Di Giuseppe Berto ESAMI DI MATURITA Tratto da.. È forse un amore? Valentina Coppola & Ilaria Cavicchioli
Goffredo si reca a Roma per dare gli esami di maturità da privatista. Durante la prova di latino è «infastidito» dalla vista di una ragazza, Daria, dall’arroganza della sua coda di cavallo bionda, da una bocca troppo larga e «caricata di rossetto» che contrastano con la sua aria dolce e riflessiva. Goffredo, resosi conto che la ragazza è in difficoltà, durante la versione di latino, le passa il compito, penando non poco a modificare il suo perché gli esaminatori non si rendano conto che le due verifiche sono identiche. Questo rituale si ripete anche nei giorni successivi dell’esame. Alla richiesta di Daria di aiutarla nella preparazione degli orali, Goffredo si trasferisce in un alloggio vicino al suntuosa palazzo dove abita la ragazza. Goffredo, esaudisce ogni suo capriccio, accompagnandola al cinema e pagandole quei costosi gelati di cui ella è molto golosa. Si svela anche la disperata solitudine della ragazza: suo padre, come ella rivela tra i singhiozzi tra un pianto convulso, ha un’amante ventenne a cui regala macchine e pellicce, mentre sua madre, che vede non più di due volte all’anno, ha sposato un nobile siciliano. Trama
Il giorno degli orali si avvicina, ma l’esito degli esami è ormai compromesso per Goffredo il quale, indebolito dalla scarsa alimentazione, turbato da sogni confusi e tormentativi, viene bocciato, mentre Daria, promossa può coronare il suo sogno di andare a Londra per seguire un corso biennale di inglese. Prima di abbandonare Roma Goffredo va incontro alla sua ultima umiliazione: il suo desiderio di rivedere Daria lo costringere ad aspettare per ben tre ore la ragazza sotto le sue finestre. Il suo arrivo, in una macchina sportiva insieme a ragazzi e ragazze, la sua indifferenza e la sua freddezza impartiscono a Goffredo un’amara lezione di vita.
Analizzazione… Il racconto narra la parentesi di pochi giorni, la durata appunto degli esami di maturità, durante i quali Goffredo conosce l’amore e la sua forza devastante. Il narratore esterno indaga i moti dell’animo del protagonista, approfondendone la psicologia, indugiando sui suoi sentimenti. Daria viene rappresentata nei suoi tratti esteriori di apparenza. La è caratterizzata dalla presenza di sommari ed ellissi in cui si concentra la narrazione dei fatti esterni, si aprono infatti numerose pause riflessive. L’analisi introspettiva, tuttavia, mette in luce la differente estrazione sociale dei due protagonisti e l’amara lezione di vita che da essa deriva. Goffredo impara a sue spese che spesso non sono i migliori ad essere premiati e che non tutti hanno le stesse possibilità. Il ragazzo vive il suo sentimento d’amore in modo altruistico, sacrificando i propri obbiettivi al punto da essere bocciato, nasconde la sua povertà costringendosi a digiunare per esaudire i capricci di Daria, ma soprattutto idealizza una realtà che si rivela poi ben diversa nella sua spietatezza e nel suo cinismo. L’umiliazione di Goffredo rappresenta il punto culminante del suo percorso di formazione: la maturità per il protagonista consiste nel prendere atto delle differenze che non possono essere annullate, mentre come un albero «con troppi rami spezzati» si allontana verso la stazione.
Goffredo. È un ragazzo povero, timido, studioso con la testa sulle spalle. È altruista, soprattutto nei confronti di Daria, per la quale prova un forte sentimento. È un ragazzo di provincia venuto a Roma per sostenere gli esami di maturità. È il protagonista del brano, ed è vittima di un infelice innamoramento che lo lascerà amareggiato e solo. Daria. È una bella ragazza ricca, con i capelli biondi raccolti in una coda di cavallo. Ha una situazione famigliare difficile perché suo padre ha un’amante ventenne, mentre sua madre è sposata con un nobile siciliano. È una persona egoista, non ha rispetto per le cose importanti e ha un cuore freddo. Gli altri personaggi sono tutti secondari, perché vengono citati poche volte.
Questo brano ci è piaciuto molto, perché è un brano che parla dei problemi dei giovani e ci ha fatto molto riflettere che in questo mondo ci sono molte persone egoiste che non riescono a vedere più in là del loro naso. L’esame di maturità è sempre stato visto come un traguardo per entrare nel mondo degli adulti e quando ci si entra si prova una sensazione di soddisfazione per tutti gli sforzi compiuti negli anni di scuola. Daria per noi è una ragazza viziata che non sa cosa vuol dire guadagnarsi le cose perché ha sempre avuto quello che voleva con grande facilità, per questo tratta male tutte le persone che vogliono aiutarla ; come ha fatto con Goffredo. Lui è un ragazzo raro al mondo e ci dispiace per l’amara sorpresa che gli ha riservato la vita. Sa affrontare tutte le situazioni usando la testa prima di agire e questo fatto è raro nei ragazzi di oggi, perché di norma i ragazzi tendono a fare il contrario. Noi pensiamo che Goffredo abbia imparato una grande lezione di vita e cioè di pensare prima a se stesso poi agli altri per non ricevere altre brutte sorprese.
Giuseppe Berto nacque a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, il 27 dicembre 1914 da Ernesto, maresciallo dei Carabinieri in congedo, e Nerina Peschiutta, sua compagna d'infanzia. Il padre, abbandonata l'arma per amore della moglie, aveva aperto un negozio di cappelli ed ombrelli e, con il suo aiuto, s'improvvisava venditore ambulante nei mercatini dei dintorni. La cappelleria era anche sede della locale ricevitoria del Lotto Regio e delle riunioni di ex Carabinieri organizzate da Ernesto. Nonostante le modeste condizioni economiche della famiglia, il giovane Berto, primo maschio di cinque figli, venne iscritto a frequentare il Ginnasio nel Collegio Salesiano Astori di Mogliano, dove studiò con grande diligenza soffrendo al pensiero dei sacrifici economici sostenuti dalla famiglia per mantenerlo agli studi. Frequentò successivamente il Liceo pubblico a Treviso e lo portò a termine nonostante lo scarso impegno, aiutato dalla fortuna, e da quanto aveva imparato al Ginnasio. Scrittore Scoraggiato dallo scarso profitto del figlio, il padre lo avvertì che non avrebbe provveduto a mantenerlo all'Università. È questo un episodio emblematico del tormentato rapporto col padre, mai risolto, nodo cruciale della sofferta esperienza personale e letteraria di Berto. Costretto ad arrangiarsi da solo, si arruolò nell'esercito e venne mandato in Sicilia. Ancora militare si iscrisse alla Facoltà di Lettere dell'Università di Padova, perché tra tutte era la meno costosa. Tuttavia fu più attratto dai caffè e dal biliardo che non dalle lezioni di Concetto Marchesi e Manara Valgimigli.