Amicizia e semplicità,Orazio. Vile potabis modicis Sabinum cantharis, Graeca quod ego ipse testa conditum levi, datus in theatro cum tibi plausus, care Maecenas eques, ut paterni fluminis ripae simul et iocosa redderet laudes tibi Vaticani montis imago. Caecubum et prelo domitam Caleno tu bibes uvam: mea nec Falernae temperant vites neque Formiani pocula colles.
Traduzione. Berrai un vino sabino di poco valore in modeste coppe,che io stesso ho riposto in un’anfora greca, Quando nel teatro ti fu dato un applauso, caro cavaliere Mecenate,che le sponde del fiume paterno e insieme il giocoso eco del Vaticano colle riprodussero le lodi per te. Tu sei abituato a bere il Cecubo e l’uva domata(schiacciata) con la pressa di Cales ma, ne le viti di Falerno ne quelle dei colli Formiani mescolano i miei bicchieri.
Figure retoriche. Vile….cantharis : Doppio iperbato incrociato Graeca quod: Anastrofe Mea pocula: Metonimia Simul et: Anastrofe
Interpretazione. Orazio,in questa ode,vuole celebrare un evento lieto accaduto a Mecenate,suo carissimo amico. Mecenate ha ricevuto un sonoro applauso nel teatro di Marcello al ritorno da una malattia. Decide così di offrirgli del vino,ma gli fa notare che la sua bevanda non è del tipo a cui Mecenate è abituato. Il suo è un vino di poco valore (Vile) come egli stesso sostiene,ma sceglie comunque di condividerlo perché il vero valore sta nel gesto,nel desiderio di condividere un momento lieto e non di bere un vino pregiato. Orazio cerca di sottolineare la sua gioia per i successi dell’amico e il suo desiderio di offrirgli il meglio che può,ovvero l’affetto e non i beni materiali.
Autrici: Cicatelli Martina Liguori Francesca Viviani Rosa IV D