MICHELE CORSI COME PENSARE L’EDUCAZIONE. VERSO UNA PEDAGOGIA COME SCIENZA, LA SCUOLA, BRESCIA, 1997 COME PENSARE L’EDUCAZIONE (ALCUNI NUCLEI TEMATICI)

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MICHELE CORSI COME PENSARE L’EDUCAZIONE. VERSO UNA PEDAGOGIA COME SCIENZA, LA SCUOLA, BRESCIA, 1997 COME PENSARE L’EDUCAZIONE (ALCUNI NUCLEI TEMATICI)

PER UN’INTRODUZIONE ALLO STUDIO E ALLA DEFINIZIONE ATTUALE DEL SAPERE PEDAGOGICO Oggi è più corretto parlare di «Pedagogie» che di «Pedagogia», a motivo: dell’articolazione scientifico-pratica della pedagogia quale scienza dell’educazione (vari campi applicativi e conseguenti teorizzazioni: così come la «Psicologia generale» è lo schema di riferimento teorico, ma non esaurisce tutte le specifiche «Psicologie»; delle differenti «Filosofie dell’educazione» e delle ideologie (connesse tra loro) che le innervano.

Oggi la pedagogia è definibile come scienza umana, pratica e autonoma. O, meglio: potrebbe essere definita ulteriormente come un particolare «codice linguistico» che interpreta (diagnosi) e orienta (prognosi-terapia) gli specifici codici linguistici ed extra-linguistici di un peculiare evento storico (educazione come processo- prodotto). La pedagogia è da sempre «teoria per la prassi» (ovvero, per l’educazione).

STORIA DELLA PEDAGOGIA Sfogliando, come una sorta di libro aperto, la «Storia della pedagogia» (cfr. Marrou e anche Laeng), si evince un’evoluzione trifasica dei concetti di «pedagogia» e di «educazione» nel corso dei secoli: Pedagogia come arte (prima del sorgere della filosofia); Pedagogia come filosofia o come filosofia applicata; Pedagogia come scienza (dalla crisi dell’hegelismo e da Herbart in avanti). Oggi la pedagogia si propone come una sorta di «codice linguistico».

IDEALI EDUCATIVI STORICAMENTE SEDIMENTATI Andragogia (sino a Rabelais e Montaigne); Pedologia (si confronti il passaggio dall’educazione successiva di Rousseau all’educazione progressiva di de Saussure); Educazione permanente (dapprima ricorrente, poi declinata quale educazione degli adulti).

L’EDUCAZIONE COME RAPPORTO EDUCATIVO Etimo del termine «educazione» (da ex-ducere: portare alla luce, portare fuori – cfr. Socrate e Agostino). Ma sempre di più oggi siamo consapevoli che educare è anche e soprattutto in-ducere, a partire dall’Io prenatale di Klein (rapporto madre-figlio ancor prima della nascita). Cfr. anche: Vygotskij: area di sviluppo potenziale; Freud: psicoanalisi e rapporto tra affettività, socialità e intelligenza; Berne: concetto di «copione»; Bernestein: rapporto tra codici linguistici e ambiente; Piaget: concetto di «apprendimento»; Galli: educazione sessuale in età evolutiva. Si tratta di categorie coglibili in prevalenza in ambito psicologico, ma anche quali contributi della psicologia sociale, della pedagogia sociale e della sociologia, a premessa e come apporto delle discipline cosiddette «ausiliarie» alla chiarificazione e alla fondazione dei concetti (prassi) di «educazione» e di «pedagogia». Oggi, l’educare è essenzialmente e soprattutto il dato bio-genetico (di salute) di cui ciascun individuo dispone.

ASPETTO STATICO DEL RAPPORTO EDUCATIVO Educazione = f (Ambiente, Persone coinvolte); Educazione = f (Ambiente: Sistemi sociali, Persone coinvolte: educatori ed educandi). Da qui la «traduzione» storica, operativa, concreta, agita, del concetto/teoria-prassi dell’educazione quale rapporto educativo, sempre e comunque. Struttura tridimensionale del rapporto educativo: il rapporto educativo prevede sempre l’incontro di almeno un educatore, almeno un educando e di un ambiente caratterizzato da uno spazio e un tempo (la stessa autoeducazione è sempre un rapporto interiorizzato, o internalizzato, con se stessi o con il proprio sé). L’eclisse di una di queste tre dimensioni implica la «scomparsa» della pedagogia e l’avanzamento, piuttosto, della biologia, della psicologia, della sociologia, ecc.

