Conferenza stampa – Parma, 25 febbraio 2010 Presentazione a cura di Pier Giacomo Ghirardini Monica Pellinghelli Le conseguenze occupazionali della recessione in provincia di Parma Rapporto di monitoraggio n° 3 Dati congiunturali al 30 settembre 2009
Premessa metodologica Il modello di monitoraggio degli esiti occupazionali della crisi economica dell’Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Provincia di Parma
l’Osservatorio sul mercato del lavoro della Provincia di Parma prosegue nell’attività di osservazione degli effetti occupazionali locali della recessione che le più autorevoli Istituzioni prevedono protrarsi nel biennio l’Osservatorio ha realizzato un modello di monitoraggio dei flussi occupazionali nelle unità locali in provincia di Parma, in grado di restituire informazioni nel breve periodo su domanda di lavoro dipendente (= avviamenti al lavoro) e posti di lavoro perduti (= saldo avviamenti-cessazioni) il modello si basa sull’osservazione dei flussi occupazionali nelle comunicazioni SARE-CO e fa ricorso a procedure di scomposizione delle serie storiche Monitorare gli esiti occupazionali locali di una crisi economica globale
Il sistema di monitoraggio OML si basa su data warehouse costruiti sulle comunicazioni SARE Pier Giacomo Ghirardini (coordinamento e analisi dei dati) Monica Pellinghelli (standardizzazione e documentazione statistica) Marco Ventura (bonifica, estrazione e produzione data warehouse) lavoratori avviati unità locali di imprese e istituzioni avviamenti al lavoro data warehouse SARE-CO 2008 – III trimestre 2009 Gruppo di lavoro:
L’analisi congiunturale dei flussi occupazionali richiede la destagionalizzazione dei dati le dinamiche dei flussi occupazionali sono molto influenzate da fenomeni di stagionalità (ad esempio nell’agroindustria) l’analisi congiunturale si può condurre solamente su dati destagionalizzati si è utilizzato il modello di scomposizione delle serie storiche Seasonal decomposition – Census I in futuro si prevede di fare ricorso anche a modelli del tipo Seasonal ARIMA
la serie storica gennaio 2008 – settembre 2009 aggiorna e sostituisce integralmente la serie gennaio 2008 – giugno 2009 del 2° rapporto di monitoraggio (10 settembre 2009) i dati della nuova serie storica sono da ritenersi provvisori con la possibilità di una successiva revisione del saldo avviamenti-cessazioni per il «totale economia» sull’ordine di 200/400 unità circa su base annua le serie destagionalizzate vengono integralmente ricalcolate dal «totale economia» sono escluse le attività svolte da famiglie e convivenze (colf e badanti), a causa dei ritardi connessi al loro nuovo particolare regime di comunicazione «totale economia» = unità locali di imprese e istituzioni Aggiornamento e ricostruzione delle serie storiche del 3° rapporto di monitoraggio
Terzo trimestre 2009: solo una battuta di arresto della crisi? Nel complesso dell’economia locale pare fermarsi il calo dell’occupazione … che continua però nell’industria
Nel terzo trimestre 2009 si arresterebbe il calo della domanda di lavoro nell’economia locale gli avviamenti al lavoro nel totale economia, dopo il crollo nei tre trimestri precedenti, arrestano la loro caduta nel terzo trimestre 2009 (+10,0% variazione congiunturale) però su base annua il calo della domanda di lavoro rimane elevato (-13,6% variazione tendenziale) variazione congiunturale modesta (+2,8%) anche nel settore manifatturiero
La domanda di lavoro dipendente negli ultimi dodici mesi monitorati è caduta però del 17,1% bancarotta Lehman Brothers
Il saldo occupazionale del terzo trimestre 2009 attenua un bilancio su base annua molto pesante grave il bilancio dei posti di lavoro alle dipendenze perduti su base annuale dalle unità locali delle imprese e delle istituzioni parmensi ( unità) nel terzo trimestre 2009 si registra un modesto saldo positivo fra avviamenti e cessazioni (103 unità) ma non si arresta la perdita di posti di lavoro dipendente nell’industria (966 di cui 876 nel manifatturiero)
Negli ultimi dodici mesi monitorati si sono persi posti di lavoro nel settore manifatturiero bancarotta Lehman Brothers
Rimane molto forte la domanda di colf e badanti e il saldo avviamenti-cessazioni è molto positivo nonostante la crisi resta molto elevata la domanda di lavoro «di cura» e di lavoro domestico si tratta però di un’area di lavoro molto «segregata» le comunicazioni obbliga- torie per le attività svolte da famiglie e convivenze sono purtroppo soggette a ritardi e incompletezze derivanti dal loro nuovo particolare «regime» (D.L. n.185 del convertito nella Legge n. 2 del ) i dati sono sottostimati
Il debole miglioramento nel terzo trimestre 2009 è coerente con i dati del PIL a livello nazionale bancarotta Lehman Brothers
Ma la ripartenza della produzione industriale in Italia si presenta tuttora lenta e molto incerta bancarotta Lehman Brothers
Anche a livello locale le possibilità di ripresa sono subordinate all’andamento dell’export
la ripartenza – pur lenta – dell’attività industriale nel terzo trimestre 2009 è stata determinata dalle esportazioni tale stimolo si è tradotto in una crescita occupazionale non all’interno delle imprese manifatturiere dove, mediamente, la capacità produttiva inutilizzata è ancora molto elevata è invece aumentato l’outsourcing e il ricorso ai temporary workers, come evidenziato dai saldi avviamenti-cessazioni della logistica e dei trasporti (180 unità) e dei servizi alle imprese (337 unità di cui 224 nel lavoro interinale), tornati ad essere positivi nel terzo trimestre 2009 a questa debole ripresa non contribuiscono i consumi, con il conseguente peggioramento occupazionale del commercio La tenuta dell’export a livello provinciale spiega la migliore performance nel terzo trimestre 2009
