poetiche postmoderne piene di storia ovvero la memoria dei bambini Wim Wenders Der Himmel über Berlin wenders.com/movies/movies_spec/wingsofde sire/wingsofdesire.htm
plot 0 Nostalgia dell ’ angelo per la storia, per i sensi, per la vita degli uomini. 0 NB l ’ amore dell’angelo per Marion la trapezista: nei momenti di emozione si accendono i colori e la pellicola abbandona il bianco e nero.
Lied Vom Kindsein Peter Handke versione inglese Als das Kind Kind war, ging es mit hängenden Armen, wollte der Bach sei ein Fluß, der Fluß sei ein Strom, und diese Pfütze das Meer. Als das Kind Kind war, wußte es nicht, daß es Kind war, alles war ihm beseelt, und alle Seelen waren eins.
0 Als das Kind Kind war, hatte es von nichts eine Meinung, hatte keine Gewohnheit, saß oft im Schneidersitz, lief aus dem Stand, hatte einen Wirbel im Haar und machte kein Gesicht beim fotografieren.
0 Als das Kind Kind war, war es die Zeit der folgenden Fragen: Warum bin ich ich und warum nicht du? Warum bin ich hier und warum nicht dort? Wann begann die Zeit und wo endet der Raum? Ist das Leben unter der Sonne nicht bloß ein Traum? Ist was ich sehe und höre und rieche nicht bloß der Schein einer Welt vor der Welt? Gibt es tatsächlich das Böse und Leute, die wirklich die Bösen sind? Wie kann es sein, daß ich, der ich bin, bevor ich wurde, nicht war, und daß einmal ich, der ich bin, nicht mehr der ich bin, sein werde? 0 Als das Kind Kind war, würgte es am Spinat, an den Erbsen, am Milchreis, und am gedünsteten Blumenkohl. und ißt jetzt das alles und nicht nur zur Not.
0 Als das Kind Kind war, erwachte es einmal in einem fremden Bett und jetzt immer wieder, erschienen ihm viele Menschen schön und jetzt nur noch im Glücksfall, stellte es sich klar ein Paradies vor und kann es jetzt höchstens ahnen, konnte es sich Nichts nicht denken und schaudert heute davor. 0 Als das Kind Kind war, spielte es mit Begeisterung und jetzt, so ganz bei der Sache wie damals, nur noch, wenn diese Sache seine Arbeit ist. 0 Als das Kind Kind war, genügten ihm als Nahrung Apfel, Brot, und so ist es immer noch.
0 Als das Kind Kind war, fielen ihm die Beeren wie nur Beeren in die Hand und jetzt immer noch, machten ihm die frischen Walnüsse eine rauhe Zunge und jetzt immer noch, hatte es auf jedem Berg die Sehnsucht nach dem immer höheren Berg, und in jeder Stadt die Sehnsucht nach der noch größeren Stadt, und das ist immer noch so, griff im Wipfel eines Baums nach dem Kirschen in einemHochgefühl wie auch heute noch, eine Scheu vor jedem Fremden und hat sie immer noch, wartete es auf den ersten Schnee, und wartet so immer noch. 0 Als das Kind Kind war, warf es einen Stock als Lanze gegen den Baum, und sie zittert da heute noch
Desiderio irresistibile: legato alla percezione – tema di fondo di Moderno e Postmoderno tedesco … catturare con le immagini la singolarità della città simbolo della divisione tedesca E delle lacerazioni dell ’ esistenza postmoderna
L ’ americanizzazione crescente in Europa Percorso di riscoperta delle radici proprie Con i pesi e i nodi che ciò comporta Ritorno a Berlino. Il luogo della ferita aperta d ’ Europa. “ sono diventato un tedesco proprio perché per sette anni non ho vissuto in Germania ” “ niente di grandioso: non è la storia o il sentimento nazion ale. Molto spesso sono i volti, o i gesti, qualche frase detta da persone sedute di fronte in metropolitana, sensazioni difficili da descrivere, piccole cose, enigmi che non sai da dove provengono ” (W.W., The Act of Seeing, cit., p.139)
