Lore Lay Protagonista di un Lied inserito in Godwi oder das steinerne Bild der Mutter, Lo spunto è offerto da una ripida roccia che si affaccia sul Reno nei pressi di St. Goar. Lore Lay, bella fanciulla accusata di stregoneria, viene condotta davanti al vescovo per essere giudicata e punita. Questi, colpito dalla bellezza della ragazza, dopo molte insistenze riesce a farsi confidare il motivo della sua tristezza: l’amato l’ha abbandonata e lei è perseguitata dai ricordi. Il vescovo decide di destinarla al convento, ma sulla strada Lore Lay chiede di vedere un’ultima volta il castello dell’amato. Affacciandosi sul Reno scambia un pescatore per il suo innamorato e, desiderando andargli incontro, si getta nel fiume trascinando con sé i tre cavalieri che la scortavano.
Frau Lureley Compare nel Rheinmärchen ed è la madre di Macinino Non è più la stessa sfortunata fanciulla, ma una creatura interamente appartenente al mondo fantastico, con un ampio seguito di ancelle. Anche lei però è stata tradita dal suo amato: Christel, il padre di Macinino viola la promessa fattale e la spia durante il bagno, scoprendone la vera natura di sirena. Rimasto solo col figlio, Christel si trasferisce sulle sponde del Reno e, per star loro più vicino, Frau Lureley va ad abitare sotto la rupe di St. Goar.
Una falsa tradizione popolare Wer hat dies Lied gesungen? Ein Schiffer auf dem Rhein. Rielaborazione di alcuni miti: Eco, le sirene, Amore e Psiche.
Loreley Heinrich Heine include nella raccolta Die Heimkehr (1824) una poesia che fornisce la maggiore cassa di risonanza al “falso mito” della Loreley. La storia, che ha poco più di vent’anni, è presentata come un Märchen aus alten Zeiten. Loreley è una bella fanciulla che si pettina i biondi capelli e il cui meraviglioso canto fa naufragare i marinai che le passano accanto … ich glaube. Ironia.
Lorely Gérard de Nerval dà al suo resconto di viaggio il titolo “Lorely, souvenirs d’Allemagne”. “Ebbene, amico mio, questa radiosa fata delle nebbie, questa ondina, fatale come tutte le Nix del nord cantate da Heinrich Heine, mi fa nuovamente segno, mi attira ancora una volta! Io però dovrei diffidare della sua grazia traditrice - perché il suo stesso nome significa allo stesso tempo fascino e menzogna; e già una volta mi son ritrovato buttato sulla riva, ferito nelle mie speranze e nel mio amore e tristemente risvegliato da un bel sogno che prometteva di essere eterno.”
La fée Lore Dumas arricchisce la prima versione brentaniana di particolari romanzeschi: la fanciulla, tra i diciassette e i diciotto anni sarebbe stata convocata dal Vescovo per iniziativa di alcune madri, i cui figli sarebbero morti perché distratti dal canto della ragazza. Destinata al convento, Lore si getta dalla rupe col preciso intento di suicidarsi. L’immagine di Lore continua ad apparire ed un matematico spiega al Vescovo che la ragazza è in cerca di un nuovo amore. La storia continua ad essere tramandata di generazione in generazione finché ella non si innamora di Walter, un giovane cacciatore. Da quel momento in poi la maga, perfettamente appagata, smette di infestare le acque del Reno, limitandosi a mandare, di tanto in tanto, il suo écho moqueur. “E’ da Coblenza che sentiamo parlare di questa parte del Reno e della leggenda poetica che vi è legata come della più curiosa che il fiume può offrire. In effetti, al momento di attraversare quel punto, i passeggeri più indifferenti erano saliti sul ponte e regnava su tutto l’equipaggio quella stessa agitazione che si nota sul Rodano quando ci si avvicina al Ponte Santo Spirito.”
Lurley “C’è lì un’eco, dicono, che ripete sette volte tutto ciò che uno dice o canta. Se non temessi di far la figura di uno che vuole nuocere alla reputazione degli echi, dovrei ammettere che per me l’eco non è andata mai oltre le cinque ripetizioni. […] E’ probabile che l’oreade Lurley, un tempo corteggiata da tanti principi e conti mitologici, adesso si annoi e abbia la voce più rauca. Questa povera ninfa ha ormai un solo adoratore, che si è scavato proprio davanti a lei, sull’altra sponda del Reno, due piccole camere tra le rocce e passa le giornate a suonarle il corno da caccia e spararle dei colpi di fucile. Quest’uomo, che fa lavorare l’eco e ne vive, è un povero vecchio ussaro francese. […] Del resto, per un passante che non se l’aspetti, l’effetto dell’eco della Lurley è straordinario.” Victor Hugo
Lorelei oggi In Germania: m/watch?v=DkLMgfbMIX 8 m/watch?v=DkLMgfbMIX 8 In Francia: m/watch?v=X6l3UF8qd_ U m/watch?v=X6l3UF8qd_ U