Come un bambino L’infanzia tra Bibbia, letteratura ed arte.

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Come un bambino L’infanzia tra Bibbia, letteratura ed arte

Gabriella Caramore, Come un bambino Saggio sulla vita piccola Questo libro racconta, in primo luogo, le irraggiungibili grandezze della vita piccola. Guarda all’infanzia non semplicemente come a una età della vita, ma come a un punto di verità da cui poter esplorare il mondo, sino a incrinare e a scalzare la logica fin troppo consolidata secondo cui il bambino viene prima dell’uomo e in esso si realizza. Occorre invece rovesciare la prospettiva: sono i piccoli a incarnare la piena creaturalità dell’umano, proprio in quanto creature incompiute e imperfette. Ma Come un bambino sviluppa anche un secondo, più ardito azzardo: quello di accostare la parola delle Scritture ad alcune grandi scritture del Novecento: da Rainer Maria Rilke a Alice Munro, da Alberto Savinio a Thomas Bernhard, da Marina Cvetaeva a Aharon Appelfeld.

La Bibbia ( βιβλίον, plur. βιβλία,"libri”) è testo sacro della religione ebraica e di quella cristiana. Il termine "Bibbia ebraica" è solitamente usato per indicare i testi sacri della religione ebraica, il termine più frequentemente usato è tuttavia Tanakh, acronimo privo di significato nella lingua ebraica e formato dalle iniziali delle parti nelle quali vengono raggruppati i 24 libri:Tanakh Torah (= Legge o anche Insegnamento; Pentateuco = 5 Testi (Libri) in greco)TorahPentateuco Neviim (= Profeti) a loro volta divisi in profeti anteriori e posterioriNeviimProfeti Ketuvim (= Scritti; Agiografi = scritti sacri in greco)KetuvimAgiografi Tutti i libri della Bibbia ebraica sono stati scritti principalmente in ebraico con alcune piccole parti in aramaico.ebraicoaramaico

Bibbia cristiana Divisa in: Antico Testamento (46 libri: Pentateuco, Profetici, Scritti, Deuterocanonici) E Nuovo Testamento (in greco): 4 Vangeli, scritti dell’apostolo Paolo, Lettere, Atti apostoli, Apocalisse.

Traduzioni Bibbia ebraica interlineare. Ebraico, Greco, Latino, Italiano, a cura di Pierluigi Beretta, Ed. San Paolo 2007 _________________________________ LXX Settanta: trad greca, tra IV e II a.c. Vulgata, in latino, S. Girolamo, IV d. c. Bibbia DIODATI, 1607 Bibbia CEI ufficiale italiana ultima ed. 2008

“Quando smettiamo di essere bambini, siamo già morti” Costantin Brancusi “La psicoanalisi è stata costretta a derivare la vita psichica dell’adulto da quella del bambino, a prendere sul serio la massima: il bambino è il padre dell’uomo” Sigmund Freud

Marco 10, ,13 Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. 14 Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. 15 In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». 16 E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.

Matteo 18,1-5 1 In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?». 2 Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:3 «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4 Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. 5 E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.

Leonardo ( )

Sergio Quinzio, Dalla gola del leone “Nella Bibbia il bambino è piuttosto l’emblema, la figura per eccellenza di chi non può che affidarsi alla misericordia altrui… sente che nulla gli compete per diritto, e che tutto non può che essere un dono gratuito”

In ebraico enawim vuol dire poveri ma anche piccoli

Duccio di Boninsegna, (Siena ) La strage degli innocenti

Guido Reni (Bologna, ) La strage degli innocenti (solo in Matteo 2,1-16)

Tiziano (1480 – 1576) Il sacrificio di Isacco (da Genesi, 22,2-13)

…. 6 Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. 7 La vacca e l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. 8 Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi. 9 Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare. Isaia 11,6-9

Virgilio, Ecloga IV /IV.htmhttp://defaste.altervista.org/virgilio/bucolica /IV.htm

Esodo 2, Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una figlia di Levi. 2 La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. 3 Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi mise dentro il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. 4 La sorella del bambino si pose ad osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto. 5 Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Essa vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo. 6 L'aprì e vide il bambino: ecco, era un fanciullino che piangeva. Ne ebbe compassione e disse: «È un bambino degli Ebrei». 7 La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: «Devo andarti a chiamare una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il bambino?». 8 «Va'», le disse la figlia del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. 9 La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario». La donna prese il bambino e lo allattò. 10 Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli divenne un figlio per lei ed ella lo chiamò Mosè, dicendo: «Io l'ho salvato dalle acque!».

Raffaello Sanzio ( ), Mosè salvato dalle acque

Salmo [Canto dei pellegrinaggi. Di Davide.] O Eterno, il mio cuore non è orgoglioso e i miei occhi non sono alteri, e non mi occupo di cose troppo grandi e troppo alte per me. 2 Ho veramente calmato e acquetato la mia anima, come un bambino svezzato sul seno di sua madre; la mia anima dentro di me è come un bambino svezzato. 3 O Israele, spera nell'Eterno, ora e per sempre.