Il ruolo della memoria nella costruzione poetica postmoderna 0 A partire dalla memoria di un passato che viene consapevolmente citato (gli anni venti, il suo cinema, la sua Berlino dinamica – ricordata nel film dal vecchio cieco narratore Homer, ma anche dalla fotografia del film, dalle citazioni dai molti maestri da Fritz Lang a Murnau) Il presente si manifesta in tutta la sua condizione di assemblaggio di frammenti interrotti continuamente da fratture, amputazioni, vuoti (scene della Potsdamerplatz, inquadratura di luoghi devastati, abbandonati – il muro e la terra di nessuno)
Elementi postmoderni nello sguardo su Berlino 0 Grande città come deposito dei detriti della memoria 0 Ricerca di contiguità e continuità tra il casuale e l ’ eterogeneo 0 Ricerca di passaggi non cartesiani tra le cose (battuta affidata al narratore, in riferimento alla capacità esclusiva dei bambini di scoprire interstizi e passaggi di senso)
Periferia, vuoti, intervalli, rifiuti 0 come sempre nelle ‘ passeggiate ’ di Handke 0 il senso si nasconde negli spazi interstiziali, nelle terre di nessuno, in ciò che è precario (circo)
Dimensione temporale degli spazi 0 La città osservata nelle ferite, negli iati, che aprono porte verso il passato 0 Vengono rappresentate tutte le età della Berlino del Novecento 0 (il nazismo con filmati evocati per associazione dalla memoria degli angeli, e con il set di un film)
Perché gli angeli 0 Wenders, come è tipico delle poetiche postmoderne, attinge a diverse fonti: 0 Rilke, Benjamin, la storia del cinema e della canzone, i monumenti della città 0 Angeli: pura essenza, creature non soggette al divenire, capaci di conoscenza immediata e disgiunta dall ’ esperienza sensibile 0 Sentono tutte le voci dei pensieri presenti passati e futuri 0 Sono dotati di uno sguardo in movimento attraverso spazio e tempo (sguardo sin- e diacronico) 0 Possono associare fatti che avvengono contemporaneamente in luoghi diversi 0 Spostarsi attraverso le stratificazioni del tempo 0 Ignorano le barriere erette dagli uomini
Analogia: sguardo dell ’ angelo – macchina da presa (cinema come arte poetica auratica. Cfr. Handke) Condizione angelica come provocazione Nei confronti dell ’ alienazione, della violenza, della rimozione in cui il presente vive. Il regista come angelo (dedica a Tarkowskij, Truffaut, Lang: coloro i quali un tempo furono angeli: i registi cinematografici) NB l ’ occhio iniziale, in apertura dei titoli di testa.
Walter Benjamin su Paul Klee, Angelus novus, C'è un quadro di Klee che si chiama Angelus Novus. Raffigura un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da un qualcosa che cattura il suo sguardo. Gli occhi sono spalancati, la bocca aperta e le ali tese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Il suo volto è rivolto al passato. Dove noi vediamo una catena di eventi, lui vede un'unica catastrofe, che continua a produrre macerie su macerie rovine che si accumulano ai suoi piedi. Vorrebbe fermarsi a svegliare i morti a ricomporre ciò che è infranto. Ma dal paradiso si alza una tempesta che si impiglia nelle sue ali, tanto violenta che l'angelo non riesce più a chiuderle. Questa tempesta lo sospinge continuamente verso il futuro a cui gira le spalle, mentre il cumulo di macerie cresce a raggiungere il cielo. Ciò che noi chiamiamo progresso è questa tempesta" 0 W.B.
