Il costruttore di incanti 8/09/1474 A Reggio Emilia nasce Ludovico Ariosto, figlio del nobile bolognese Niccolò, comandante della guarnigione esten- se,

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Transcript della presentazione:

Il costruttore di incanti 8/09/1474 A Reggio Emilia nasce Ludovico Ariosto, figlio del nobile bolognese Niccolò, comandante della guarnigione esten- se, e Daria Malaguzzi Valeri, della nobiltà reggiana 1481 La famiglia si trasferisce a Rovigo, per poi spostarsi nuo- vamente a Reggio l’anno seguente 1484 Nuovo spostamento a Ferrara, dove Niccolò ricopre varie cariche amministrative Ludovico Ariosto Siamo alla fine del periodo di stabili- tà garantito dalla pace di Lodi (1454) Guerra di Ferrara: papato e Repubblica di Venezia contro Ercole I d’Este e Ferdinando I d’Aragona, per il controllo del territorio ferrarese 1489 Per volere del padre, Ludovico intraprende gli studi giuridici 1492 Muore Lorenzo il Magnifico, detto “l’ago della bilancia”: s’incri- na il quarantennio di stabilità dopo la pace di Lodi 1493 Entra nella compagnia teatrale di corte e scrive una tragedia 1494 Ottiene il titolo di giurisperito Nel 1494 scende in Italia Carlo VIII: la sua impresa segna la fine dell’indipendenza della maggior parte di stati italiani

Ludovico Ariosto «La mala servitude mia» Pietro Bembo soggiorna a Ferrara e stringe amicizia con Ariosto Sotto la sua influenza, Ariosto si appassiona di Petrarca e dalla produzione poetica in latino si orienta verso quella in volgare 1497 Ariosto entra a fare parte dei cortigiani stipendiati dal duca 1500 Alla morte improvvisa del padre, Ariosto deve occuparsi della famiglia 1501 Ricopre l’incarico di capitano della rocca di Canossa 1503 Entra al servizio del cardinale Ippolito d’Este, figlio di Ercole I Incarichi diplomaticiMansioni pratiche Incombenze ricreative e di rappresentanza 1505 Alla morte di Ercole I, una congiura minaccia il potere di Alfonso I 1507 Ariosto presenta a Isabella d’Este la materia dell’Orlando furioso 1508 Rappresenta a Ferrara, in occasione del carnevale, la sua commedia Cassaria 1509 Ripete il successo del debutto teatrale con I suppositi Lega di Cambrai contro Venezia: Ariosto è costretto a continue ambascerie a Roma presso il papa Giulio II 1512 Inseguito dagli scherani del papa, fugge in Umbria e poi fa ritorno a Ferrara 1513 È ancora a Roma da Leone X; si lega sentimentalmente ad Alessandra Benucci Apollo, tua mercé, tua mercé, santo collegio de le Muse, io non possiedo tanto per voi, ch’io possa farmi un manto. «Oh! il signor t’ha dato...» io ve ’l conciedo, tanto che fatto m’ho più d’un mantello; ma che m’abbia per voi dato non credo. Egli l’ha detto: io dirlo a questo e a quello voglio anco, e i versi miei posso a mia posta mandare al Culiseo per lo sugello. (L. Ariosto, Satire, satira I, vv )

Ludovico Ariosto «Mutate some» 1517 Esce la prima edizione dell’Orlando furioso; Ariosto si rifiuta di seguire Ippolito in Ungheria 1518 Passa al servizio del fratello di Ippolito, il duca Alfonso Poi che, Annibale, intendere vuoi come la fo col duca Alfonso, e s’io mi sento più grave o men de le mutate some; perché, s’anco di questo mi lamento, tu mi dirai c’ho il guidalesco rotto, o ch’io son di natura un rozzon lento: senza molto pensar, dirò di botto che un peso e l’altro ugualmente mi spiace, e fòra meglio a nessuno esser sotto. (L. Ariosto, Satire, satira III, vv. 1-9) 1520 Invia al papa la prima stesura della commedia Negromante; gli viene sospeso lo stipendio 1522 Riceve dal duca il compito di commissario nella regione della Garfagnana 1525 Terminato l’incarico di commissario, torna a Ferrara e si dedica al teatro 1528 Scorta a Modena l’imperatore Carlo V; scrive la Lena Tra il ’28 e il ’30 sposa in segreto Alessandra Benucci 1530 Si reca a Firenze per alcune ambascerie 1531 È ad Abano, Venezia e Correggio, presso Alfonso d’Avalos 1532 Esce a ottobre l’edizione definitiva dell’Orlando furioso 1533 Muore il 6 luglio nella sua casa di Ferrara

