1 Il percorso universitario riesce a dare ai giovani una reale preparazione e strumenti adeguati per affrontare il mondo del lavoro? Caserta, 21 maggio.

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1 Il percorso universitario riesce a dare ai giovani una reale preparazione e strumenti adeguati per affrontare il mondo del lavoro? Caserta, 21 maggio 2008 Alberto Stanchi – Osservatorio regionale per l’Università e per il Diritto allo studio universitario del Piemonte

2 Come rispondere alla domanda Dati occupazionali, eterogenei per facoltà, ateneo, zona geografica in cui si cerca lavoro, ma senza dubbio con elementi di criticità Soprattutto se inseriti nel quadro internazionale 1. Premessa Pochi laureati 2a. E’ un problema di scelta? Analizzare come avviene la scelta del corso e le fonti informative a disposizione degli studenti 2b. E’ un problema di strutturale? L’università è il solo modo per proseguire gli studi. Caratteristiche del sistema produttivo e dei servizi 3. Alcune idee, suggerimenti Rivolti a studenti, università, imprese Paradosso italiano

3 2007: 300mila 1997: 154mila 1987: 84mila Quindi l’evoluzione recente è notevole Tuttavia: Siamo il paese con la più bassa percentuale di laureati Pochi laureati? Nel 2005, il 16% della popolazione italiana fra 25 e 34 anni in possesso di un titolo di terzo livello Fonte: Oecd, Education at a Glance 2007

4 Italia: unico paese ad avere un unico canale formativo, l’università, e – di fatto – un solo titolo di studio, la laurea, fino al 2001/02. Con l’aumento delle iscrizioni, sistema impreparato ad affrontare studenti diversi per origine sociale, obiettivi, motivazione, tempo a disposizione per lo studio (I corsi di laurea v.o. pensati per numeri ridotti di studenti, selezionati e motivati) Perché pochi laureati? Francia: formazione professionalizzante biennale al di fuori dell’università. Atenei offrono due tipologie di corso triennale, un più teorico e un altro più professionalizzante (la scelta avviene alla fine del secondo anno), e altri corsi Germania: università e Fachhochschulen, queste ultime con l’obiettivo di offrire corsi professionalizzanti. Formazione integrata al lavoro (accordi università-aziende) Regno Unito: università e college, varie opportunità di corsi professionalizzanti (sandwich e foundation courses) Svezia: università e college, corsi universitari di diversa durata, molta attenzione agli studenti lavoratori, anche nelle procedure di accesso Ungheria: università e college, corso triennale unico ma se lo studente intende non proseguire gli studi, stage di ulteriori 6 mesi dopo il titolo triennale Effetto ottenuto: tasso di abbandono tra i più elevati a livello europeo, durata degli studi spesso non coincidente con quella prevista (fuori corso)

5 La scelta del percorso di studi Carenza di strumenti informativi adeguati Ancora poca diffusione dei dati occupazionali Si presenta l’offerta formativa e gli sbocchi occupazionali “possibili”, senza un chiaro riferimento alle reali prospettive occupazionali Orientamento spesso “promozionale” svolto dallo stesso soggetto interessato all’iscrizione Internet veicola le stesse informazioni di carattere istituzionale o promozionale diffuse con altre modalità Consigli di amici e parenti In assenza di informazioni chiare è ancora molto forte il passaparola, convinzioni sulla presunta fama dell’ateneo) Orientamento degli atenei Assenza di differenziazione esplicita degli atenei Assenza di accreditamento Assenza di parametri oggettivi su cui basare la scelta Scarsa mobilità Mobilità in generale scarsa o motivata da altri fattori (esempio: Sud-Nord) Fonti informative Come scelgono? Elementi strutturali

6 Laureati triennali e mondo del lavoro - 1 Premessa: due tipologie di laureati, vecchio e nuovo ordinamento, a sua volta suddiviso in primo e secondo livello Fonte: AlmaLaurea, Condizione occupazionale dei laureati, Indagine 2007 Il 72% prosegue gli studi Prosecuzione particolarmente alta in alcune facoltà (ambito geo-biologico, psicologia, giurisprudenza > 80%), ma anche in facoltà con buone opportunità occupazionali, ex. Economia e Ingegneria Consapevolezza delle difficoltà occupazionali, evidenziate dalla stampa e dall’esperienza quotidiana: il 66% dichiara di proseguire per arricchire la propria formazione, il 33% dichiara che si tratta di una scelta obbligata ai fini occupazionali Sensazione di inadeguatezza della triennale spesso suffragata dalle opinioni di un numero non trascurabile di docenti Assenza di selezione fra primo e secondo livello, scelta che sarebbe invece in linea con lo spirito della riforma; triennio: formazione superiore ad un grande numero di soggetti, biennio specialistico: accesso alle professioni più qualificate Laureati triennali 2006 a 1 anno dalla laurea

