Il salmo 41 è attribuito dalla tradizione a Davide, l’orante che prega durante un momento difficile della sua vita forse per la ribellione del figlio Assalonne (cfr 2Sani 15-17) o semplicemente per la fatica della vecchiaia, durante la quale Adonia, approfittando della sua fragilità, tentò di farsi proclamare re (Re 1).
È il salmo della tristezza, della solitudine e per questo viene chiamato «Preghiera di un malato abbandonato’. Il salmo può essere diviso in tre parti; la prima dichiara che chi usa misericordia sarà soccorso da Dio: «Beato l’uomo che ha cura del debole, nel giorno della sventura il Signore lo libera. Veglierà su di lui il Signore, lo farà vivere beato sulla terra».
Il salmista, che si riconosce fra questi, rivendica il diritto all’attenzione divina perché è lui ora ad aver bisogno: «io ho detto: Pietà di me, Signore; risanami, contro dite ho peccato”. La parte centrale del salmo descrive la triste situazione del salmista: «I nemici mi augurano il male: “Quando morirà e perirà il suo nome?”... Contro di me sussurrano insieme i miei nemici, contro di me pensano il male’.
E proprio questo riferimento ai nemici che tramano il male, ad aver legato il salmo agli avvenimenti succitati della vita di Davide. In realtà, non sappiamo chi sia il salmista, ma ognuno di noi può sentirsi rappresentato da questa persona in difficoltà e sola.
Pare di sentire il lamento dell’adolescente che si sente senza amici, del padre di famiglia che ha difficoltà al lavoro e non trova aiuti, dell’anziano che vede sfumare i legami e gli affetti o del malato che nella sua lunga degenza un po’ alla volta vede gli altri che si stancano e lo abbandonano.
Ma ancor di più. è come se vi leggessimo il sentimento profondo di chi soffre e che diventa irraggiungibile all’altro, perché gli sembra che nessuno lo possa davvero capire. E questa la difficoltà più grande nei momenti difficili.
Ecco allora la terza parte del salmo: la supplica a colui che sempre può capire e ascoltare e soccorrere. «Ma tu, Signore, abbi pietà e sollevami... Da questo saprò che tu mi ami se non trionfa su di me il mio nemico; per la mia integrità tu mi sostieni, mi fai stare alla tua presenza per sempre. Sia benedetto il Signore, Dio d’israele, da sempre e per sempre. Amen, amen».
Lì dove nessuno può arrivare, lì dove sentiamo solo le voci avverse del nemico che ci vuole disperati, proprio lì si solleva il grido fiducioso di chi sa non di essere mai abbandonato da Dio.