Musica e Immagine. L'epoca in cui viviamo è forse la più ricca d’immagini che la storia umana abbia mai conosciuto. I giornali e le riviste sono ricchissime.

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Musica e Immagine

L'epoca in cui viviamo è forse la più ricca d’immagini che la storia umana abbia mai conosciuto. I giornali e le riviste sono ricchissime di fotografie, la televisione è un mezzo di comunicazione ormai presente in tutte le case e grazie alla tecnologia anche il cinema è ormai disponibile a domicilio. In moltissimi casi le immagini che ci accompagnano nella vita quotidiana sono legate alla musica, Pensate per esempio ad un film che avete visto: probabilmente per prima cosa vi verranno in mente i personaggi, l'ambientazione o le vicende narrate; ma sicuramente in quel film c'era anche della musica e probabilmente è difficile che vi sia stata anche una sola scena senza musica. Allo stesso modo se lo osservate con attenzione, vi accorgerete che nessun programma televisivo è privo di musica; perfino il telegiornale, dove di solito la musica non ha molto spazio, deve essere introdotto e concluso da una sigla musicale. In questa scheda affronteremo alcuni argomenti che riguardano il rapporto fra musica e immagini. Parleremo quindi di cinema, di pubblicità e di video musicali (detti anche videoclip).telegiornale

Musica e cinema

La musica è entrata nel cinema prima ancora dell'avvento del sonoro Ai tempi del film muto, nelle sale di proiezione, un pianista accompagnava l'azione che si svolgeva sullo schermo, spesso improvvisando, per sottolineare i momenti salienti.

Con l'avvento del sonoro nasce la vera musica da film, definita spesso, in modo erroneo, "colonna sonora" (in realtà la colonna sonora è una banda sulla pellicola da proiezione che comprende tutto il sonoro, compresa la recitazione degli attori, i rumori, ecc).

Pellicola cinematografica in formato 35 mm. Agli estremi sinistro e destro, esterne alle perforazioni, si vedono le tracce dei sonori SDDS e, sulla sinistra, tra una perforazione e la successiva, l'audio Dolby Digital, riconoscibile dai loghi della Dolby sullo sfondo; seguono due tracce del sonoro analogico a sinistra dei fotogrammi. SDDS Dolby Digital

La musica è venuta cosi acquistando un'importanza sempre maggiore e alcuni compositori si sono specializzati proprio nella musica da film. John Williams Ennio Morricone James Horner

Come viene composta la musica da film?

Osserviamo più da vicino come lavora il compositore di musica da film. Egli ha la possibilità di scegliere fra vari metodi. Può decidere semplicemente di scrivere dei pezzi facilmente memorizzabili che si leghino strettamente ai film nel ricordo dello spettatore, si tratta in genere di temi con un carattere molto ben definito perché devono comunicare l'atmosfera prevalente del film (tristezza, allegria ecc).

Il compositore può decidere invece di creare dei temi legati ai personaggi del film e ad alcune situazioni ricorrenti; ogni volta che entra in scena quel certo personaggio o che avviene quella certa situazione, ricompare il tema. Questa tecnica fu inventata prima ancora dell'avvento del cinema dal compositore ottocentesco Richard Wagner che la utilizzò nelle sue opere liriche, chiamando leit-motive i temi ricorrenti.

Il compositore infine può scegliere di limitarsi a fare un puro commento all'azione. In questo caso deve riuscire ad abbinare ad ogni scena del film la musica adatta, in modo da coinvolgere sul piano emotivo lo spettatore ad una scena d'amore corrisponderà una musica dolce e sentimentale, ad una scena d’azione una musica ritmata e scattante, ad una scena di guerra una musica marziale e cosi via.

Un caso particolare è quello dei cosiddetti film musicali, che sono interamente basati sulla musica. In questo caso il compositore non è costretto ad adeguarsi alle immagini, perché le canzoni o i brani musicali sono inseriti nel film cosi come sono. In molti casi essi sono preesistenti al film, che diventa quindi uno strumento per incrementare le vendite dei dischi. Famosi film musicali furono girati negli anni sessanta da musicisti rock come Elvis Presley o pop come i Beatles. Negli ultimi anni i film musicali di maggior successo sono stati invece quelli legati alla danza in genere.

Il musical

Nato nella seconda metà dell'Ottocento, il musical era una rappresentazione teatrale con dialoghi parlati, canti e danze. Nei primi decenni del Novecento i produttori-registi lo arricchirono d’effetti spettacolari e alcuni grandi compositori ne decretarono la fortuna. Il più importante autore di musical fu senza dubbio George Gershwin, che seppe fondere generi diversi come la musica classica, la musica popolare e il jazz. Con Un americano a Parigi del 1928 e Porgy and Bess del 1935, Gershwin divenne uno dei compositori di maggior successo della sua epoca. Molti furono comunque i compositori e i cantanti che, affermatisi in questo periodo, dominarono nei decenni successivi.