7 Laureati triennali e mondo del lavoro - 2 Elevato tasso di prosecuzione Fra i laureati triennali occupati (45%), quasi la metà (44%) prosegue lo stesso lavoro che aveva durante gli studi, soprattutto in ambito medico (infermieri). Quindi “solo” 20 laureati su 100 entrano nel mercato del lavoro con la triennale Lavoro stabile e guadagni superiori più diffusi tra coloro che proseguono lo stesso lavoro iniziato prima della laurea (1.100 euro nel primo caso, 880 nel secondo, frutto anche della diversa percentuale di lavoro stabile) Difficile valutare il successo occupazionale dei laureati triennali: Tuttavia: dal successo occupazionale della triennale passa molta parte del successo della riforma

8 Laureati pre-riforma e mondo del lavoro - 1 Media che nasconde una realtà molto eterogenea: ingegneria 76%, geo-biologico 38%. Medicina e Giurisprudenza: elevata di prosecuzione degli studi. Fonte: AlmaLaurea (2008) Laureati 2006 pre-riforma a 1 anno dalla laurea Differenze di genere: donne = 50%, uomini = 57% (atteggiamento dei datori di lavoro, preferenza per facoltà che conducono allo svolgimento di professioni con minore successo occupazionale, come l’ambito umanistico e politico-sociale, necessità di conciliare tempi privati e lavorativi) Differenze geografiche: Nord = 66%; Sud = 43%, differenziale costante negli anni (per fronteggiare la carenza di domanda del settore privato, maggior ricorso al lavoro autonomo e maggiore dipendenza dal pubblico) Prosecuzione del lavoro: se si tiene conto che il 28% degli occupati prosegue il lavoro precedente, solo il 38% ha trovato lavoro “grazie” alla laurea. Condizionamenti famigliari e sociali: anche se il 75% dei laureati ha genitori non laureati, restano condizionamenti sia nell’iscrizione all’università sia nella scelta della facoltà (soprattutto facoltà che conducono alle professioni liberali)

9 Laureati pre-riforma e mondo del lavoro - 2 Fonte: AlmaLaurea (2008) Situazione migliora decisamente con il passare del tempo dopo la laurea, anche se… Laureati 2002 pre-riforma a 1, 3, 5 anni dalla laurea Facoltà: mentre alcune fanno segnare dati da piena occupazione: ingegneria, economica, gruppo chimico-farmaceutico, architettura, in altre (gruppo giuridico, scientifico, letterario) il 10% è ancora alla ricerca di un lavoro Differenze territoriali: la differenza Nord-Sud passa da 23% a 12%, ma con minore diffusione del tempo indeterminato e maggiore ricorso al lavoro autonomo. Differenze anche nel reddito Differenze di genere: Contratto atipico riguarda il 33% delle donne, il 20% degli uomini. Uomini guadagnano il 30% in più delle donne Pubblico-privato: maggior utilizzo del lavoro atipico e guadagni inferiori Tipologia di attività svolta Guadagno netto mensile

10 Fattori strutturali: le previsioni di assunzione Tutte le associazioni di categoria concordano nel giudicare insufficiente la dotazione di laureati del nostro paese. Tuttavia le previsioni di assunzione (9% rivolte a laureati) risentono di alcuni fattori strutturali: Oltre il 99% delle imprese italiane ha meno di 50 dipendenti; Specializzazione produttiva in settori tradizionali (basso contenuto tecnologico e scarsa innovazione); Uno dei più bassi investimenti in ricerca a livello europeo: 1,1% contro valori doppi o tripli Specializzazione produttiva in settori tradizionali (sia nell’industria sia nei servizi, i settori a maggior domanda complessiva presentano, con poche eccezioni, una bassa domanda di laureati) Dimensioni aziendali: al crescere della dimensione aziendale aumenta la domanda di laureati Differenze territoriali e di genere: le imprese che domandano più laureati sono al Nord Ovest e al Centro, e dichiarano di preferire gli uomini Fonte: Unioncamere (2007)

11 Fattori strutturali: la distribuzione fra i settori Settore privato: concentra il 60% delle assunzioni in due ambiti disciplinari: economia ed ingegneria; preferenza per la laurea specialistica ed esperienza lavorativa Lavoro autonomo: molto più diffuso che all’estero. Riguarda soprattutto i laureati specialistici. Giurisprudenza, architettura, veterinaria, psicologia Settore pubblico: noti vincoli nelle finanziarie che hanno spinto le amministrazioni a limitare le assunzioni o a ricorrere a forme atipiche (tempo determinato, collaborazioni, lavoratori con partita IVA). Sbocco privilegiato dei laureati negli ambiti umanistici e in quello scientifico, ambiti in cui si rilevano anche i tassi di disoccupazione più elevati Su 100 laureati, dopo 5 anni dalla laurea:

