Lezioni di Scienza delle finanze Prof. Mauro Marè Università della Tuscia, Viterbo Anno accademico 2011-2012.

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Lezioni di Scienza delle finanze Prof. Mauro Marè Università della Tuscia, Viterbo Anno accademico

Programma 1.Richiami di microeconomia 2.L’efficienza 3.I fallimenti del mercato 4.Il monopolio naturale e la regolamentazione 5.Le entrate e il bilancio dello stato 6.Gli effetti economici delle imposte 7.Le Imposte dirette: Irpef, Irpeg, Irap 8.Le imposte indirette: Iva, accise 9.Il federalismo fiscale 10.Le pensioni tra ripartizione e capitalizzazione 11.La teoria economica dell’evasione fiscale

4 Il monopolio naturale e la regolamentazione 4.1 Ragioni della regolamentazione 4.2 Forme di regolamentazione 4.3 Il monopolio 4.4 Il monopolio naturale (e le economie di scala) 4.5 Subadditività dei costi 4.6 Contendibilità del mercato 4.7 Politiche di prezzo e discriminazione

La regolamentazione In Europa per regolamentazione si intendeva – almeno fino a pochi anni fa – una nozione generale di intervento legislativo, amministrativo e di controllo sociale. Negli USA essa era connessa con interventi e controlli effettuati da un’autorità pubblica (quasi sempre un’agenzia) sulle attività degli operatori di un dato settore 4.1 Ragioni della regolamentazione Nella teoria economica le ragioni essenziali si possono individuare nei casi di fallimento del mercato (imperfezioni del mercato). La Regolamentazione è una forma di limitazione della concorrenza e deriva da un giudizio di non desiderabilità o non praticabilità della concorrenza su alcuni mercati

Fallimenti del mercato esistenza di monopolio (agenti con potere di mercato) esternalità economie di scala (per molto tempo identificate con il monopolio naturale) come vedremo non è così e la storia e più complicata beni pubblici esistenza di asimmetrie informative

4.2 Forme di regolamentazione Europa: di solito di fronte ai fallimenti del mercato si è risposto con nazionalizzazione e imprese pubbliche. Controllo imprese avveniva attraverso il controllo amministrativo dei ministeri che garantiva un maggiore controllo politico diretto delle imprese. USA, UK al controllo diretto delle imprese si è preferita la soluzione della regolamentazione di imprese private (privatizzate) tramite agenzie più o meno indipendenti. Processo privatizzazione UK, poi estesosi a Francia, altri paesi europei e poi Italia

Forme di regolamentazione a) regolamentazione all’entrata. Si prevedono delle barriere amministrative all’entrata. Tipico esempio: i servizi di pubblica utilità (telefoni, elettricità, ferrovie, acqua, poste, ecc.) che erano affidati ad un unico produttore per motivi tecnici (economie di scala, minimizzazione costi, efficienza) Altro esempio erano i monopoli fiscali (es. tabacchi) che servivano per procurare un entrata allo stato. Barriere all’entrata per ragioni diverse esistono anche in altri settori: distribuzione commerciale, farmacie, banche e finanza, trasporti, informazione televisiva, professioni e ordini (medici, notai, avvocati, ecc.). Spesso le ragioni di queste barriere hanno poco a che vedere con motivazioni di efficienza ma sono di ordine sociale e di protezione di gruppi di produttori

b) regolamentazione tariffaria e di prezzo Controllo prezzi e tariffe può avere finalità allocative e redistributive. La maggior parte tariffe impresa pubblica utilità sono regolamentate. La fissazione del prezzo ad un livello relativamente basso di alcuni servizi può avere un effetto redistributivo es. trasporti Inoltre possono essere utilizzate per il controllo dell’inflazione c) regolamentazioni qualitative e informative si hanno quando l’intervento pubblico mira ad assicurare standard minimi di qualità o il rilascio di informazioni. Es. sicurezza prodotti industriali o nei posti di lavoro oppure informazioni relative ai farmaci, alimenti, ecc. d) regolamentazione attività ingegno : diritti d’autore e brevetti

4.3MONOPOLIO Il monopolio è fonte di inefficienze produttive: non avendo concorrenza da altre imprese, il monopolista non ha incentivo a minimizzare i costi di produzione Distinzione tra monopolio legale = la concorrenza è esclusa per legge monopolio naturale = quando vi sono ragioni strutturali, di tecnologia produttiva, che rendono inevitabile che ad operare sul mercato sia una sola impresa Il monopolio ha diversi effetti negativi In primo luogo un P > Cmg procura un effetto redistributivo. Reddito (profitto) è trasferito dai consumatori al monopolista.

