L’Europa degli Stati-nazione Lezioni d'Autore. Nel XVIII secolo, l’Europa costituiva un’unica grande realtà culturale. L’Illuminismo franco-inglese aveva.

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L’Europa degli Stati-nazione Lezioni d'Autore

Nel XVIII secolo, l’Europa costituiva un’unica grande realtà culturale. L’Illuminismo franco-inglese aveva esportato le sue idee e i suoi esponenti in tutti gli Stati europei. Intellettuali e artisti si riconoscevano appartenenti a una stessa società, oltre ogni frontiera. Il cosmopolitismo costituiva una cifra caratteristica dell’Illuminismo settecentesco che in nome della ragione e della lex naturae vagheggiava l’instaurazione di un ordine universale, fondato sui lumi della ragione, capace di garantire la libertà e il progresso di ognuno nella fratellanza di tutti. 1789, nasce la nazione!

Con la Rivoluzione Francese nasce lo spirito nazionale che, nel contesto culturale illuminista, si accompagna al liberalismo dei diritti individuali. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, votata nel 1789 dall’Assemblea Nazionale francese, abolisce ogni privilegio dichiarando che “gli uomini nascono liberi ed uguali nei diritti” e che “il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione”. L’Europa delle nazioni si contrappone all’Europa dei re.

Le idee liberali e nazionaliste si estesero rapidamente in tutta Europa, favorite anche dalle guerre napoleoniche. La reazione delle monarchie fu violenta. La definitiva sconfitta di Napoleone a Waterloo non riuscì a fermare i movimenti popolari, decisi a dotare di uno Stato le nazioni che non l’avevano e a rendere ‘nazionali’ gli Stati monarchici. La tendenza all’autodeterminazione dei popoli era ormai indirizzata alla formazione di Stati-nazione in cui i cittadini fossero consapevoli di possedere un’identità comune e di condividere la stessa cultura. Nazionalismo popolare

Il nazionalismo popolare si sviluppò: >> all’interno di Stati multinazionali, come l’Impero absburgico, >> all’interno di comunità etniche divise tra più Stati, come nel caso degli italiani che, vivendo su un territorio suddiviso in una mezza dozzina di Stati che andava dalla Svizzera alla Sicilia, ambivano a uno Stato- nazione italiano che li unisse. Nazionalismo popolare

Una volta che lo Stato italiano fu creato, molti leader italiani capirono che avrebbero dovuto usare il potere dello Stato per consolidare la cultura e la coscienza dei propri cittadini. Tutti gli Stati europei agirono, infatti, per alimentare e far crescere il fervore patriottico nei propri cittadini. La storia (e la preistoria) furono utilizzate a man bassa per rivendicare un passato che legittimasse la propria nazione e le proprie ambizioni. Si fece ricorso ai miti, si inventarono delle tradizioni, costruendo ex novo riti ed eroi con riferimenti fantastorici a un passato mitico. Nazionalismo di Stato

La letteratura fu mobilitata per dotare di una lingua nazionale comunità fino ad allora ristrette in un linguaggio dialettale dalla diffusione limitata. Il folklore, la musica e l’arte furono incentivati dalle politiche governative per cementare l’amor patrio nel popolo. La scuola e l’educazione delle giovani generazioni, naturalmente, vennero curate con particolare attenzione, incrementando i programmi scolastici con attività collettive e comportamenti individuali esemplari. Né si può dimenticare il ruolo fondamentale svolto dalla religione per santificare il sentimento nazionale e sacralizzare la triade Dio-Patria-Famiglia.

L’avanzata degli Stati nazionali andò di pari passo con l’industrializzazione e la modernizzazione dei costumi e del pensiero europeo. “I movimenti nazionali, che avevano cominciato partecipando alla crociata liberale contro le dinastie reazionarie, avvertirono un senso di frustrazione non appena fu chiaro che le loro richieste non potevano essere completamente accolte. Così nell’ultimo quarto di secolo, il vecchio nazionalismo liberatorio e unificante spesso lasciò il passo all’intolleranza del nazionalismo integrale”. Colonialismo, razzismo, antisemitismo

Si cominciò a parlare di espulsione delle minoranze, di rivendicazioni territoriali, di tradimento della patria da parte di chiunque esprimesse un certo dissenso, appartenesse a etnìe o confessioni religiose differenti da quelle della maggioranza. >>Con le conquiste coloniali, poi, ogni nazione europea pensò di “portare la civiltà” ai popoli africani; così, il nazionalismo divenne puro razzismo nelle colonie, >>In patria iniziò a manifestarsi l’antisemitismo. Il nazionalismo diventa razzismo

Nel corso dei trentun anni di conflitto mondiale, che vanno dalla dichiarazione di guerra alla Serbia da parte dell’Austria il 28 luglio 1914 alla resa senza condizioni del Giappone il 14 agosto 1945, in cui la fine di una gran parte del genere umano non sembrò lontana. Dopo le distruzioni della Prima e della Seconda guerra mondiale, gli europei hanno avuto la forza e il coraggio di rialzarsi. Hanno capito che la guerra non risolve i problemi, anzi ne crea altri di immensa gravità. La nostra Costituzione dichiara che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…” (art. 11). Suicidio e rinascita dell’Europa

FINE Lezioni d'Autore