ASPETTO DINAMICO DEL RAPPORTO EDUCATIVO Dal dinamismo dell’educazione (tradotta in rapporti educativi) scaturiscono: la molteplicità dei rapporti educativi che storicamente si sono dati, si danno e si daranno (l’educazione si articola, si «rompe», in molteplici rapporti educativi); il tentativo di suddivisione dei rapporti educativi in «classi», e, per questa via, l’ulteriore legittimazione della necessità e dell’esistenza di molte e diverse pedagogie di settore: sociale, speciale, familiare, didattica, storia delle istituzioni educative, ecc.; Ancora, la singola persona educanda, come la singola persona educatrice, sono coinvolte: in un divenire continuo del singolo rapporto educativo; in una molteplicità di rapporti educativi, a monte e a valle. Di qui, la necessità di un Sistema Formativo Integrato (SFI) persona- centrico e non scuola-centrico. Il SFI è una modalità di «portare a sistema» le molteplici agenzie educative in funzione della persona (Educazione = f Persona).

DEFINIZIONE DI «EDUCAZIONE» Per definizione, l’educazione è, pertanto, l’insieme degli interventi (il sistema degli interventi) atti a favorire la crescita della persona (crescita che implica anche la dimensione spirituale, o «ideale», e che è altro dallo sviluppo bio-psichico che pure sottintende e al quale rinvia). Da qui, per altro verso, nella fondazione della pedagogia come scienza autonoma, il ruolo «ausiliare», tutto speciale, della psicologia «in pedagogia»: per lo stretto rapporto che si dà tra sviluppo e crescita; Elemento forte e caratterizzante dello sviluppo psichico è il «dato di personalità», o il sistema composto da affettività, socialità e intelligenza (in sinergia con il corpo) che è ciò che caratterizza, come dice la parola stessa, la «persona».

Altra definizione di «educazione»: educare è favorire il passaggio (e dunque il cambiamento) di una persona verso: la responsabilità (cfr. l’etimo e lo stretto rapporto, qui, tra una forma di «induzione», prima, con un’altra di «deduzione» o estrinsecazione – ex-ducere; si tratta di «far crescere» le abilità personali «nel rapporto» con il dato bio-genetico di salute); la libertà pesante (Lombardi) e pensante (Sciacca), di contro alla libertà irrelata e all’arbitrio; l’autonomia, come approdo finale degli atti educativi, e della persona, e contro ogni forma di autarchia e separatezza. Esiste, nondimeno, la possibilità di una pedagogia finalisticamente e positivamente orientata di contro a un’educazione non sempre teleologicamente orientata al positivo per «interruzione di corrente continua o alternata» fra i due ambiti. Da qui traiamo altre tre conclusioni: la circolarità aperta e a spirale fra pedagogia ed educazione; il fatto che l’educazione si sia sempre data in virtù di una pedagogia esplicita o magari pure implicita, maggiore o minore; il dato che ci si ritrovi tutti ad adoperare termini «antichi» per convenzione (pedagogia, educazione, filosofia, psicologia), pure se talora il significato odierno contraddice l’etimo delle parole impiegate.

Terza definizione di «educazione»: l’educazione è il grande nome (complessivo) di tutte le attività «educative» storicamente determinate (di cui le principali sono le cinque seguenti: informazione, istruzione, educazione in senso stretto, formazione, insegnamento) che si danno all’interno di un rapporto interpersonale finalisticamente orientato alla crescita della persona e che prende il nome di rapporto educativo.

INFORMARE L’informare è incentrato sui saperi, che possono essere anche educativi e rivolti, pertanto, ai comportamenti: sapere comportarsi, sapere come comportarsi; L’informare può essere consapevole e intenzionale, oppure inconsapevole e non intenzionale, cioè non riferito esplicitamente a un progetto e/o a un fine dell’educando e/o dell’educatore; L’informare, a ogni modo, non è esplicitamente finalizzato, dunque teleologicamente orientato, alla crescita/al cambiamento della persona da educare (o da istruire): non attiene, cioè, a un progetto propriamente ed esplicitamente convenuto e fondato.

ISTRUIRE L’istruire è parimenti incentrato sui saperi, ma è sempre intenzionale ed è legato (rinvia, ne è l’espressione) a un «contratto» comunque convenuto tra educatore, educando e ambiente (cfr. le parole «programma», «programmazione», «curricolo»). L’istruire è riferito a un progetto e a un fine esplicito e convenuto fra educatore ed educando. L’istruire è teso alla crescita/cambiamento della persona da educare.

FORMARE/INSEGNARE «Formare» è un atto teso a fare acquisire abilità e competenze sia contenutistico-didattiche che relazionali (ad esempio: formazione professionale – in entrata o in servizio). La formazione è la ricaduta dell’insegnamento – qualunque siano il taglio, il contenuto e la specificità di ogni processo-prodotto di insegnamento.

EDUCARE Educare è saper porre domande adeguate e poter ricevere risposte adeguate in relazione ai saperi e ai comportamenti «in interesse» (personale, scolastico, ecc.). Educare è fatica, crescere è faticoso. Educare è sapersi porre quali testimoni credibili dei valori della fatica e dell’impegno.