D Rmg CM = Cmg EGO P = Cmg A B Rmg = Cmg In Concorrenza perfetta P = Cmg si produce Q c al prezzo P c QcQc PcPc QmQm PmPm C In monopolio (Rmg = Cmg) il prezzo sarà P m e la quantità Q m P M > P C Q M < Q C Profitto monopolista P c P m C B

D Rmg CM = Cmg EGO P = Cmg A B Rmg = Cmg QcQc PcPc QmQm PmPm C P M > P C Q M < Q C Profitto monopolista P c P m C B DWL = ABC Π DWL

In secondo luogo il monopolio determina un DWL Concetto di rendita del consumatore Quando esiste monopolio (il prezzo di mercato non è dato ma l’impresa lo influenza) l’allocazione delle risorse è inefficiente. Il monopolista pratica un P > Cmg che determina uno sfruttamento del consumatore (rendita). Monopolio procura una perdita di benessere, un DWL. Infatti il monopolista non produrrà al prezzo P = Cmg, cioè la quantità Qc ma la quantità Qm dove i Rmg = Cmg. Il prezzo non sarà Pc ma Pm il prezzo di monopolio. Oltre al profitto del monopolista, pari a PcPmCB – redistribuzione dai consumatori al monopolista, vi sarà una perdita di benessere data dal triangolo ABC. Questo triangolo rappresenta la perdita netta di benessere, è l’inefficienza del monopolio.

Altri due aspetti da considerare 1) inefficienza Oltre al triangolo che ci da l’inefficienza allocativa del monopolio vi sarebbe da considerare anche il fatto che il monopolista potrebbe non avere incentivi all’efficienza interna dell’impresa, a non minimizzare i costi di produzione. Potrebbe esserci inefficienza tecnica o manageriale: utilizzare troppi fattori produttivi o utilizzarli in una combinazione non efficiente. Essendoci una sola impresa, non si può realizzare la cosiddetta yardstick competition, la regolamentazione per confronto

2) la teoria del rent seeking la scuola di Public Choice. Il monopolista cercherà di difendere il suo profitto, la sua rendita, con attività di difesa – rent seeking e defending – come campagne pubblicitarie, avvocati e lobbying contro l’antitrust. Teoria dimostra che l’intero profitto del monopolista potrebbe essere sprecato per difendere la rendita

D Rmg CM = Cmg EGO P = Cmg A B Rmg = Cmg QcQc PcPc QmQm PmPm C Teoria del rent seeking Profitto monopolista P c P m C B DWL = ABC IL DWL non sarà solo ABC ma anche il Π. Il monopolista spenderà tutto Π come rent seeking, anzi rent defending. Cercherà di difendere il profitto IL DWL sarà trapezio Pc Pm C A. Può essere anche maggiore es. spese antitrust Π DWL

4.4 Monopolio Naturale Definizione di monopolio naturale  economia di scala (o rendimenti crescenti nella produzione) CM decrescente per un lungo tratto: si ha quando i costi totali sono largamente rappresentati dai costi fissi (presenza di costi fissi elevati, ad esempio, nel caso di servizi con una rete o infrastruttura) Una situazione in cui naturalmente esiste un monopolio, ovvero in cui date le condizioni tecnologiche e la funzione di costo, è bene (più efficiente) che esista una sola impresa. Una sola impresa produce a costi inferiori di 2 o più imprese Fino inizio anni ‘80 si definiva il MN con la presenza di ES. Poi lavoro Baumol Invece le ES sono importanti ma come vedremo non sono condizione necessaria ma solo sufficiente (e questo solo nel caso di industria monoprodotto).