Paul Klee, Arcangelo, 1938 l ’ Arcangelo è raffigurato da semplici linee. In questo caso esse sembrano evocare l ’ universo musicale rappresentante della schiera più elevata di angeli, ad esserne l ’ ανάλογον.. L ’ Arcangelo ha perso ogni genere di riferimento a forme specifiche, è idea pura, e non idea dell ’ angelo in fieri, ma idea dell ’ angelo compiuto, di come dovrebbe essere, ovvero privo di una forma precisa e di determinazioni individuali e individuanti. Come una musica è fatta di melodia e note stabilite, ma sempre riascoltabili, ricomponibili e reinterpretabili, così è l ’ Arcangelo che rappresenta l ’ assoluta spiritualità, la raggiunta perdita della corporeità che devia dal cammino, che appesantisce, costringe a terra e rende impo-tenti. In queste linee c ’ è la musica, il ritmo, ma anche la topografia di una città. L ’ angelo è lo sguardo sulla città.
Percezione visiva 0 Film come rete di immagini, situazioni, incontri legati dall ’ esile filo del plot, che in realtà si autoaggregano. 0 Handke parla di sue peregrinazioni nella città entropica e approdi periodici su ‘ isole ’ che sono gli intermezzi lirici scritti da Handke.
Gli angeli sono ‘ api ’ che raccolgo le schegge della memoria 0 Scena della Staatsbibliothek: la biblioteca anch ’ essa raccoglie le voci di tutti, dei vivi e dei morti. Nuova ‘ cattedrale ’, tempio della memoria. 0 La memoria e la storia entrano nel gioco delle associazioni libere e casuali e danno a queste uno spessore che in altri contesti postmoderni non si avverte.
Marlene Dietrich Der blaue Engel, L ’ angelo azzurro dal Romanzo di Heinrich Mann, Professor Unrat 0 Marlene Dietrich interpreta la femme fatale, L ’ angelo azzurro, che domina e sconvolge la vita del professore piccolo borghese
Rainer Maria Rilke, Elegie Duinesi, I 1912 Chi se io gridassi mi udirebbe mai delle schiere degli angeli ed anche se uno di loro al cuore mi prendesse, io verrei meno per la sua più forte presenza. Perché il bello è solo l ’ inizio del tremendo, che sopportiamo appena, e il bello lo ammiriamo perché incurante disdegna di distruggerci. Ogni angelo è tremendo. E così mi trattengo e il grido di richiamo reprimo di oscuro singhiozzo. Ah, da chi mai siamo capaci di aver aiuto? Non d ’ angeli, non di uomini, e gli astuti animali avvertono che noi non siamo propriamente di casa nel mondo interpretato. Rimane a noi forse un qualche albero là sul versante […]
Oh, e la notte, la notte, quando il vento pieno di spazio celeste il viso ci rode -, […] Non lo sai ancora? Getta il tuo vuoto dalle braccia agli spazi che respiriamo; forse gli uccelli sentiranno l ’ aria slargata con più intimo volo. […]
E ’ certo strano non abitar più la terra, usanze appena apprese non più praticare, non dare alle rose e alla maggiore promessa di altre cose il senso di un umano futuro; non essere più ciò che si era in mani di ansia infinita, e lasciar via persino il proprio nome come un giocattolo spezzato. Strano non più desiderare i desideri. Strano vedere sbattere sfuso nell ’ aria tutto ciò che aveva un legame. Ed essere morto è faticoso e tanto vi è da riprendere per avvertire gradualmente un senso di eternità.
– Ma i vivi fanno tutti l ’ errore di troppo distinguere. Gli angeli (si dice) spesso non sanno se vanno tra vivi o tra morti. L ’ eterna corrente trae con sé sempre entrambe le cerchie tutte le età e le copre col suono.
Da ultimo non han più bisogno di noi, i trapassati da giovani, lievemente si perde il senso della terra come ci si svezza dei seni della madre. Ma noi, che abbiam bisogno di sì grandi misteri, dal cui lutto sorge spesso uno sboccio felice - ; mai noi potremo essere senza di essi? E ’ invano la saga, per cui una volta nel lamento per Lino la prima osante musica penetrò l ’ arida fissità; che solo nello spazio atterrito da cui un adolescente quasi divino uscì d ’ un tratto per sempre, il vuoto cadde in quel vibrare, che ora ci trascina e consola e soccorre.