LA RIVOLUZIONE BORGHESE, POPOLARE E LA REPUBBLICA.

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Transcript della presentazione:

LA RIVOLUZIONE BORGHESE, POPOLARE E LA REPUBBLICA

La Festa della federazione Nel 1790 il 14 luglio si festeggiò a Parigi la Festa della federazione. La Fayette prestò il giuramento che univa tutti i francesi e il re a difesa della costituzione. Il re a sua volta giurò fedeltà alla Francia.

I club politici Vi erano diversi club politici: la Società dell’89 era di tendenze moderate, mentre la Società degli amici dei diritti dell’uomo e del cittadino aveva un orientamento radicale. Il più importante era quello dei giacobini ed era caratterizzato da una quota d’iscrizione elevata, una rigida disciplina e una presenza capillare. Alcuni degli esponenti più importati furono Maximilien Robespierre e Jaques-Pierre Brissot.

Il sistema elettorale I cittadini, nel dicembre 1789, vennero divisi in attivi e passivi: gli attivi( circa 4 milioni), che pagavano una imposta annua di almeno tre giornate di lavoro, avevano diritto di voto e facevano parte del corpo elettorale; mentre quelli passivi( 3 milioni), più poveri, erano esclusi.

Ambiguità di Luigi XVI Il comportamento di Luigi XVI fece diffondere nel popolo il timore di un “complotto aristocratico”, che faceva capo al partito di Maria Antonietta (fortemente antirivoluzionaria). L’emigrazione dei nobili all’estero pareva un tentativo di ritorno all’assolutismo con l’aiuto di altre potenze.

La Costituzione civile del clero La Costituzione civile del clero (luglio 1790) dava il compito alle assemblee locali di eleggere vescovi e parrochi. Tutti gli ecclesiastici dovevano giurare fedeltà alla nazione. Il Papa Pio VI si oppose, solo sette vescovi accettarono e il basso clero di divise a metà.

La riforma amministrativa Fra il 1790 e il 1791 vi fu una grande costruzione di strutture amministrative: la Francia venne divisa in 83 dipartimenti e i dipartimenti in circondari. Fu introdotto un decentramento efficace. Parigi venne divisa in 48 circoscrizioni che corrispondevano ad altrettante assemblee. L’Assemblea soppresse tutte corporazioni e gli scioperi.

La Costituzione del‘91 e la fuga del re Il regime politico che si stava formando era di tipo liberale: il parlamento era formato da una sola camera (Assemblea legislativa), i ministri regi non ne potevano fare parte e il re aveva solo il veto sospensivo. Il giugno 1791 il re fuggì dando conferma dei timori del popolo, ma venne fermato a Varennes e fu ricondotto a Parigi.

L’assemblea Legislativa L’ 1 ottobre 1791 si riunì il nuovo Parlamento formato da 736 deputati di diversi schieramenti, che non furono però in grado di garantire un’egemonia politica.

Dichiarazione di guerra all’Austria Il 20 aprile 1792 venne dichiarata guerra all’Austria controrivoluzionaria. Si pensava che un’eventuale vittoria francese avrebbe diffuso in Europa gli ideali della rivoluzione. Questa iniziativa venne ripresa anche dai sanculotti a cui si aggiunsero i federati che erano giunti a Parigi per difendere la patria. Tra questi prevalsero i marsigliesi.

Arresto di Luigi XVI Il 3 agosto 1792 le sezioni parigine chiesero la deposizione del re. Il 10 i sanculotti e i federati giunsero al palazzo delle Tuileries difeso da nobili e mercenari. Dopo due attacchi il re si arrese e l’ Assemblea legislativa decretò la sospensione del sovrano e diede inizio a delle elezioni a suffragio universale.

I massacri di settembre Nel settembre del 1792 si diffuse la voce di un complotto antirivoluzionario con radici nelle carceri. I sanculotti assaltarono le prigioni, colme di nobili e preti controrivoluzionari, e li massacrarono.

La battaglia di Valmy Nel settembre 1792 i rivoluzionari francesi sconfissero i prussiani a Valmy. Si trattò di una vittoria più simbolica che militare in quanto un popolo in armi aveva battuto una potenza militare.

Abolizione della monarchia Il giorno dopo la battaglia di Valmy la Convenzione abolì la monarchia e istituì la repubblica. L’ assemblea eletta da solo 1/10 degli elettori (7 milioni) era formata da girondini contrapposti ai montagnardi, i moderati furono chiamati la palude. I contrasti furono di natura politica e ideologica.

Morte di LuigiXVI Da dicembre 1792 a gennaio 1793 il re venne processato con grande intransigenza e la sua colpevolezza venne decretata quasi all’unanimità, mentre l’appello fu respinto per volontà dei girondini. Il giorno dopo il processo (21 gennaio 1793) il re venne decapitato alle Tuileries.

La guerra rivoluzionaria Dopo la sconfitta austriaca a Jemappes e l’esecuzione del re aumentò l’ostilità tra la Francia e le potenze europee. Queste ostilità culminarono nel febbraio del 1793 con la dichiarazione di guerra all’ Inghilterra, all’Olanda e poco dopo alla Spagna.

Crisi dell’esercito repubblicano L’offensiva nemica nella primavera del 1793 sconfisse il generale di Valmy, Dumouriez, che, sospettato di tradimento, fu messo sotto inchiesta. Dopo aver tentato di marciare su Parigi, passò al nemico. Contemporaneamente le truppe francesi non riuscirono a reprimere una rivolta rurale nella Vandea (nella Loira) capeggiata da nobili e preti refrattari.

Agitazioni popolari Nuove difficoltà furono sollevate dal malessere economico: i sanculotti chiedevano che il prezzo degli alimenti avesse un limite fissato. Il gruppo degli “arrabbiati” sosteneva il principio dell’uguaglianza sociale.

Nuovi provvedimenti La situazione critica spinse la Convezione a trovare degli accordi: fu creato un tribunale rivoluzionario e dei comitati di sorveglianza rivoluzionaria, furono fissati dei prezzi sulla farina e sui cereali e soprattutto venne istituito il Comitato di salute pubblica ovvero il nuovo vero organo di governo.

I girondini contro i sanculotti I girondini, contrari ai nuovi provvedimenti, cercarono di bloccare i movimenti popolari e, con l’aiuto dei realisti, il maggio del 1792 occuparono Lione e Marsiglia. Il 2 giugno la Convenzione decretò sotto minaccia della Guardia nazionale l’arresto di 29 deputati e due funzionari girondini.