La domanda di lavoro è stata particolarmente reattiva nella logistica e nei trasporti (+61,2%)
In recupero pure l’andamento della domanda di lavoro nei servizi alle imprese (+16,7%) * eccettuati i servizi di ricerca, selezione e fornitura del personale (lavoro interinale)
La ripresa del lavoro interinale (+33,2%) ridimensiona la precedente «strage» di precari
Nel commercio nel terzo trimestre 2009 calano le assunzioni del 3,9% e si perdono 241 posti
La crisi occupazionale si trasforma: dal labour hoarding al job shedding Da una prima fase di «tesoreggiamento» delle risorse umane più professionalizzate ad una seconda fase di «sfoltimento» dei posti di lavoro in eccesso sulle esigenze produttive
dal labour hoarding tentativo di «risparmiare» le risorse umane più qualificate o su cui le imprese hanno più investito in formazione forte ricorso agli ammortiz- zatori sociali (in Italia con la Cassa integrazione guadagni, con lo Chômage technique in Francia e il Kurzarbeitergeld in Germania) volto a pagare le ore «non lavorate» degli occupati alle dipendenze Nelle previsioni delle più autorevoli Istituzioni economiche la crisi occupazionale sta evolvendo al job shedding azioni di riequilibrio del rapporto fra l’output e l’input di lavoro dilatatosi su livelli diseconomici nella prima fase della crisi mancata o parziale sostituzione del turnover del personale prepensionamenti e dimissioni «volontarie» incentivate mobilità individuale e collettiva per ristrutturazione industriale o per cessazione dell’attività ricorso all’outsourcing
Un rapporto PIL / occupazione «critico» in Italia
Dall’aprile 2008 al dicembre 2009 si sono persi 606 mila occupati in Italia ( dato destagionalizzato )
Le persone in cerca di occupazione in Italia sono in costante crescita (oltre 2 milioni di persone)
Il quadro locale degli indicatori di disequilibrio inizia a registrare «annunci» di ristrutturazioni Indicatori di disequilibrio I trim II trim III trim Cassa integrazione guadagni ordinaria (ore concesse) Cassa integrazione guadagni straordinaria (ore concesse) Iscrizioni nelle liste di mobilità (iscritti di flusso) Ingressi nello stato di disoccupazione disoccupati (esclusi inoccupati e altri) Dipendenti indicati come esuberi nelle comunicazioni di mobilità collettive Saldo avviamenti-cessazioni nelle attività manifatturiere (dati destagionalizzati)
I nuovi disoccupati e i gruppi di lavoratori più colpiti dalla crisi L’uscita lenta e incerta dalla recessione economica e il «salto di qualità» della crisi occupazionale nel sistema locale
Le persone che hanno perduto un precedente lavoro sono aumentate del 53,3% su base annua bancarotta Lehman Brothers
In Emilia-Romagna nel terzo trimestre 2009 l’Istat rileva 102 mila disoccupati (4,9% delle forze di lavoro) Tasso di disoccupazione
il dato di maggiore continuità rispetto ai precedenti rapporti è la caratterizzante connotazione manifatturiera della crisi con il conseguente maggiore impatto sulla componente maschile dell’occupazione la ripresa delle assunzioni (a tempo determinato) e il fatto che inizino a prendere piede le ristrutturazioni produce il riequilibrio degli esiti occupazionali della crisi fra lavoro flessibile e lavoro a tempo indeterminato è forte l’impatto sui lavoratori nel pieno della vita attiva se si considera a parte il lavoro di colf e badanti, la crisi investe con eguale durezza i lavoratori italiani e stranieri non si registrano significative differenze a livello territoriale I mutamenti in atto della crisi stanno cambiando il target dei gruppi sociali maggiormente colpiti
I gruppi di lavoratori più colpiti dalla crisi distribuzione (%) dei posti di lavoro alle dipendenze perduti nel periodo ottobre 2008 – settembre 2009
Una crisi con uniforme intensità nel territorio distribuzione (%) dei posti di lavoro alle dipendenze perduti nel periodo ottobre 2008 – settembre 2009 e degli avviamenti al lavoro nel periodo ottobre 2008 – settembre 2009 per Centro per l’impiego
permane purtroppo una elevata incertezza di prospettiva sia a breve termine (quarto trimestre 2009) che a medio termine le anticipazioni congiunturali sul quarto trimestre 2009 per il Paese nel suo complesso, recentemente divulgate, sono tutte negative o al di sotto delle previsioni precedentemente formulate (PIL, produzione industriale, ordinativi ed export) nel medio periodo, guardando alle previsioni per il biennio , tutte le Istituzioni economiche più autorevoli ipotizzano il permanere di elevati livelli di disoccupazione, nonostante la ripresa dell’economia (oltre il 10% per quanto riguarda la media dell’Unione europea, all’8,7% per l’Italia anche se la disoccupazione ufficiale è sottostimata) dopo anni di «piena occupazione» aumentano i rischi di una significativa ripresa locale della disoccupazione giovanile Alcune osservazioni conclusive
Conferenza stampa – Parma, 25 febbraio 2010 Presentazione a cura di Pier Giacomo Ghirardini Monica Pellinghelli Le conseguenze occupazionali della recessione in provincia di Parma Rapporto di monitoraggio n° 3 Dati congiunturali al 30 settembre 2009