Ludovico Ariosto L’opera PoemaVersiTeatro Orlando furioso Stesura: Edizione postuma: 1545 (Cinque canti in appendice) I edizione: 1516 (in 40 canti) III edizione: 1532 (in 46 canti) II edizione: 1521 (in 40 canti) Interpretata come un “romanzo padano” Compiuta realizzazione del classicismo volgare latiniitaliani 67 componimenti quasi tutti scritti nel RimeSatire Stesura: primo decen- nio del Cinquecento Pubblicazione: postuma nel 1546 Consistenza: 5 canzoni, 41 sonetti, 12 madrigali, 27 capitoli in terza rima e 2 egloghe Stesura: Pubblicazione: postuma nel 1534 Consistenza: 7 satire in forma epistolare concepite come capitoli in terza rima In prosaIn versi Cassaria I suppositi I studenti Negromante Lena Scritte in prosa e successivamente versificate Scritte diretta- mente in versi latinovolgare padanoclassicismo bembesco L’intera produzione ariostesca manifesta lo sforzo straordinario di raggiungere una lingua nitida e “italiana”, secondo l’ideale del classicismo bembesco

Ludovico Ariosto La lirica Ariosto non ha mai sistemato i propri versi in un canzoniere unitario, denunciando un interesse quasi solo strumentale per questa produzione, utile come palestra linguistica di petrarchismo Temi Modelli Stile Versi in latinoVersi in volgare Catullo Orazio Tibullo Amores di Boiardo Canzoniere di Petrarca L’amore vissuto con spensierato edonismo Componimenti celebrativi “ufficiali” Epigrammi ed epitaffi dalla lieve ironia satirica L’amore non sublimato, ma vissuto gioiosamente Rime d’occasione talora in forma di dialogo o lettera Capitoli in terza rima dall’insolito “realismo” narrativo Scelta di un latino elegante e leggero Uso di un punto di vista ironico e disincantato Scelta di una soluzione intermedia tra il petrarchismo cortigiano e il classicismo di Bembo Alleggerimento del linguaggio della tradizione La parte più originale della lirica ariostesca sono i capitoli in terza rima, su cui s’innesterà la successiva produzione satirica. Essi impostano già adesso un tono medio da conversazione informale, che sarà la cifra caratteristica del migliore Ariosto

Ludovico Ariosto Il teatro Al teatro Ariosto approda sotto la spinta di più circostanze: l’esperienza del come responsabile degli spettacoli di corte l’esigenza di trovare un ruolo “pubblico” per il poeta cortigiano la generale riscoperta del teatro classico La Cassaria I suppositi I studenti Negromante La Lena Stesura in prosa: 1508; versificazione: Argomento: nella greca Metellino, due giovani contendono a un furfante due ragazze tenute schiave Struttura: 5 atti preceduti da un prologo in terzine Stesura in prosa: 1509; versificazione: Argomento: la vicenda si sposta a Ferrara ed è Incentrata su una serie di scambi di persona Struttura: 5 atti e un prologo in prosa Stesura: , interrotta al IV atto Argomento: intreccio amoroso complicato da una serie di equivoci e trappole Struttura: 5 atti con prologo conclusi dal fratello (L’imperfetta) e da uno dei figli (La scolastica) Stesura in prosa: 1509; versificazione: 1520; nuova versione e rappresentazione: 1529 Argomento: nel consueto intreccio amoroso s’in- serisce la figura di un falso mago, occasione per alludere alla follia e al magico come nel Furioso Struttura: 5 atti e un prologo Stesura in versi: 1528 Argomento: al centro della trama c’è la ruffiana Lena, che guarda ai rapporti umani in termini di utile economico. Il realismo è più intenso e cupo Struttura: 5 atti e un prologo

