Cap.11 La regolamentazione rif. Bentivogli-Trento In Europa per regolamentazione si intende una nozione generale di intervento legislativo, amministrativo.

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Cap.11 La regolamentazione rif. Bentivogli-Trento In Europa per regolamentazione si intende una nozione generale di intervento legislativo, amministrativo o di controllo esercitato dallo Stato. Negli USA è connessa con gli interventi o controlli esercitati da una istituzione pubblica sull’attività degli operatori di un dato settore ritenuto di interesse peculiare per la società. E’ in genere legata al bisogno di porre rimedio al cattivo funzionamento del mercato anche attraverso la creazione di apposite agenzie di regolamentazione costituite da tecnici qualificati.

Negli USA la reg. nasce dalla necessità di porre rimedio alle imperfezioni del mercato, ma senza sostituirsi ad esso. In Europa invece, a fronte dei fallimenti del mercato, lo Stato ha assunto direttamente la produzione di alcuni servizi e le forme di controllo sono state affidate (specie in Italia) ad organismi interni, anziché ad autorità indipendenti.

La reg. può assumere varie forme che possono assumere le seguenti tipologie: 1 Regolamentazione dell’entrata: vale soprattutto per i servizi di p.u.(telefoni, elettricità, trasporti ferroviari, acqua) oppure di barriere amministrative o autorizzazioni in particolari settori quali distribuzione commerciale, farmacie, professioni, (ora in parte abolite, decreto Bersani).

Regolamentazioni tariffarie o di prezzo: possono avere un fine allocativo: assicurare un giusto tasso di reddittività, o redistributive: evitare che uno dei contraenti si avvantaggi rispetto all’altro. (soprattutto per i monopoli naturali) Regolamentazioni qualitative e informative, es. livelli minimi di sicurezza e protezione dell’utente sui prodotti industriali, obbligo di informazioni nei mercati con forti asimmetrie informative.

Regolamentazione dell’attività dell’ingegno (diritti di autore, brevetti, marchi industriali) Regolamentazione ambientale. nel caso di esternalità negative l’uso della regolamentazione può essere fatto per evitare attività dannose o incentivare attività che hanno invece effetti positivi. Possono essere usati sia strumenti regolatori che strumenti economici (tasse o sussidi).

Teorie della regolamentazione Teorie dell’interesse pubblico Teorie dell’interesse privato

Teorie dell’interesse pubblico Secondo qs teorie la regolamentazione è introdotta in risposta ad una domanda proveniente dal pubblico per richiedere la correzione di risultati iniqui o inefficienti prodotti in alcuni mercati. Il punto di debolezza consiste nel fatto che qs teoria non fornisce una spiegazione del meccanismo mediante il quale un interesse pubblico viene individuato e tradotto in intervento legislativo.

Si potrebbe assumere che i politici siano interessati al raggiungimento di un maggiore benessere collettivo (comportamento altruista). In sintesi affinchè la regolamentazione possa essere giustificata facendo ricorso alla teoria dell’interesse pubblico è necessario dimostrare la presenza di un fallimento del mercato nell’industria che si intende regolamentare e che l’intervento pubblico avviene per il raggiungimento di un maggiore benessere collettivo.

Teorie dell’interesse privato. Risalgono ad alcuni politologi che si sono occupati del ruolo dei gruppi di interesse nelle moderne società democratiche. Alcuni studiosi sostengono che le agenzie regolatrici possono essere influenzate e al limite dominate dalle stesse imprese regolate. In ambito economico sono state riprese da Stigler (The theory of economic regulation 1971)

Stigler sostiene che la regolamentazione è richiesta allo Stato dagli stessi operatori a cui è destinata per il loro benessere e non per quello della collettività. Non è quindi l’interesse pubblico che spiega la nascita della reg. ma semmai il contrario. Lo Stato cioè è in grado di fornire una posizione di privilegio ad alcuni settori attraverso la reg. (rent-seeking behavior).

Nella lettura di Stigler la regolamentazione è il frutto della “cattura” dei politici e dei funzionari pubblici da parte degli interessi di alcuni operatori privati. I politici, in questa impostazione, sono immaginati come operatori la cui funzione di utilità consiste nella massimizzazione del proprio potere e prestigio. Gli elettori possono influenzare il loro comportamento attraverso l’attività di lobbyng.

Coloro che esercitano attività di lobbying sono eventualmente disponibili anche a sostenere le spese per la difesa dei propri interessi, che dipenderà dal grado di coinvolgimento in quella specifica attività. La regolamentazione può essere considerata, secondo Stigler, come un bene che viene sottoposto ad un’asta da parte dei politici, che “venderanno” la normativa protettiva a quell’operatore o gruppo di operatori disposti a pagarla al prezzo più alto (rappresentato dal voto, fondi per l’attività politica, ecc.)

La teoria della cattura si fonda sulla maggiore probabilità che nello scontro tra un numero vasto ma non organizzato di consumatori e un gruppo ristretto, ma organizzato di operatori, questi ultimi riescano ad imporre i propri interessi.

