presenta anche elementi filosofici. “l’efficace trasposizione della materia scientifica in una forma letteraria attigua al genere drammatico fece recepire l’opera come una commedia filosofica” (Tommaso Campanella) Darà inizio alla rivoluzione scientifica.

La posizione della Chiesa La chiesa si oppone a questo libro perché contraddiceva quelle che erano le verità contenute nelle Sacre Scritture,considerate dogma imprescindibile di fede. La teoria galileiana riduceva l’importanza dell’ uomo e della Terra all’ interno dell’ intero Universo. La comunità ecclesiastica difendeva una cultura vecchia e chiusa basata sul “non sapere”,fermando il processo di evoluzione scientifica che si sta affermando in questo momento.

"In virtú della missione che le è propria, la Chiesa ha il dovere di essere attenta alle incidenze pastorali della sua parola. Sia chiaro, anzitutto, che questa parola deve corrispondere alla verità. Ma si tratta di sapere come prendere in considerazione un dato scientifico nuovo quando esso sembra contraddire delle verità di fede. Il giudizio pastorale che richiedeva la teoria copernicana era difficile da esprimere nella misura in cui il geocentrismo sembrava far parte dell'insegnamento stesso della Scrittura. Sarebbe stato necessario contemporaneamente vincere delle abitudini di pensiero e inventare una pedagogia capace di illuminare il popolo di Dio. Diciamo, in maniera generale, che il pastore deve mostrarsi pronto a un'autentica audacia, evitando il duplice scoglio dell'atteggiamento incerto e del giudizio affrettato, potendo l'uno e l'altro fare molto male. " ( dal Discorso di S. S. Giovanni Paolo II ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze riuniti in assemblea plenaria il 31 ottobre 1992)

contenuti Spiegazione e confronto del metodo tolemaico e copernicano. Esplicazione di una delle prove più importanti per Galileo: il flusso e riflusso delle maree. Galileo assume il punto di vista dell’avversario per confutarlo dall’interno per dimostrare nuovamente la veridicità delle sue teorie. Utilizza la forma dialogica teatrale per rendere la trattazione più efficace.

Stile e linguaggio Decide di utilizzare la lingua volgare principalmente per due ragioni: opporsi alla Chiesa che era solita parlare in latino e avvicinarsi il più possibile ad un ampio pubblico che non comprendesse solamente le classi più colte. Galilei conferisce, in questo modo, un’importanza all’italiano che prima di allora non aveva mai avuto all’interno della trattazione scientifica, come Dante e Petrarca fecero per la letteratura. Creazione di neologismi per i termini scientifici che erano sempre stati greci o latini. “d’altro più non si cura che di essere inteso” (Giuseppe Parini)

Personaggi Filippo Salviati Giovan Francesco Sagredo Filippo Salviati è uno scienziato equilibrato che si fa portavoce delle idee Copernacane. Controbbatte alle teorie di Semplicio e e corregge le ingenuità di sagredo. Ha la funzione di chiarire le difficoltà che comportava la teoria Copernicana del tempo. Per Galileo Salviati fu a Firenze ciò che Sagredo fu a Venezia: amico, sostegno e attento interlocutore scientifico. Giovan Francesco Sagredo Egli è un nobile e colto veneziano, di idee progressiste e di grande esperienza, si interessa al dibattito sebbene non sia un astronomo professionista; egli costituisce una sorta di moderatore tra le due parti e rappresenta i destinatari dell'opera: persone curiose ma per nulla esperte della materia trattata. Il riferimento storico è preciso: Giovan Francesco infatti fu un nobile diplomatico della Repubblica di Venezia, nemico in particolar modo della censura religiosa.

Simplicio Simplicio è un peripatetico dalla rigida impostazione propria dei docenti di filosofia naturale (ossia di fisica) delle università italiane del tardo Rinascimento. A Galileo non sfuggiva l'implicazione ironica del nome, che in italiano ricorda l'aggettivo semplice. Duplice può esserne dunque il significato: da una parte potrebbe indicare ciò che è semplice, chiaro, evidente, facilmente dimostrabile; dall'altra invece potrebbe voler dire banale, sciocco, privo di sapere. Simplicio però non è uno sciocco, né un sempliciotto. Piuttosto è il modello del filosofo naturale universitario tardo-rinascimentale.

