RICAPITOLANDO LE FILA…… A cura di: Prof.ssa Striano Maura Dott.ssa Romano Alessandra Napoli, 12 Maggio 2014.

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RICAPITOLANDO LE FILA…… A cura di: Prof.ssa Striano Maura Dott.ssa Romano Alessandra Napoli, 12 Maggio 2014

QUATTRO CONCETTI FONDAMENTALI 1. Riflessione e Trasformazione 2.Cultura locale 3.Trasformazione di prospettive di significato 4. Incidenti critici

Apprendimento attraverso la trasformazione della prospettiva Apprendimento attraverso la trasformazione degli schemi Apprendimento di nuovi schemi di significato Apprendimento attraverso schemi di significato noti

COME CONFRONTARSI CON LE SITUAZIONI PROBLEMATICHE E INCERTE DELLA PRATICA?

UN RITORNO ALLA TEORIA…

-Non può darsi alcun approccio conoscitivo alla realtà se non in termini “riflessivi”, il che richiede di chiamare in causa costantemente le intenzioni, le precomprensioni e le preconoscenze dei soggetti conoscenti. -La riflessione è intesa come indagine sistematica – svolta secondo una rigorosa procedura metodologica.

-La riflessione è intesa anche come una procedura gnoseologica presente nell’ambito della costruzione della conoscenza che indaga linguaggi, codici, significati alla base del conoscere ma anche le forme del conoscere, gli interessi e le ideologie che le sostengono (Habermas, 1973).

-L’uso di dispositivi “riflessivi” nell’ambito della ricerca educativa consente di indagare in profondità le condizioni storiche, sociopolitiche, ideologiche e culturali della complessa fenomenologia dell’educare e di individuare le “coazioni pseudonaturali” (Habernas 1973:322), che ne condizionano la realizzazione nell’ambito dei sistemi in cui si inscrivono.

Nell’ambito delle pratiche “riflessive” nei contesti operativi e della formazione professionale, la riflessione qui assume la caratteristica di una procedura di individuazione di situazioni problematiche e di indagine funzionale alla loro interpretazione, risoluzione, revisione critica nonché funzionale al controllo, alla gestione, al monitoraggio dell’agire pratico e degli apprendimenti e conoscenze che si producono nel corso dell’agire in questione. -Si configura come un dispositivo essenziale allo sviluppo di una professionalità “riflessiva”.

L’uso di un approccio riflessivo sulle pratiche professionali consente di: a.Rendere i professionisti dell’educazione attivi costruttori delle proprie conoscenze e competenze e consapevoli interpreti delle proprie esperienze formative e operative; b.Recuperare e valorizzare le potenzialità cognitive, euristiche, dialogico – argomentative dei professionisti della formazione, riconoscendoli come significativi interlocutori per la ricerca educativa, sulla base dell’interdipendenza inscindibile di conoscenza ed azione, di teoria e prassi nell’ambito dei processi educativi;

c.Rendere espliciti e trasparenti, attraverso il dialogo riflessivo, le implicazioni ed i presupposti ideologici e culturali sottesi a curricoli, orientamenti, programmi, scelte e ne consenta continue analisi, rivisitazioni, negoziazioni.

La pratica didattica viene qui intesa come processo riflessivo che ha una struttura circolare a quattro livelli: 1)Livello dell’esperienza concreta; 2)Livello della riflessione e dell’osservazione critica; 3)Livello della concezione astratta; 4)Livello della sperimentazione attiva (Pollard 1998)

-Si tratta di promuovere un “pensiero laterale” attraverso cui si arriva ad una ristrutturazione dei contenuti percettivi, cioè al cambiamento del modo in cui si guardano le cose. Esso è una forma mentis che può essere sviluppata e potenziata attraverso : 1.Imparare a spostare l’attenzione da un lato all’altro di un processo, giungendo ad un cambiamento di moduli interpretativi della realtà; 2.Imparare a scardinare la rigidità di classificazioni e denominazioni cui si fa normalmente riferimento pensando, ad esempio, per immagini ;

3.Imparare a superare la suddivisione del problema in parti stereotipe, dividendo queste parti in unità minori; 4.Imparare a trovare una pluralità di rapporti e connessioni;

Pertanto, non si apprende solo ogni qualvolta un’esperienza lascia in noi sedimenti e tracce che ci consentono di affrontare analoghe esperienze in modo nuovo e diverso in futuro. Si apprende anche quando si ristrutturano le proprie organizzazioni cognitive ed affettive e si produce un cambiamento significativo nelle relazioni con il mondo, le cose, gli altri individui. Si apprendono contenuti, ma anche modalità di raccolta e di elaborazione di dati, tecniche, strategie operative, scripts situazionali, modelli relazionali, regole sociali, norme morali…..