Funzione obiettivo del politico. (Peltzman) M= nf- (N-n)h M rappresenta il consenso. n= numero dei potenziali sostenitori nel gruppo dei beneficiari f= probabilità netta che i beneficiari assicurino effettivamente il loro sostegno. N= numero totale dei votanti. h= probabilità netta che colui che è colpito dalla regolamentazione voti contro il politico.

Alcuni casi di regolamentazione: Monopolio naturale. Regolamentazione di esternalità e imperfezioni informative.

Le due diverse interpretazioni della regolamentazione conducono a giudizi contrapposti circa la desiderabilità dell’intervento pubblico nei vari mercati. Per decidere se la reg. di un mercato sia giustificabile sulla base dell’interesse pubblico è necessario effettuare il market failure test, verificare cioè se in quel mercato vi è un fallimento e se l’intervento pubblico può correggerlo. Nel caso ciò non fosse, non necessariamente si verificano fenomeni di “cattura”.

Il monopolio naturale In presenza di settori caratterizzati da monopolio naturale le soluzioni sono: 1. lasciare il settore privo di regolamentazione (affidato allo Stato) 2. eliminare il monopolio attraverso lo smembramento (più produttori) 3. regolamentare il settore.

2. Lo smembramento non è una politica desiderabile, poiché condurrebbe ad un mercato con più produttori che non è efficiente a causa della condizione di subadditività dei costi. 3. La regolamentazione consiste nell’imposizione di controlli all’entrata, di tariffe concordate e di standard di qualità. La regolamentazione dei servizi di p.u. appare un caso nel quale l’interesse pubblico viene perseguito. Essa assume la forma di una barriera all’entrata o di un regime di concessione esclusiva, controllo sulle tariffe e ulteriori vincoli, quali ad es. l’obbligo di fornire il servizio all’intero mercato.

Esistono anche casi nei quali il monopolio naturale non richiede regolamentazione e sono i casi in cui vi è perfetta contendibilità. In un mercato contendibile l’entrata è libera, l’uscita non comporta costi irrecuperabili. Il nuovo entrante e l’impresa già affermata competono sulla base della stessa tecnologia e il monopolista non può praticare un prezzo superiore al costo medio e quindi godere di extraprofitti.

E’ anche importante osservare che la natura di monopolio naturale non è immutabile nel tempo perché può cambiare la tecnologia o la domanda. Inoltre la desiderabilità della regolamentazione non implica la necessità di una nazionalizzazione dell’attività. L’alternativa è di cedere l’attività ai privati e assoggettarli al controllo di agenzie di regolamentazione. (Il beneficio della proprietà pubblica risiede in un vantaggio informativo ad es. per determinare le tariffe).

Regolamentazione di esternalità e di imperfezioni informative. Si hanno esternalità quando le azioni di taluni operatori si ripercuotono su altri agenti senza che tale effetto transiti per il sistema dei prezzi. Costituiscono un caso di fallimento del mercato a cui l’intervento pubblico può porre rimedio. (La teoria dell’interesse pubblico pare di sicura applicazione).

La questione fondamentale della regolazione delle esternalità consiste nello stabilire se sono sufficienti regole fondate sugli incentivi per modificare il comportamento degli operatori o se servono controlli amministrativi diretti. Il primo tipo di regolamentazione (incentivi) cerca di porre rimedio all’esternalità creando un mercato in cui si definisca il prezzo del bene. Si può attribuire il diritto di proprietà o allo Stato o ai privati.

Nel primo caso lo Stato può introdurre una tassa che colpisce chi provoca una esternalità negativa. Es. tassa sugli scarichi industriali che è un modo di attribuire un prezzo all’uso del bene (protezione ambientale). L’altra possibilità è di vendere ai privati i “diritti di inquinamento”. I fondi raccolti serviranno a compensare le vittime dell’esternalità (ad es. costruendo depuratori)

La regolamentazione amministrativa si fonda invece sulla definizione di standard da far rispettare. Ad es. livelli massimi ammessi di una sostanza nociva. Questi standard sono definiti e fatti rispettare da agenzie regolatrici o da enti amministrativi.

I problemi di asimmetrie informative sorgono in alcuni mercati nei quali il consumatore non è in grado di stabilire con precisione la qualità del bene che gli viene offerto. Es. experience goods, per i quali si può stabilire la qualità solo dopo averli consumati (servizi della sanità, o farmaci), si rende necessario un intervento pubblico che regolamenti la produzione di certi beni o servizi.

Altri settori nei quali il problema informativo giustifica l’adozione di regolamentazione pubblica sono il settore bancario, quello assicurativo e quello finanziario. Ad esempio nel settore bancario il risparmiatore non ha informazioni per valutare la solidità di un istituto bancario al quale affida i propri risparmi, lo stesso vale per il settore delle assicurazioni e per i mercati finanziari in genere.