Argomenti Duplice movimento della Terra: rotazione diurna dell’asse e rivoluzione annua intorno al sole Legge del moto uniformemente accelerato: permette di studiare anche le traiettorie più complesse

Testi « Or questi passaggi, che l'intelletto nostro fa con tempo e con moto di passo in passo, l'intelletto divino, a guisa di luce, trascorre in un instante, che è l'istesso che dire, gli ha sempre tutti presenti. Concludo per tanto, l'intendere nostro, e quanto al modo e quanto alla moltitudine delle cose intese, esser d'infinito intervallo superato dal divino; Affermazione di Galileo della superiorità di Dio, egli è onnisciente anche nella conoscenza;

Ma non però l'avvilisco tanto, ch'io lo reputi assolutamente nullo; anzi, quando io vo considerando quante e quanto maravigliose cose hanno intese investigate ed operate gli uomini, pur troppo chiaramente conosco io ed intendo, esser la mente umana opera di Dio, e delle più eccellenti. »(Salviati, Prima giornata.) Speranza della conoscenza,di poter arrivare attraverso il linguaggio della natura e matematico a una conoscenza maggiore.

Ed è tanto valida la matematica nel dare certezza alla conoscenza che per Galilei l'intelletto umano, quando ragiona matematicamente è uguale a quello divino «...quanto alla verità di che ci danno cognizione le dimostrazioni matematiche, ella è l'istessa che conosce la sapienza divina [..]» (Salviati, Prima giornata).

Galileo invita così il lettore ad un esperimento mentale. « Rinserratevi con qualche amico nella maggiore stanza che sia sotto coverta di alcun gran navilio, e quivi fate d'aver mosche, farfalle e simili animaletti volanti: siavi anco un gran vaso d'acqua, e dentrovi de' pescetti; sospendasi anco in alto qualche secchiello, che a goccia a goccia vada versando dell'acqua in un altro vaso di angusta bocca che sia posto a basso; e stando ferma la nave, osservate diligentemente come quelli animaletti volanti con pari velocità vanno verso tutte le parti della stanza. […] Galileo invita così il lettore ad un esperimento mentale.

Osservate che avrete diligentemente tutte queste cose, benché niun dubbio ci sia mentre il vascello sta fermo non debbano succedere così: fate muovere la nave con quanta si voglia velocità; ché (pur di moto uniforme e non fluttuante in qua e in là) voi non riconoscerete una minima mutazione in tutti li nominati effetti; né da alcuno di quelli potrete comprendere se la nave cammina, o pure sta ferma. »(Salviati, Giornata seconda.) Tutti i fenomeni che accadono sulla superficie terrestre infatti, a queste condizioni, accadono immutati sotto coverta e si svolgerebbero allo stesso modo anche supponendo il moto rotazionale terrestre.

Salviatus: ... Aristotele dice che è un argomento più convincente di immobilità della Terra per vedere che i proiettili lanciati o girato in posizione verticale restituire perpendicolarmente dalla linea stessa al luogo stesso da dove sono stati fucilati o gettati. E questo è vero, sebbene il moto essere di altezza molto grande. Così che qui può essere indicato l'argomento preso da un colpo sparato direttamente verso l'alto da un cannone, come pure quello utilizzato altri da Aristotele e Tolomeo, dei corpi pesanti che, cadendo dall'alto, sono osservate per scendere da una linea diretta e perpendicolare sulla superficie della Terra. Ora, che io possa cominciare a sciogliere questi nodi, io chiedo questo di Simplicio: nel caso in cui si dovrebbe negare a Tolomeo e Aristotele, che pesi in caduta libera dall'alto discendono da una linea retta e perpendicolare, cioè, direttamente al centro, quali mezzi avrebbe utilizzato per dimostrarlo? Simplicio: Il mezzo dei sensi, che ci assicurano che quella torre o altitudine altro è in posizione verticale e perpendicolare, e ci mostrano che quella pietra scivola lungo la parete, senza inclinare un pelo a una parte o dall'altra, e le luci a terra proprio sotto il luogo da dove è stato lasciato cadere. Salviatus: Ma se dovesse accadere che il globo terrestre ha fatto tutto mossa, e di conseguenza portare la torre anche con essa, e che la pietra ha poi anche pascolare e far scorrere lungo il lato della torre, ciò che deve il suo moto sarà allora?