Cara Annalisa, Ora che ti trovi finalmente davanti a Colui che cercavi nei “brandelli di umanità ferita”, ti scrivo con tutta tranquillità una lettera…
Tu eri una mistica, folle di Dio e folle dei poveri. Non una mistica che si riposa nella preghiera, ma che dalla preghiera si trasforma e sente il servizio ai poveri come un momento di estasi.
I poveri? No, non esistono i poveri. Esisteva Abdi Faduma Qassim con le loro particolari necessità che tu ricordavi con una memoria prodigiosa.
Perché ti hanno uccisa, tu, “donna, cristiana, nubile”, cioè un disvalore in una società islamica tradizionale?
Il tuo non guardare in faccia a nessuno era un insulto quotidiano al potere. Tu eri dolce e materna solo con i poveri.
Prima o dopo doveva capitarti quello che ti è successo? Detto così, è offensivo. Si è verificata invece l’ultima beatitudine: “…vi perseguiteranno, diranno ogni male di voi e crederanno di rendere gloria a Dio”.
Sei dunque un esempio da seguire? Pochi sarebbero in grado di seguire il tuo stile di vita. E allora?
Mi hai lasciato un impegno ad amare i poveri come fosse il cuore stesso che pulsa nel nostro corpo
…a cooperare senza legarsi ad alcun interesse se non quello dei poveri
… ad avere una fiducia in Dio che unisca l’abbandono di stampo islamico alla confidenza filiale cristiana.
Mi lasci l’eredità del perdono, difficile per i mussulmani, dicevi. Perché, per i cristiani è facile?
Non mi hai lasciato una parte facile da amministrare. Mi ci proverò. Silvio