Ludovico Ariosto Le Satire: Ariosto “in pantofole” Dal latino satura lanx, “piatto ricolmo”, per indicare una composizione letteraria mista sia nello stile che nei contenuti. La satira è l’unico genere letterario classico di paternità romana e non greca. In età imperiale si distingue per l’uso dell’esametro e l’argomento morale Nella tradizione latina, si confrontano due modelli Satiro danzante, IV-II sec. a.C. polemica dai toni violenti (Persio e Giovenale) riflessione morale dai toni moderati (Orazio) A questo filone si rifà Ariosto, che integra il modello delle Satire con quello delle Epistole oraziane Ariosto fissa i caratteri del genere in volgare capitolo in terza rima ( versi circa) forma epistolare e struttura dialogica tema autobiografico come spunto di riflessione etica tono medio, confidenziale, ironico presenza di brevi apologhi e favolette punto di vista realistico e soggettivo Satira I Satira II Satira III Satira IV Satira V Satira VI Satira VII Scritta nel 1517, è rivolta al fratello Alessandro e a Ludovico da Bagno. Il poeta giustifica il suo rifiuto di seguire Ippolito in Ungheria, affrontando il problema del ruolo dell’intellettuale. Scritta alla fine del 1517, prima dell’ennesima ambasceria a Roma, è rivolta al fratello Galasso. Critica il degrado morale della curia e spiega il motivo per cui Ariosto si rifiuta di intraprendere la carriera ecclesiastica. Scritta nell’aprile 1518 al cugino Annibale Malaguzzi, dopo l’ingresso al servizio del duca. Difende l’autonomia dell’intel- lettuale e l’etica dell’onore contro la sete di ricchezze. Scritta all’inizio del 1523 a Sigismondo Malaguzzi. Racconta l’esperienza in Garfagnana ed esprime il disagio del poeta alle prese con la vita politica. Scritta forse tra il ’19 e il ’21 ad Annibale Malaguzzi. Recupera temi della letteratura misogina contro il matrimonio. Scritta tra il ’24 e il ’25 a Pietro Bembo, in merito all’educazione del figlio. Affronta il tema della formazione umanistica. Scritta forse nel ’24 al segretario del duca. Il poeta giustifica il proprio rifiuto a diventare ambasciatore estense a Roma. In quasi tutte le satire Ariosto giustifica un rifiuto o difende una scelta, affrontando da varie angolature il tema del rapporto con il potere o con la società. Sullo sfondo c’è sempre il richiamo dell’amore, inteso come naturale aspirazione del poeta

Ludovico Ariosto Il poema epico-cavalleresco ciclo carolingio ciclo bretone Orlando innamorato Serie di canzoni di gesta imperniate intorno alla figura di Carlo Magno e dei paladini di Francia per la conquista della Terra santa Serie di leggende e miti relativi alla fondazione della civiltà britannica, incentrati su re Artù e i cavalieri della tavola rotonda Amore e magia del ciclo arturiano Personaggi e temi del ciclo carolingio Il successo di questa operazione è legato a più fattori 1. La materia epico-cavalleresca si adatta facilmente a scopi encomiastici e propagandistici 2. Promuove un sistema di valori in cui si rispecchia quello cortigiano 3. La materia amorosa e il meraviglioso forniscono un piacevole svago al lettore medio 4. La presenza forte di una tradizione cui richiamarsi appassiona il lettore colto 5. Il fantastico si presta naturalmente a letture allegoriche di tipo didattico-morale

Ludovico Ariosto Orlando: innamorato e furioso Orlando innamorato Orlando furioso Già nel titolo Boiardo mette in evidenza la fusione dei cicli carolingio (Orlando) e bretone (innamorato), sottolineando la funzione dell’amore Ariosto accentua invece il valore perturbativo dell’amore, focalizzandosi sui suoi aspetti sociali e connettendolo a una vasta riflessione sul desiderio Varietà degli episodi giustapposti attraverso labili legami Varietà degli episodi giustapposti attraverso labili legami Varietà degli episodi incastrati in uno schema organico Varietà degli episodi incastrati in uno schema organico Come indica il proemio, sono due i nuclei tematici a cui può essere ricondotta la varietà di episodi e personaggi la guerra l’amore di Orlando per Angelica di Ruggiero per Bradamante Centralità dell’amore come forza motrice della vicenda Centralità dell’amore come forza motrice della vicenda Centralità del desiderio come forza motrice della vicenda Centralità del desiderio come forza motrice della vicenda enquête: i personaggi sono incalzati dalla continua ricerca di qualcosa Varietà dei registri linguistici e dello stile Varietà dei registri linguistici e dello stile Unità dello stile e progressiva uniformazione della lingua Unità dello stile e progressiva uniformazione della lingua Scelta del volgare basato su una koiné padana Scelta del volgare basato su una koiné padana Scelta del volgare secondo l’indirizzo classicistico di Bembo Scelta del volgare secondo l’indirizzo classicistico di Bembo Punto di vista distaccato e appassionato Punto di vista distaccato e appassionato Punto di vista distaccato e ironico Punto di vista distaccato e ironico Nell’Orlando furioso il distacco del narratore rispetto alla materia aumenta e si fa più consapevole nostalgiapolemicaironiasentenziosità