Salmo 8 … 2 O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: sopra i cieli si innalza la tua magnificenza. 3 Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

Georges Perec, W o il ricordo d’infanzia «La mia infanzia è tra le cose di cui so di non sapere granché. Eppure è alle mie spalle, è il terreno su cui sono cresciuto, mi è appartenuta nonostante l'ostinazione con cui affermo che non mi appartiene più. Ho a lungo cercato di aggirare o nascondere l'evidenza, trincerandomi nell'innocua condizione dell'orfano, del mai nato, del figlio di nessuno. Ma l'infanzia non è nostalgia, e neanche terrore o paradiso perduto o Vello d'oro, al contrario, è forse orizzonte, punto di partenza, insieme di coordinate che potranno dare un senso alle direttrici della mia vita. Anche se a sostegno dei miei ricordi confusi non ho che alcune fotografie ingiallite, scarne testimonianze e documenti di poco interesse, mi ritrovo costretto a evocare quanto ho per troppo tempo chiamato l'irrevocabile; quello che è stato, che si è interrotto, che fu concluso: quello che probabilmente è stato per non essere più, ma anche quello che è stato perché io continui a essere»

Anna Maria Ortese “Capita a volte che due persone, un uomo e una donna, nelle quali passa in quel momento il fluido misterioso e potente della primavera, s'uniscano e mettano al mondo un bambino. Nei primi tempi della sua vita, quel piccolo essere, intriso ancora di tutta la freschezza e beltà che costituì il sentimento dei suoi genitori, è oggetto, da parte di questi, delle più trepide e appassionate cure. In lui, padre e madre accarezzano e contemplano, quasi incoscientemente, quella che fu la propria recente e ineffabile felicità. Ma a poco a poco, e cioè quando il bambino, trascorsi i primissimi anni, comincia a perdere quella certa aureola di animalità che lo circondava, dai capelli leggeri come piume ai piedi morbidi come fiori; e i suoi sguardi, fino allora ridenti e incerti, acquistano un'interiorità, manifestano un pensiero e annunciano quasi la capacità di un distacco da coloro che lo hanno generato; e, in altre parole, uno sconosciuto "io" compare in quella carne con l'intento preciso di mutarla, e correggerne via via il disegno, e finalmente (cosa che avverrà nel tempo) distruggerla: allora quella prima trionfante e come inesauribile tenerezza dei genitori si arresta, disorientata, e, senza che essi neppure se ne avvedano, comincia a perdere rapidamente tutta la sua forza. (da: "L'Infanta sepolta" di Anna Maria Ortese, Milano sera, Milano, 1950)

Il cielo sopra Berlino – testo di Peter Handke <iframe width="560" height="315" src=" WZhESG-s" frameborder="0" allowfullscreen>

Walter Benjamin, Infanzia berlinese intorno al millenovecento. (Ultima redazione 1938), Torino, Einaudi, 2001 (traduzione di Enrico Ganni) L’alfabetario Non possiamo mai recuperare interamente quanto si è dimenticato. E questo forse è un bene. Lo shock del riavere sarebbe così distruttivo che dovremmo smettere all’istante di comprendere il nostro anelare. Così invece lo comprendiamo, e tanto meglio quanto più profondamente il dimenticato giace in noi. Come la parola perduta, che poco prima era ancora sulle nostre labbra, scioglierebbe la lingua come avvenne a Demostene, così il dimenticato ci appare carico di tutta la vita vissuta che ci promette. Forse, ciò che rende il dimenticato così carico e gravido altro non è se non la traccia di abitudini disperse nelle quali non potremmo più ritrovarci. Forse il ritrovarsi ai pulviscoli dei nostri involucri sgretolati è il segreto grazie al quale sopravvive. Come che sia – per ognuno ci sono cose che, più di altre, svilupparono in lui abitudini durature. Grazie ad esse si formarono le attitudini che contribuirono a determinare la sua esistenza. E poiché, per quel che riguarda me, esse furono il leggere e lo scrivere, nulla di ciò in cui mi imbattei nell’infanzia suscita più cocente nostalgia dell’alfabetario. Conteneva, impresse su piccole tavolette, le lettere dell’alfabeto, singolarmente, in caratteri gotici che le facevano apparire più giovani e anche più leggiadre di quelle stampate. Si adagiavano esili sul giaciglio inclinato, ciascuna in sé compiuta, e nella loro sequenza vincolate dalle regole dell’ordine – la parola – di cui erano sorelle. Restavo ammirato per come tanta modestia potesse coniugarsi con tanta magnificienza. Era uno stato di grazia. E la mia destra, che reverente cercava di conquistarlo, non riusciva nell’intento. Doveva restare fuori come il guardiano incaricato di lasciar passare gli eletti. Così il suo rapporto con le lettere fu pieno di rinunce. La nostalgia che risveglia in me, mostra quanto l’alfabetario sia stato tutt’uno con la mia infanzia. Ciò che in realtà cerco in esso è l’infanzia stessa: tutta l’infanzia, come si collocava nel gesto con il quale la mano inseriva le lettere nel listello in cui dovevano allinearsi a formare parole. La mano può ancora sognare quel gesto, ma non può mai più risvegliarsi per eseguirlo davvero. Allo stesso modo posso sognare come una volta imparai a camminare. Ma non mi serve a niente. Adesso so camminare; non posso più imparare a farlo.