CM Cmg A ES DS Economie di scala Importanza decrescenza Costi Medi Fare attenzione Costi marginali passano punto di minimo CM Ricorda CM =

Monopolio Naturale Per capire bene la definizione dobbiamo fare riferimento a 4 casi I 4 casi dimostrano che ad essere rilevante, oltre alla funzione di costo è anche la posizione della curva di domanda. Proprietà fondamentale non sono le ES ma la subadditività della funzione di costo. MN emerge da due fonti economie di scala economie di scopo (economie di produzione congiunta) 1) presenza di ES, e P=CM Si ha monopolio naturale perché la funzione di costo è subadditiva. Una impresa produrrà la quantità Q ad un costo inferiore a quello di 2 o più imprese. Quindi condizione sufficiente: se ci sono ES, la funzione di costo è subadditiva e quindi c’è MN.

CM A 1° Caso: presenza di economie di scala Importanza decrescenza Costi Medi In questo caso v’è sicuramente MN P Nessuna altra impresa può produrre a un costo inferiore a CM in relazione a P. Costi sono minimizzati dato P RT = CT → Π = 0 OPAQ = OPAQ Quindi c’è MN Condizione sufficiente Se prezzo = P’ Π > 0 incentiva entrata altre imprese. Quindi per prezzo = P e Q è efficiente che vi sia una sola impresa O Q D P’

2° Caso Presenza di DS e P=CM In questo caso non ci sono ES, ma diseconomie di scala, siamo a destra del punto di minimo dei costi medi. C’è MN? SI 1 impresa produce a costi inferiori di quelli di 2 o più imprese.

CM 2° Caso: presenza di diseconomie di scala P = CM 1 In presenza di DS esiste un monopolio naturale? SI Quindi è più efficiente (i costi sono minimizzati) che a produrre Q 1 sia una sola impresa anziché 2 o più. Costo produzione Q 1 da parte 1 sola impresa = OCM 1 BQ 1 Minimo costi Q 0 Costo produzione Q 1 da parte di 2 imprese dove ciascuna produce Q 1 /2 = OCM 2 FQ 1 Eccesso di costo = CM 1 CM 2 FB E’ rilevante la subadditività non le ES. Le ES sono condizione sufficiente ma non necessaria per l’esistenza di un monopolio naturale. Esistono DS ma esiste MN O Q1Q1 D Q0Q0 B Q 1 /2 E CM 2 F

3° Caso curva di domanda spostata più a destra Presenza di DS e P=CM Ci sono ancora DS ma non c’è MN E’ molto rilevante la posizione della curva di domanda. Spostandosi più a destra si riduce convenienza da parte di una sola impresa a produrre Q 1, e quindi l’industria diventa progressivamente un oligopolio naturale e non più un MN In questo caso la funzione dei costi non è più subadditiva e quindi non c’è più MN. La quantità Q è prodotta in modo più efficiente, cioè a costi inferiori se a produrla sono 2 imprese anziché una sola.

CM 3° Caso: presenza di diseconomie di scala ma non più MN P = CM 2 In questo caso non si ha più MN ma un duopolio Produzione output 2Q 0 1 sola impresa lo produce a un costo = OCM 1 C2Q 0 2 imprese invece dove ciascuna produce OQ 0 Produzione totale 2Q 0 a un costo = OCM 2 E2Q 0 CM 2 CM 1 CE = eccesso di costo quindi non c’è più MN Funzione di costo in 2Q 0 non è subadditiva O 2Q 0 D Q0Q0 CM 1 F E C

4° Caso curva di domanda molto a destra 1 sola impresa non riesce a soddisfare domanda. Non c’è MN E’ molto rilevante la posizione della curva di domanda. Spostandosi più a destra si riduce convenienza da parte di una sola impresa a produrre Q1, e quindi l’industria diventa progressivamente un oligopolio naturale e non più un MN In questo caso ci avviciniamo al caso della concorrenza 1 sola impresa non può soddisfare la domanda di mercato O D CM

4.5 Definizione di subadditività Condizione N e S per la presenza di MN La funzione di costo deve essere subadditiva (ciò vale solo nel caso di industria monoprodotto, con multiprodotto condizione cambia e diventa più difficile - convessità transradiale) m ≥ 2 i = 1, 2, …, m Con

4.6 Contendibilità Monopolio Naturale Contendibilità MN = entrata mercato libera e uscita è senza costi Se il mercato non è contendibile si parla anche di sostenibilità del MN entrate “hit and run” vincolano il monopolista (l’impresa incumbent) a produrre al minimo costo senza realizzare extraprofitti. Se incumbent provasse ad aumentare i prezzi, sarebbero incentivate entrate hit and run di altre imprese che porterebbero via il mercato.

