Coppia minima Amedeo De Dominicis 2010. 1. Definizione e funzione Il classico metodo per individuare i fonemi di una lingua consiste nella prova delle.

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Coppia minima Amedeo De Dominicis 2010

1. Definizione e funzione Il classico metodo per individuare i fonemi di una lingua consiste nella prova delle coppie minime o prova di commutazione. Per realizzare questa prova, Trubeckoj formula la seguente regola: «Quando due suoni ricorrono nelle medesime posizioni e non possono essere scambiati fra loro senza con ciò mutare il significato delle parole o renderle irriconoscibili, allora questi due suoni sono realizzazioni fonetiche di due diversi fonemi» (Trubeckoj 1939: 59). Quindi, prima di effettuare la prova della coppie minime tra due suoni (foni), occorre:

(a) assicurarsi che siano una cosiddetta coppia sospetta, cioè siano foneticamente molto simili. Un criterio di somiglianza può essere la condivisione di tutti i tratti fonetici, tranne uno o due: ad es. [p] e [k] condividono tutti i tratti (consonantico, occlusivo, non- sonoro) tranne il tratto di luogo di articolazione (bilabiale ~ velare);

(b) accertare che i due foni ‘sospetti’ siano in distribuzione sovrapposta o parallela: i due foni devono, cioè, comparire nelle stesse posizioni o contesti fonici.

Ad es. sia [p] sia [k] possono trovarsi dopo pausa, cioè all’inizio di parola (cfr. [p]alo, [k]anto), in posizione interna (cfr. ca[p]o, o[k]a), in sillaba tonica e atona, ma non si trovano mai davanti a pausa, cioè alla fine di parola (salvo in prestiti e voci onomatopeiche).

Viceversa, due foni pur foneticamente simili, come [n] e [ ƞ ] (due consonanti nasali che differiscono solo per il punto di articolazione), in italiano sono in distribuzione complementare, cioè non compaiono mai negli stessi contesti: [n] compare dopo pausa (per es. nome), davanti a pausa (per es. con), all’interno di parola (per es. cane); mentre [ ƞ ] compare solo davanti a consonante velare (per es. a[ ƞ ]che), anche in fine di parole (per es. co[ ƞ ] Carlo).

Verificate le condizioni (a) e (b), si può effettuare il test. Ad es., in italiano, due foni in distribuzione parallela come [p] e [k], trovandosi a inizio di parola e sostituiti l’uno con l’altro possono produrre due o più parole (es. pane [ ˈ pa ː ne] e cane [ ˈ ka ː ne]) con significati diversi; la differenza fonologica tra le due dipende solo dal luogo di articolazione della prima consonante: sostituendo [p] con [k], il significato della parola cambia, quindi pane e cane sono una coppia minima.

2. In italiano Affinché si possa concludere che /p/ e /k/ sono fonemi in italiano, occorre trovare le relative coppie minime in tutte le posizioni in cui i due suoni possono comparire. È il caso di /l/ e /r/ che commutano in posizione iniziale ([ ˈ la ː to] lato ~ [ ˈ ra ː to] rato), intermedia ([ ˈ pa ː lo] palo ~ [ ˈ pa ː ro] paro) e finale ([mal] mal ~ [mar] mar).

Un esempio di due suoni che, al contrario, non compaiono nelle stesse posizioni è il caso di /s/ e /z/: all’inizio di parola e prima di vocale compare solo /s/ (es. [s]erio, [s]olo, ma non sono possibili parole come *[z]erio, *[z]olo), mentre all’interno di parola si trovano coppie minime (chie[s]e: «passato di chiedere» ~ chie[z]e «edifici di culto»; fu[s]o: del telaio ~ fu[z]o: «participio passato di fondere»). In tal caso, si dirà che /s/ e /z/ sono fonemi dell’italiano, ma la distribuzione di /z/ è difettiva; e, nei casi in cui /z/ non compare, l’opposizione /s/ e /z/ viene neutralizzata.

Per quanto riguarda le vocali, in italiano in posizione tonica troviamo le coppie: vanti ~ v[e]nti «numero» ~ v[ ɛ ]nti «eventi atmosferici» ~ vinti; batte ~ b[o]tte «contenitore per il vino» ~ b[ ɔ ]tte «percosse» ~ bitte «colonne cui si annodano i cavi di ormeggio» (termine marinaresco); pazzo ~ pezzo ~ pizzo ~ puzzo. Per quanto riguarda le vocali atone, troviamo: f[a]retto ~ f[o]retto ~ f[u]retto; [e]metto ~ [o]metto ~ [u]metto; [i]mmetto ~ [a]mmetto; [e]stinto ~ [i]stinto.

Per quanto riguarda le approssimanti, tradizionalmente si distinguono in semiconsonanti [j] e [w] e semivocali [ i ̯ ] e [u ̯ ], a seconda della loro distribuzione sillabica: le prime compaiono in attacco, le seconde in coda. In ogni caso, in italiano le approssimanti ricorrono solo in dittonghi: sono presenti in parole come piove [ ˈ pj ɔ ve], uovo [ ˈ w ɔ vo], faida [ ˈ fai ̯ da], pausa [ ˈ pau ̯ sa], ma si è molto discusso se siano fonemi separati dalle corrispondenti vocali ([i] e [u]), di cui sono la variante sillabica.

Le regole che rendono conto della perdita di sillabicità di taluni suoni vocalici in italiano non sono totalmente appurate. Quello che è certo è che coppie come spianti [spi. ˈ anti] «che spiano» ~ [ ˈ spjanti] «voce del v. spiantare» o li odio [li ˈɔ :djo] ~ l’iodio [ ˈ lj ɔː djo] sono vere coppie minime solo se non si tiene conto delle frontiere morfologiche (spi+ant+i, s+piant+i; li+odi+o, l+iodi+o), e cioè se si adotta una concezione molto concreta di fonologia, vicina ai fatti fonetici (Mioni 1993: 127).

Questa conclusione, tuttavia, si basa sull’assunto che vocali e approssimanti siano sottoponibili alla prova di commutazione (di cui poi si constata l’esito negativo, non rinvenendo coppie minime). Ma vocali e approssimanti non possono essere sottoposte a tale verifica: anche ammettendo che possano essere considerate ‘coppie sospette’, tuttavia si trovano in distribuzione complementare.

In particolare, le vocali si collocano in nucleo sillabico e le approssimanti ai margini (attacco e coda). Quindi, le eventuali coppie minime atte a verificare lo statuto fonologico delle approssimanti andrebbero ricercate contrapponendo consonanti e approssimanti. In tal senso, si riscontrano prove della natura fonologica delle approssimanti in italiano attraverso l’escussione di varie coppie minime: [j]odio ~ [s]odio ~ [p]odio; [j]ene ~ [b]ene; p[w]ò ~ p[r]o; g[w]ida ~ g[r]ida; a[w]to ~ a[l]to; ma[j] ~ ma[r] ~ ma[n].

D’altro canto, non si possono sottovalutare le frequenti realizzazioni di vocali come approssimanti, nel linguaggio colloquiale, che invece sarebbero indizi di uno statuto allofonico delle approssimanti italiane.

Studi Mioni, Alberto M. (1993), Fonetica e fonologia, in Introduzione all’italiano contemporaneo, a cura di A.A. Sobrero, Roma - Bari, Laterza, 2 voll., vol. 1º (Le strutture), pp Trubeckoj, Nikolaj S. (1939), Grundzüge der Phonologie, «Travaux du Cercle linguistique de Prague» 7, pp (trad. it. Fondamenti di fonologia, Torino, Einaudi, 1971).