Riflessioni di alcuni testimoni del nostro tempo sul tema della Carità Riflessioni di alcuni testimoni del nostro tempo sul tema della Carità
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla:
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova
Madre Teresa di Calcutta
Donna: “Suora, ma perché fai così? Non tutti fanno come te, chi te lo ha insegnato? Madre Teresa: “Me l’ha insegnato il mio Dio” La donna chiese: “Fammelo conoscere il tuo Dio” Madre Teresa abbracciandola rispose: ”Il mio Dio adesso tu lo conosci. Il mio Dio si chiama Amore”. Un giorno la beata nella sua casa di Calcutta accoglie una donna ricoperta di piaghe e inizia a curarla. Instaura con lei un dialogo: dialogo:
: La carità è paziente, è benigna la carità;
Papa Francesco
Dal discorso del Santo Padre Francesco - Cagliari 22 settembre incontro con i carcerati e poveri. >
La carità non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si compiace della verità
Don Luigi Di Liegro ( Direttore Caritas Roma) “N on si può amare a distanza, restando fuori dalla mischia, senza sporcarsi le mani, ma soprattutto non si può amare senza condividere”».
“La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro”. Papa Francesco (Lampedusa - Omelia 8 luglio 2013)
Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
Asia Noreen Bibi pakistana incarcerata dal giugno del 2009 e condannata a morte perché cristiana in un paese a maggioranza mussulmana.
Asia ha scritto una lettera in cui ci racconta le sue preoccupazioni di mamma e di donna cristiana. Ci sono diversi passi nella lettera che toccano il lettore e altri che indignano, tra cui quello in cui racconta di come un giudice, Naveed Iqbal, entrando un giorno nella sua cella le ha detto che le avrebbe revocato la condanna a morte se si fosse convertita all’Islam: “Sono stata condannata perché cristiana – gli ho detto –. Credo in Dio e nel suo grande amore. Se lei mi ha condannata a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita per Lui”.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto.
«Ciò che conta veramente è solo quello che è eterno. Non facciamo gran conto di ciò che passa; attacchiamoci a Dio. Egli non cambia mai. Essere vigilanti e preparati alla chiamata di Dio, come se dovessimo morire ogni giorno. Che Gesù trovi sempre i vostri cuori pieni di carità e di amore, capaci di amare gli altri, come Lui ha amato noi.»
Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità, ma di tutte più grande è la carità. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità, ma di tutte più grande è la carità.
Mons. Tonino Bello, vescovo di Molfetta, commentando l’inno alla carità diceva: «Se la fede ci fa essere credenti e la speranza ci fa essere credibili è solo la carità che ci fa essere creduti.»