12 Un confronto con l’Europa Uno dei più elevati tassi di disoccupazione (almeno fra i neo-laureati, poi le differenze si assottigliano) Guadagni mensili inferiori Una delle più elevate percentuali di impieghi per cui non è necessaria la laurea, stando alle opinioni dei laureati intervistati La più elevata percentuale di lavoro autonomo Più bassa percentuale di laureati occupati nel settore pubblico (28% contro una media di 42%), soprattutto pubblica amministrazione, istruzione, sanità, servizi sociali Più elevata insoddisfazione dei laureati Due indagini: Cheers (laureati 1995 intervistati nel 2000) e Reflex (laureati 2000 intervistati nel 2005). Anche se occorre cautela nella lettura dei dati, emerge che in Italia: Riferimenti: Schomburg H.,Teichler U.(2007), Higher education and graduate employment in Europe, Dordrecht, Springer; Petersson K. (2007), Graduates from Higher Education in Europe, Statistics Sweden,

13 Nonostante i dati investire in istruzione conviene. A livello aggregato, aumentano occupazione e reddito. Laurea triennale sempre più il livello base con cui competere sul mercato del lavoro (studiare serve anche a difendere la propria posizione relativa: se si diffonde la laurea chi non ne è in possesso rischia di restare escluso dalla competizione). Occorre arricchire il proprio curriculum (stage, esperienze all’estero, conoscenze linguistiche e informatiche) Impossibile “consigliare” la facoltà (occorre tenere conto delle proprie attitudini), ma necessità di scelte alla cui base sta un’adeguata informazione. Cosa fare…? Gli studenti Accettare la flessibilità come modalità di ingresso ma attenzione alla precarietà di lungo periodo (Nel Regno Unito, il sito UniStats.com permette di accedere ad una vasta mole di informazioni sui corsi, sugli sbocchi occupazionali, compresi i giudizi degli ex studenti. In Germania iniziativa simile)

14 Il “lavoro” deve entrare nella progettazione dei corsi, attraverso forme di collaborazione strutturata con rappresentanti della produzione e dei servizi, pur senza appiattirsi alle richieste esterne. Quota di docenza esterna in corsi professionalizzanti. Adeguata opera di informazione sulle competenze dei triennali; negli stage, uno dei pochi strumenti in grado di favorire l’occupazione (AlmaLaurea afferma + 10% di probabilità occupazionali); nelle politiche in favore degli studenti lavoratori, ancora lacunose (in Europa vi è una grande attenzione a questo aspetto; strategia di Lisbona; mercato potenziale notevole) Sciogliere il nodo della laurea triennale: è un titolo professionalizzante, è propedeutica alla specialistica, è una versione compatta della vecchia laurea? (Cavalli, 2005) Condividere il concetto che non si tratta di un titolo di serie B ma un titolo sul quale si gioca l’armonizzazione del sistema italiano all’Europa e un modo per rispondere ai problemi del mondo del lavoro Siamo il solo paese ad avere un unico canale formativo, chiamato a rispondere ad esigenze differenziate. È un modello funzionale? Cosa fare…? Le università e il sistema politico

15 Ogni riforma, anche la più illuminata, dell’università è destinata ad essere sterile se non vi è una parallela presa di coscienza a livello imprenditoriale e nel settore pubblico Oggi la domanda di capitale umano qualificato è bassa: occorre investire in questa direzione Ciò dipende dalla specializzazione produttiva e dalle dimensioni aziendali, tuttavia le imprese, anche dei settori tradizionali, che hanno investito in innovazione o che hanno rivisto l’assetto organizzativo registrano crescente domanda di laureati e sono più competitive (Unioncamere, 2006) Avere un atteggiamento più attento e fungere da stimolo a riforme che possano avere ricadute positive sul lavoro e sulla società (le classiche presentazioni dell’offerta formativa devono lasciare il posto a rapporti stretti e sistematici) Necessità di adeguamento anche del settore pubblico, Una efficiente amministrazione richiederebbe professionalità elevate e funzionali al nuovo ruolo dell’ente pubblico. In Europa vi sono istituzioni preposte alla formazione dei funzionari pubblici Cosa fare…? Il mondo del lavoro

16 Solo a patto che si considerino come interconnessi tutti gli aspetti si potrà correggere il panorama che oggi emerge dalle analisi e operare concretamente a favore dei giovani. Grazie! Cosa fare…? In definitiva…