LE ORIGINI DELLA LETTERATURA IN GRECIA. “In principio erat Homerus”

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Transcript della presentazione:

LE ORIGINI DELLA LETTERATURA IN GRECIA

“In principio erat Homerus”

“La cultura europea incomincia con l’Iliade a l’Odissea, i due poemi epici in 24 canti ciascuno che la tradizione consolidatasi nel mondo greco attribuiva ad un autore chiamato Omero. E incomincia con la rissa per il possesso di una schiava.” (Luciano Canfora)

La poesia epica Il termine epica deriva dalla parola greca eòpov, che possiede molteplici significati: a) parola, discorso, e quindi racconto, narrazione, ecc, a sottolineare il fatto che l’epica si basa sulla narrazione di eventi; b) verso di poesia, a sottolineare il fatto che il canto epico trae la sua forma espressiva da precisi schemi metrici. Nel mondo antico, in effetti, eòpov (la “discorso narrativo”, prima forma di espressione poetica) è quasi sempre contrapposto a (il “discorso razionale”, frutto di ragionamento, capace di spiegare, convincere e far prendere decisioni). In questo genere letterario vengono catalogati testi appartenenti a periodi e popoli estremamente lontani tra di loro.

Nascita e sviluppo dell’epica 1) Il patrimonio più antico di miti e leggende è, probabilmente, quello proveniente dal mondo sumerico e assiro-babilonese, testimonianza di una produzione che doveva risalire già al IV seco­lo a.c. Il testo più noto è L'epopea di Gilgamesh, potente re di Uruk, per due terzi immortale (in quanto figlio della dea Ninsur) e per un terzo mortale. 2) Anche gli Egizi conobbero l'epica, come testimonia il poema sorto sulla famosa battaglia di Quadesh, combattuta dal faraone Ramses Il contro gli Ittiti nel 1296 a.c. circa. 3) Seguono poi le opere dei Greci (Iliade, Odissea, Argonautiche), dei Romani (Eneide). 4) L’epica ebbe una fioritura anche in epoca medioevale, con i cicli carolingio (in poesia) e bretone (in prosa) e i vari can­tari (componimenti narrativi in versi di origine popo­lare, recitati da cantastorie girovaghi), 5) Nell’età rinascimentale ricordiamo invece i poemi cavallereschi Il Morgante di Luigi Pulci, l’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo, l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto e la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso.

I caratteri della poesia epica Benché l'epica, dunque, abbia assunto forme diverse nel corso dei secoli e luoghi in cui fiorì, essa si identifica in componimenti narrativi ampi, in versi o in prosa, che celebrano vicende appartenenti ad un passato più o meno lontano, spesso favoloso e mitico, e le gesta compiute da uno o più eroi, espresse in uno stile solitamente elevato e solenne. Quando questi componimenti sono scritti in versi, prendono il nome di poemi. 1) La centralità dell’eroe. L'epica racconta delle vicende (guerre, avventure, viaggi e peregrinazioni) di solito organizzate intorno alla figura di un eroe, dotato di sentimenti e qualità eccezionali, che vengono dimostrate in duelli, battaglie, incontri con esseri dai poteri sovrumani, o nel conquistare oggetti preziosi. 2) La presenza di storie parallele. Accanto alla vicenda principale, l'opera epica può presentare narrazioni parallele, che introducono personaggi secondari o notizie relative ai popoli con cui viene a contatto il protagonista 3) La fusione di mito e realtà storica. Sovente si mescolano con disinvoltura elementi mitologici con altri realistici ed è importante notare, a tale proposito, che, ove alla base della composizione vi sia un fatto storico, esso risulta trasfigurato e nobilitato proprio dall'inserimento della dimensione magica.

Le origini della poesia epica Le imprese eroiche erano recitate con l’accompagnamento di uno strumento musicale ( hé la cetra). Per questo erano composte in versi e non in prosa: i versi, infatti, grazie alla loro musicalità, sono un supporto utilissimo per la recitazione. Coloro che cantavano queste imprese erano gli aèdi e i rapsodi, già presenti fin dall’età età micenea. Gli aedi ( erano i cantori che vivevano alla corte dei sovrani. Si trattava di una vera e propria professione, anche se modesta. Spesso aggiungevano alla materia mitica le imprese compiute dagli antenati del re per il quale lavoravano. I rapsodi ( letteralmente cucitori di canti), invece, erano cantori girovaghi e recitavano le gesta degli eroi in occasioni particolari, come gare, feste, mercati, ecc. Aedi e rapsodi sono i primi autori della poesia epica e le loro opere (perdute, perché tramandate oralmente) costituiscono le prime manifestazioni letterarie in Grecia.

Le funzioni dell’epica: divertire, celebrare, educare Possiamo riconoscere all’epica 2 funzioni fondamentali, alle quali, nel tempo se ne aggiunge una terza: 1) Divertire il pubblico. Il primo scopo dell’epica è di tipo estetico: intende, cioè, dilettare, divertire il pubblico che ascoltando o leggendo il testo epico, prova piacere e riconosce il valore “poetico”, letterario dell’opera. 2) Celebrare grandi personaggi. Di solito un'opera epica prevede però anche un fine encomiastico, cioè celebrativo: celebrare le grandi imprese degli eroi è un obiettivo evidente anche per il lettore moderno. 3) Educare le nuove generazioni (“enciclopedia tribale”). Nei testi epici troviamo la rappresentazione del pensiero, dei valori e delle abitudini della società in cui tali componimenti vengono ambientati. Ciò di solito avviene tramite il recupero di miti e di leggende legati al mondo degli dèi e degli eroi di un determinato popolo, oppure attraverso la descrizione dettagliata di armi, banchetti, duelli, riti, abitudini familiari. Per questo l’Iliade e l’Odissea sono state definite dallo studioso inglese Eric Havelock come una “enciclopedia tribale”, ossia come il testo che riassume e trasmette la cultura e i valori di un popolo, sul quale i giovani greci formavano la propria educazione ( ).

La figura di Omero Sin dall'antichità, il poeta epico per eccellenza fu ritenuto Omero, al quale si attribuiva la composizione di due poemi, l’Iliade e l’Odissea, e di numerose altre opere minori tra le quali gli Inni, che narrano le vi­cende degli dèi e ne tessono l'elogio, la Batracomiomachia, cioè la battaglia delle rane e dei topi, una parodia del genere epico e gli Epigrammi. La tradizione lo descriveva come un vecchio molto saggio, cieco, come indicava il nome (interpretato come oé mh# oérw^n, colui che non vede; anche se oçmhrov è parola greca che significa “schiavo, ostaggio”), degno di venerazione e di rispetto anche per la sua menomazione, poiché ai ciechi ve­nivano spesso attribuite doti profetiche. Omero vagava di città in città per cantare i suoi poemi. Ben undici città si contendevano l'onore di avergli dato i natali, tra cui Smirne, Argo e la stessa Atene. Quanto all'epoca in cui il poeta visse, lo storico greco Erodoto ( a.C.) indica la metà del IX secolo. Oggi si tende a pensare alla metà dell’VIII sec. A.C. Dubbi sull'attribuzione delle due opere principali ad uno stesso autore e sull'esistenza stessa del poeta Omero cominciarono a nascere già in età ellenistica (III secolo a.C.), quando ebbe inizio la cosiddetta questione omerica.