Oltre a Gershwin bisogna infatti ricordare almeno Cole Porter e Irving Berlin.

Tra i cantanti, Bing Crosby e Frank Sinatra, provenienti dall'ambiente jazzistico, sono tra gli interpreti bianchi più noti, mentre Nat "King" Cole è l'unico protagonista di colore a spezzare il predominio bianco nel musical: gli interpreti neri, infatti, erano trascurati dalle case discografiche.

Dalla fine degli anni venti, con lo sviluppo del film sonoro, il musical si trasformò, passando dal teatro al cinema. Molti musicals divennero in seguito film musicali: tra questi West Side story, del compositore e direttore d'orchestra Leonard Bernstein: Hair che fu uno dei primi spettacoli ad affrontare i problemi relativi ai movimenti giovanili degli anni sessanta: Jesus Christ Superstar del 1971, liberamente tratto dal racconto della vita di Gesù.

Musica e pubblicit à

Una fra le situazioni nelle quali musica ed immagine sembrano far parte dello stesso linguaggio o, per meglio dire, dello stesso modo di comunicare è lo spot pubblicitario. Per spot s’intende quel breve filmato trasmesso dalla televisione per reclamizzare un prodotto o un servizio. Gli spots pubblicitari sono ormai divenuti parte della nostra vita quotidiana. Ogni volta che accendiamo il televisore, inevitabilmente, incappiamo in uno spazio pubblicitario, spesso riconosciamo lo spot proprio grazie al commento musicale che lo caratterizza. Ogni spot pubblicitario, infatti, ha un accompagnamento musicale adatto alle immagini, tale cioè da rafforzarne la capacità delle immagini stesse di colpire lo spettatore e di indirizzarlo verso il prodotto proposto. Il commento sonoro di uno spot pubblicitario si chiama "jingle", una parola inglese che significa "scampanellio". In origine il jingle era un intermezzo brevissimo della durata di pochi secondi che, via radio, introduceva un conciso annuncio parlato; in seguito, divenne un motivetto che direttamente attraverso il proprio testo pubblicizzava un determinato prodotto. Ai giorni nostri, il jingle si è ormai evoluto in una vera e propria colonna sonora sincronizzata con le immagini dello spot e può assumere varie caratteristiche, secondo la lunghezza e del tipo di comunicato commerciale in questione.

Come si sceglie o s’inventa un jingle? Vi sono varie possibilità. La prima consiste nell'usare brani di musica molto famosi che richiamino in qualche modo l'ambientazione dello spot o la tematica proposta: per esempio, parlando di un prodotto cosmetico a base naturale si potrebbe usare la Pastorale di Beethoven o la Primavera di Vivaldi, cioè brani che richiamino nell'ascoltatore l'idea di un mondo sereno e immerso nella natura. Per reclamizzare un’auto o una moto agile e scattante, invece si potrebbe usare un brano di musica rock o rap, molto ritmata e "dura", e così via. Un altro modo di fare i jingle, consiste nel comporre musiche originali. Il compositore di jingle, però, non lavora come gli altri musicisti: egli deve innanzi tutto tener conto del prodotto e delle immagini che lo accompagneranno; ma deve anche tener conto dei costi: proprio per questo molti jingle sono realizzati per mezzo di sintetizzatori elettronici e di computer programmati dall'autore della musica; in questo modo si riducono i problemi di registrazione e non è necessario pagare i musicisti.

Se nella pubblicità si pensa di completare delle immagini con della musica, nel video musicale (detto anche videoclip) invece si segue il procedimento inverso: si creano immagini da sovrapporre alla musica. Il video musicale è nato come sistema per promuovere i dischi ed all'inizio rappresentava soprattutto l'artista che eseguiva la propria canzone, magari dal vivo, mentre ora spesso questa situazione e ricreata in modo artificiale: si tratta in altre parole di finti concerti, messi in scena unicamente per girare il filmato. A poco a poco attraverso i video musicali i registi hanno iniziato a costruire delle vere e proprie storie molto brevi, della durata di una canzone: a volte queste storie sono strettamente attinenti all'argomento del brano, altre volte invece sono indipendenti ma giocati comunque su una particolare atmosfera suggerita dalla canzone. Vi fu addirittura un periodo nel quale sembrava che i musicisti avrebbero da allora in poi scritto le canzoni espressamente per i video che le avrebbero accompagnate, ponendo quindi dei limiti visivi alla propria immaginazione sonora.

Fortunatamente per la musica ciò non e accaduto; ancora l'elemento predominante. Il video resta tuttora soprattutto strumento promozionale, per imporre l'immagine di un artista rendendolo noto e gradito al pubblico in modo da poter incrementare le vendite del prodotto discografico. Niente paura del videoclip, dunque, ma attenzione! Un rischio c'è ancora ed è quello di legare la propria canzone preferita ad un’immagine preconfezionata da altri, limitando così la nostra fantasia di ascoltatori. Fine