Cultura del paesaggio Cultura nel paesaggio Elisa Costanzo
La questione è fondativa: è nato prima il paesaggio…
... o lo sguardo?
All'inizio fu lo spazio amorfo, indifferenziato, su cui la laboriosa pratica della sopravvivenza incise un fitto reticolo di tracce, segnali, riferimenti, dando lentamente vita al disegno di un territorio nel quale si rispecchiò la prima vaga identità di gruppo
Furono la permanenza, la stabilità e la durata dell'esistenza collettiva a trasformare lo spazio percepito in spazio culturale
Il > primitivo [...] si dà alla percezione come conoscenza, come atto di costruzione e appropriazione del mondo
Da:
Il paesaggio è costituito da un cardine attorno al quale ruota tutta la natura
Poi, però, visto che le radici erano uniche, si è rassegnata Forse è un'unica pianta dall'inizio, ma non riusciva ad andare d'accordo con sé stessa.
La città ha bisogno della natura e tutte le grandi città civili includono e non escludono la natura
... magari un po' troppo inclusa!
Il paesaggio è un insieme di segnali. E' una matassa da sgarbugliare
Il macro-caos delle metropoli riassunto nel micro-caos della segnaletica
Il paesaggio è un territorio mediato dalla cultura
Mettersi a pancia a terra. Può dare un punto di vista diverso, che talvolta è proprio quello giusto per fare e vedere le cose
A Milano, in Piazza XXIV Maggio, c'è una stupenda quercia rossa che avrà almeno 90 anni. Fu piantata in onore dei caduti della prima guerra mondiale Per fare un marciapiede, qualcuno ha tagliato via metà radici, ma lei è ancora lì che resiste
Alla quercia nel Maggio 2004, Maurizio Cattelan, ha legato la sua opera di artista contemporaneo, molto criticata e molto discussa
“La fotografa!....” “Ah... alura 'a sarà una pianta impurtanta!” Succede anche questo nella Bassa Novarese “Cus l'è in via cla fa cula fiola?”