Gli elementi della narrazione PP.1.
La definizione e gli elementi della narrazione (p.9.) LA NARRAZIONE – è un fatto universale, presente nelle più diverse culture È la rappresentazine di avvenimenti e situazioni reali o immaginari in una sequenza temporale Gli elementi di qualsiasi narazione sono sempre: l’emittente, il ricevente, il messaggio, il contesto Gli studiosi di narratologia hanno ripreso l’antica distinzione tra CONTENUTO (la finzione di fatti e avvenimenti raccontati) e FORMA (lo stile, il modo in cui la narrazione viene condotta) CONTENUTO=STORIA FORMA=DISCORSO Nella terminologia il contenuto è chiamato storia, la forma – il discorso Chatman: la storia è ciò che viene rappresentato in una narrativa, il discorso è come
IL LIVELLO DELLA STORIA Per analizzare il testo a livello della storia, la prima operazione da fare è quella di individuare l’unità minima di contenuto che si chiama sequenza. LA SEQUENZA – l’insieme degli eventi che si riferiscono ad una situazione e che si verificano in uno spazio di tempo che può essere considerato unitario La segmentazione in sequenze è soggettiva – può implicare un’estensione maggiore o minore Possiamo distinguere: Sequenze statiche – quelle che contengono parti descrittive, dei luoghi e dei personaggi, oppure riflessioni dell’autore Sequenze dinamiche – quelle narrative, che fanno procedere in avanti l’azione dei personaggi e gli avvenimenti in cui sono coinvolti
«Per spaventare la selvaggina, un cacciatore diede fuoco a un bosco. Improvvisamente vide un uomo che usciva dalla roccia. L’uomo attraversò tranquillamente il fuoco. Il cacciatore gli corse dietro. -Ma senta, senta, come fa a passare attraverso le rocce? -Rocce? Cosa vorebbe dire? -L’ho vista passare anche attraverso il fuoco. -Fuoco? Che significa fuoco? -Quel perfetto taoista, completamente astrattosi, non vedeva alcuna differenza nelle cose». -MOTIVI LEGATI E DINAMICI – che non si possono omettere e che trasformano una situazione (parti narrative) -MOTIVI LIBETI E STATICI – che sono eliminabili senza danno per la connessione causale-temporale degli eventi perché non provocano mutamento (parti riflessive o descrittive). -MACROSEQUENZA – un insieme delle sequenze narrative connesse tra di loro
A livello del contenuto si possono distinguere: ESORDIO – quel’’avvenimento che, modificando la situazione iniziale, mette in moto l’azione vera e propria SPANNUNG – il momento di massima tensione, in cui l’azione culmina SCIOGLIMENTO – il modo in cui l’azione si avvia al suo epilogo, mediante il ristabilimento dell’ordine preesistente, che era turbato nell’esordio, oppure mediante A livello di contenuto l’altra operazione da compiere è quella di analizzare le funzioni ricoperte dai personaggi nel racconto e le relazioni che intercorrono tra i personaggi. In testo letterario i personaggi agiscono con ruoli specifici, individuati per la prima volta da V. Propp, un formalista russo
IL SISTEMA DEI PERSONAGGI V. Propp, Morfologia della fiaba PROTAGONISTA – colui che dà inizio all’azione ANTAGONISTA – colui che si oppone al protagonista OGGETTO – il motivo dell’azione AIUTANTE – l’alleato di uno dei due contedenti nell’ambito delle forze in gioco DESTINATORE-l’arbitro DESTINATARIO DELL’OGGETTO DESTINATARIO – il personaggio che ottiene l’oggetto Studiò la fiaba, esaminò più di cento fiabe russe Individuò la presenza di certe costanti che definì funzioni La funzione – indica l’operato di un personaggio che, col suo intervento, fa avanzare la vicenda Le funzioni sono corrispondenti alle sequenze narrative La struttura tipica della fiaba
LA FIABA è un tipo di narrativa originaria della tradizione popolare, caratterizzata da componimenti brevi e centrati su avvenimenti e personaggi fantastici come fate, orchi, giganti hanno un'origine popolare. Tutte le fiabe del mondo hanno caratteristiche analoghe: Le caratteristiche della fiaba: 1. Indeterminatezza (neodre đ enost) - personaggi, epoca e luoghi sono quasi sempre indefiniti (e remoti), mai descritti, e quasi mai nominati (si dice "C'era una volta...", "In un paese lontano...", non si dice né dove né quando) Il tempo della fiaba assomiglia al sogno. È astorico - non si può posizionare in un periodo storico preciso Il suo fluire è irregolare, sono presenti dei flash back. 2. Inverosimiglianza (nevjerojatnost) - i fatti che si presentano nel racconto sono spesso fatti impossibili e i personaggi inverosimili o inesistenti nella realtà quotidiana 3. Manicheismo morale: si rappresenta sempre un mondo nettamente distinto in due (i personaggi sono o buoni o cattivi, o furbi o stupidi e non esistono vie di mezzo, la ragione sta sempre da una sola parte);
4. Ripetizione: i motivi, le frasi o formule magiche si ripetono: "Cammina, cammina...", "Cerca, cerca...", "Tanto, tanto tempo fa...") le triplicazioni: raccontare tre volte lo stesso fatto, aveva lo scopo di allungare la storia, di renderla più chiara, di prolungare la sensazione di mistero gli elementi e gli episodi sono spesso presenti anche in altre fiabe; le formule d'inizio e le formule di chiusura sono sempre le stesse ("C'era una volta...", "In un paese lontano...", "Così vissero felici e contenti...") 5. Lieto fine (i buoni, i coraggiosi e i saggi -- o stupidi -- vengono premiati; le ragazze povere diventano principesse; i giovani umili ma coraggiosi salgono sul trono; la virtù premiata, la bontà vince, ecc.) 6. Scopo didattico: c'è sempre una morale che insegna a rispettare gli anziani e la famiglia, ad onorare le istituzioni 7. Il linguaggio: è molto semplice e a volte un po' sgrammaticato ricco di modi di dire e di formule popolari Prevale il discorso diretto Il tempo della fiaba assomiglia al sogno. È astorico - non si può posizionare in un periodo storico preciso. Il suo fluire è irregolare, sono presenti dei flash back.
LA GENESI DELLA FIABA: Vladimir Propp, Le radici storiche dei racconti di fate: Secondo egli gli elementi costitutivi delle fiabe risalgono a riti e miti che appartengono al ciclo d'iniziazione“ L'antica cerimonia chiamata rito d'iniziazione veniva celebrata presso le comunità primitive Durante questo rito veniva festeggiato in modo solenne il passaggio dei ragazzi dall'infanzia all'età adulta. Essi venivano sottoposti a numerose prove con le quali dovevano dimostrare di saper affrontare da soli le avversità dell'ambiente e di essere pertanto maturi per iniziare a far parte della comunità degli adulti Dopo le prove, i ragazzi e le ragazze, come in una rappresentazione teatrale guidata spesso da uno stregone, dovevano "morire" per celebrare la morte dell'infanzia. Questa loro morte temporanea veniva di solito provocata con sostanze stupefacenti e al risveglio i giovani venivano considerati adulti.