CM A P O Q D Quindi non contendibilità si ha quando: a) Prezzo   = 0 b) produzione incumbent è efficiente, cioè avviene al minimo costo. Se non si verificano queste 2 condizioni allora il mercato è contestable, cioè contendibile. Necessità di regolamentare (o liberalizzare) se incumbent non è efficiente. Entrata potenziale vincola imcumbent a comportamenti efficienti Con prezzo P profitti Π = 0 Produzione incumbent a Q è efficiente perché Costo = CM

4.6 Sostenibilità dei prezzi Lo stato non dovrebbe regolamentare i prezzi ma assicurare che il mercato sia contendibile. Vi sono però alcuni casi dove la regolamentazione è necessaria per evitare entrata altre imprese che potrebbe essere non ottimale. Prezzo non sostenibile: incumbent è efficiente, minimizza i costi e fissa un P che da un profitto pari a zero. Nonostante ciò un’altra impresa può entrare nel mercato e portargli via la domanda. cream skimming - scrematura del mercato In questo caso la regolamentazione è necessaria e serve ad impedire entrata altre imprese

CM Prezzo non sostenibile P1P1 P 1 prezzo “ efficiente” da Π = 0 Comunque P 1 è un prezzo non sostenibile Altra impresa può entrare, produrre 8/10Q 1 e praticare un prezzo P > P 2 ma < P 1 e realizzare un profitto e portare via la parte principale del mercato (scrematura) P 1 > P > P 2 da un Π > 0 e porta via ad es. 8/10 di Q 1. L’incumbent resta con 2/10 di Q 1 con un costo pari a CM 3 Incumbent è efficiente, minimizza i costi e pratica un prezzo P 1 che da Π = 0 Eppure il prezzo è non sostenibile. Serve regolamentazione per evitare entrata altre imprese Situazione finale sarebbe più inefficiente situazione iniziale O Q1Q1 D 8/10Q 1 P2P2 2/10 Q 1 CM 3

4.7 Discriminazione dei prezzi e copertura deficit Regolatore dovrebbe cercare di garantire P = Cmg che garantisce efficienza Problema sorge se esiste MN (in presenza di economie di scala); in questo caso, P = Cmg determina una perdita. Perciò o si ricorre impresa pubblica, che scarica deficit gestione su bilancio dello stato oppure si sussidia monopolista Come si copre il deficit? Ovvero le politiche tariffarie alternative a P = Cmg Copertura deficit impresa pubblica attua una redistribuzione a favore consumatori beni e servizi prodotti impresa pubblica Se copertura deficit viene attuata mediante imposte, si deve ricordare che le imposte sono distorsive

CM A 1°: Prezzo P = CM Pe Non c’è perdita contabile, ma non viene rispettata l’efficienza P = CM in B è anche il prezzo più alto che un’impresa pubblica in concorrenza con i privati può praticare Se P > CM, vi sarebbe un profitto → Π > 0 e ciò indurrebbe altre imprese ad entrare nel mercato O Q D P Cmg B Qe Ricorda Pe = prezzo = Cmg è P efficiente ma produce una perdita

A P O Q D 2° Utilizzo rendita consumatore/discriminazione prezzi Utilizzando prezzi diversi si cerca di percepire parte ( o tutto) della rendita del consumatore. Si realizza in due modi P’ P’’

CM A Pe 2a) discriminazione dei prezzi Si fa pagare più per la prima unità, meno per le ultime Es. 1a e 2a classe, ferrovie e aerei, teatri (galleria, platea), ecc. 2b) tariffa a due o più parti Consumo bene/servizio → P = Cmg punto A che produce perdita P e GFA + Prezzo > Pe ad es. P NB considerare effetti negativi sull’efficienza di P Buona soluzione Quota fissa (canone) per coprire perdita O Q D P Cmg B Qe F G Soluzione efficiente P = Cmg + Imposta in somma fissa Fatture commerciali elettricità, acqua, telefono V