Ludovico Ariosto Il presunto frammento di Durlindana, la spada di Orlando, conser- vato a Rocamadour, in Francia Ambiguità del narratore La tecnica di incastro (entrelacement) che caratterizza la trama investe anche l’ambiguo rapporto del nar- ratore nei confronti dei/del suoi/suo destinatari/io Il cardinale IppolitoLa corte dedicatariodestinatariafine encomiasticofine polemico Su questa contraddizione di fondo si basa l’intero edificio narrativo del Furioso. Dietro l’armonia ariostesca, massima espressione rinascimentale del controllo razionale sull’universo, si nasconde una sfiducia, uno sguardo disincantato e scettico Controllo sulla narrazione Apparente caos, varietà Distacco ironico Sguardo nostalgico Omaggio agli Estensi Critica anticortigiana Celebrazione dell’amore Amore come follia Narrazione come gioco Continui richiami all’attualità Messer Ludovico, dove mai avete trovato tante corbellerie?

Ludovico Ariosto L’ironia L’ironia di Ariosto consiste nel distanziamento, che consente a narratore e lettore di mantenere uno sguardo critico sulla vicenda A tale fine, Ariosto si serve di un narratore di primo livello: Turpino Monaco del IX secolo che, secondo la leggenda, fu al seguito di Carlo Magno. Nella tradizione rolandiana incarna la figura del chierico votato alla battaglia fonte (autore delle cronache) personaggio (al seguito di Carlo) Questo doppio statuto è alla base della sua ambiguità, che lo rende al contempo una voce autorevole e inaffidabile funzione testimoniale funzione metrica funzione registica funzione metanarrativa attesta l’incredibile, fornisce notizie giustifica le scelte arbitrarie di Ariosto (improvvisi salti, interruzioni ecc.) consente ad Ariosto di stabilire un rapporto di complicità col lettore funziona come una zeppa metri- ca per fare tornare il verso Il buon Turpin, che sa che dice il vero, e lascia creder poi quel ch'a l'uom piace, narra mirabil cose di Ruggiero, ch'udendolo, il direste voi mendace. (canto XXVI, ott. 23, vv. 1-4) Turpin, che tutta questa istoria dice, fa qui digresso, e torna in quel paese dove fu dianzi morto il Maganzese. (canto XXIII, ott. 38, vv. 6-8) Lasciate questo canto, che senza esso può star l'istoria, e non sarà men chiara. Mettendolo Turpino, anch'io l'ho messo, non per malivolenza né per gara. (canto XXVIII, ott. 2, vv. 1-4) Altra forma di distanziamento ironico tipicamente ariostesco è la sospensione di cre- dulità, ovvero il contrario del presupposto che rende possibile la finzione letteraria Ella [Angelica] gli rende conto pienamente dal giorno che mandato fu da lei a domandar soccorso in Oriente al re de' Sericani e Nabatei; e come Orlando la guardò sovente da morte, da disnor, da casi rei: e che 'l fior virginal così avea salvo, come se lo portò del materno alvo. Forse era ver, ma non però credibile a chi del senso suo fosse signore; ma parve facilmente a lui possibile, ch'era perduto in via più grave errore. Quel che l'uom vede, Amor gli fa invisibiIe, e l'invisibil fa vedere Amore. Questo creduto fu; che 'l miser suole dar facile credenza a quel che vuole. (canto I, ott )

Ludovico Ariosto Il Furioso: poema dell’armonia 1918 In un celebre saggio Benedetto Croce definisce il Furioso «poema dell’armonia», in contrasto con l’altro capolavoro epico-cavalleresco: la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso Orlando furiosoGerusalemme liberata / conquistata Rappresenterebbe l’apoteosi del Rinascimento, esprimendo la fiducia nel controllo razionale sul mondo Rappresenterebbe l’apoteosi dell’età controriformistica, espri- mendo l’angoscia etico-religiosa dell’autore Lo sguardo dell’autore sarebbe sereno, equilibrato, lucido Lo sguardo dell’autore sarebbe tormentato, incerto, irresoluto La lingua sarebbe limpida, lo stile luminoso ed equilibrato La lingua sarebbe densa, lo stile manieristico e involuto Il rapporto tra io e mondo sarebbe risolto ed esteriorizzato Il rapporto tra io e mondo sarebbe irrisolto e interiorizzato Si tratta in realtà di un’interpretazione riduttiva, che non tiene conto di altrettanti fattori contrari Varietà della materia narrativa e assenza di un unico centro Unità della materia narrativa intorno a un unico protagonista Presenza perturbante del fantastico e del magico Riduzione all’estremo del magico e del fantastico Scetticismo, distacco, duttilità del giudizio Presenza determinante di una forte prospettiva etica Ambiguità del motivo encomiastico Dichiarata intenzione propagandistica e didattico-morale