IL CONCETTO DI «PEDAGOGIA» Portiamo ora l’attenzione sulla pedagogia quale cabina di regia scientifica, a monte e a valle, dell’educazione medesima. Cosa fonda l’educazione? 1. la storia della pedagogia e la pedagogia medesima (anche implicitamente, e non consapevolmente, nell’educazione casuale e non scientifica); 2. la filosofia dell’educazione (le idee educative «dominanti» e le ideologie di fondo); 3. la comunicazione (verbale e non verbale tra i singoli educandi e i singoli educatori nella singola relazione educativa). Si confronti, da qui, nella prassi, ma anche nella teoria, la non- neutralità nella scienza e la ricerca, piuttosto, di una sorta di «oggettività relazionale» (cfr. Nagel, Goode-Hatt) nell’intreccio tra filosofia dell’educazione, storia della pedagogia e atti comunicativi.

Cosa fonda la pedagogia? 1. la storia della pedagogia (non c’è scienza senza storia, non c’è teoria senza storia, non ci sono sviluppo e crescita senza storia, non c’è filosofia senza storia della filosofia, non c’è psicologia senza storia della psicologia, non c’è divergenza/creatività – la «K» della teoria delle catastrofi – senza convergenza); 2. la relazione educativa; 3. le «altre» discipline, in modo ausiliario. Prima definizione di «pedagogia»: la pedagogia è una scienza eminentemente teleologica e teleonomica, e, dunque, la stessa educazione – anche in virtù della teoria – è una «prassi» eminentemente teleologica e teleonomica, in forma esplicita o implicita. Da qui: Si educa sempre a qualcosa; La pedagogia è la scienza dei fini educativi; Educare è, in sintesi, educare ai valori (della crescita, dell’apertura alla vita, del rispetto, della solidarietà, della tolleranza, dell’amore-carità, della sincerità). I valori sono sempre da interpretarsi in prospettiva relazionale e non già in chiave individuale: è la condivisione la cifra pedagogico-educativa della fede in un valore. In sintesi: la pedagogia educa alla responsabilità nella libertà pesante e pensante per tendere all’autonomia e incarnarla.

La pedagogia si evidenzia, oggi, come nome complesso e plurale: le «pedagogie». La pedagogia (seconda definizione) può essere definita, in senso ampio, come un sistema di scienze pedagogiche (cfr. le varie branche della pedagogia) a partire dalla sistematizzazione in classi dei molteplici e pressoché infiniti rapporti educativi analoghi, simili o similari, per fini e contenuti, che sono avvenuti, avvengono e avverranno (dunque: pedagogia sociale, speciale, comparata; didattica; storia della scuola, ecc.). Anzi: è presumibile che si darà, nel tempo, un’ulteriore moltiplicazione di branche e di settori pedagogici, cioè di nuove scienze pedagogiche «di ambito». Così come l’educazione tout court (o in senso ampio) può essere definita quale «sistema» storico, nel concreto, di «infiniti» rapporti educativi che si sono dati, si danno e si daranno «nei tempi e negli spazi» di una persona e della sua crescita o di una specifica organizzazione più o meno ampia (dalla famiglia alla società). Parimenti (terza definizione di «pedagogia») la pedagogia, come nome complesso e plurale, può essere definita quale sistematizzazione teorico-prassica di tutti i possibili rapporti educativi che storicamente si danno, si sono dati, si daranno. La pedagogia è una scienza profetica, perché, essendo «per l’educazione», non può che essere «per il futuro». Di qui la necessità, in pedagogia, di costrutti teorici-empirici (griglie o modelli) che governino il divenire e il darsi dell’educazione.

LA PEDAGOGIA COME «SCIENZA» La pedagogia è una scienza perché: ha un oggetto di studio specifico, che è il rapporto educativo; si propone quale teoria particolare (o «metodo») con cui studiare il suddetto rapporto (avvalendosi di «modelli», che Nagel definisce «strumenti per l’azione». La pedagogia è una scienza: umana, perché studia un rapporto educativo che avviene tra persone; pratica, perché si pone come una teoria per la pratica che analizza prima (diagnosi) e orienta poi (prognosi e terapia) i rapporti educativi e le classi di rapporti educativi cui è applicata; autonoma, ma non autarchica né autosufficiente (al pari della persona autonoma) né somma di alcune, di molte o di tutte le possibili discipline.

EDUCAZIONE E (È) COMUNICAZIONE Cuore, fondamento e veicolo dell’educazione è la comunicazione. La persona (coniuge, genitore, insegnante, allievo, ecc.) diventa tale attraverso la comunicazione, che è sempre reciproca, interpersonale, e duale anche quando è «interiore». La struttura di personalità (cfr. la differenza fra sviluppo e crescita) si riempie di senso e di significato attraverso la comunicazione (da A a B e da B ad A all’interno di un contesto). Gli stili educativo-comunicativi sono tre: conferma, rifiuto o disconferma. È importante alternare e motivare la conferma e (l’eventuale) rifiuto. La disconferma, invece, ha sempre e comunque una valenza negativa in ambito educativo (o comunicazionale).