Si possono avere apprendimenti occasionali, non intenzionali, nel caso in cui una determinata esperienza e le sue eventuali ripetizioni si verificano indipendentemente dalla volontà del soggetto ed apprendimenti di carattere intenzionale e volontario, che prevedono intenzionalità sia da parte del soggetto dell’apprendimento che si organizza e propone esperienze apprenditive. E’ il caso, ad esempio, della scuola o delle altre agenzie educative, formali ed informali

TORNANDO ALLA PRATICA…

In tutti i contesti dell’apprendimento, formali, informali e non formali, la centralità della PRATICA, ossia di una dimensione del “fare” individuale e collettivo, può essere attuata solamente attraverso l’utilizzo della riflessione.

La riflessione è il punto centrale dell’apprendimento intenzionale e naturalmente di quello trasformativo. Secondo la teoria trasformativa la riflessione è un processo di verifica della validità a cui sottoponiamo le nostre proposizioni. Attraverso il pensiero riflessivo noi agiamo in maniera critica sulla realtà circostante verificando la validità degli assunti sottoposti ad un processo di interpretazione.

Secondo Dewey l’azione riflessiva si attua quando l’individuo si trova di fronte ad un problema ambiguo o che non ha una soluzione certa. In conseguenza della situazione problematica nasce il bisogno di creare nuovi modelli d’azione, modificando o sostituendo i precedenti.

Il pensiero riflessivo permette all’individuo di mettere in discussione la logica che sta dietro all’interpretazione delle esperienze della vita quotidiana; vale a dire tutte quelle azioni che vengono svolte abitualmente seguendo i canoni interpretativi dati dalle esperienze passate, o quelli dettati dalle restrizioni sociali.

Il pensiero riflessivo “pragmatico” (Dewey, 1993) “pensiero riflessivo” : “considerazione attenta e persistente di ogni credenza o forma di conoscenza alla luce del suo sostrato e delle conclusioni a cui tende”.. un processo circolare che attraversa diverse fasi: “sorpresa”; suggestioni; intellettualizzazione; ipotesi; ragionamento; prova.. problem solving razionale …. Di natura ipotetico – deduttiva … “indagine critica”, finalizzata non solo a specifici risultati ma anche a una più chiara formulazione degli assunti su cui è fondata l’azione

Il “PROFESSIONISTA RIFLESSIVO” (Schon, 1983, 1987) Riflette “in action” (non solo “on action”); Ha una mentalità da ricercatore; Instaura una continua “conversazione” con la realtà in cui è inserito (il lavoro da fare, gli strumenti che usa, i clienti…); È capace di equilibrare la razionalità tecnica della propria azione con una “professional artistry” che gli consente di affrontare le situazioni incerte, uniche, conflittuali…..; Si pone soprattutto come facilitatore di processi individuali e collettivi di riflessione e apprendimento;

Sviluppa la sua azione in base a forme di conoscenza tacita; Si muove all’interno di un sistema di riferimenti concettuali in cui si incrociano teoria e pratica il “PRACTICUM”, il contesto in cui chi apprende è il più possibile vicino alla pratica oggetto di apprendimento.

far descrivere o narrare una pratica riferita ad una situazione percepita come critica; analizzare le narrazioni identificando le credenze, i copioni, i modelli, le rappresentazioni, gli script, le teorie sottesi alla pratica (anche attraverso una analisi categoriale e socio-linguistica); discutere le credenze, i copioni, i modelli, le rappresentazioni, gli script, le teorie identificate mettendo a fuoco le incoerenze, le fallacie, le rigidità ma anche gli elementi di efficacia, di praticabilità, di validità emergenti. FORMARE ALLA PRATICA RIFLESSIVA

Metodologie Dialogo critico a coppie Dialogo critico in piccoli gruppi Role playing Drammatizzazione Strumenti Incidenti critici Narrazioni Canovacci per drammatizzazioni FORMARE ALLA PRATICA RIFLESSIVA: METODOLOGIE E STRUMENTI

GRAZIE A TUTTI PER L’ATTENZIONE A cura di: Prof.ssa Striano Maura Dott.ssa Romano Alessandra Napoli, 12 Maggio 2014