Epidemiologia e profilassi generale delle malattie infettive
ASPETTI GENERALI Interazione di un agente biologico (microrganismo) e un ospite recettivo (uomo, animale) Implica la replicazione dell’agente nell’ospite INFEZIONE MALATTIA INFETTIVA È l’espressione clinica dell’infezione
All’infezione non segue necessariamente la malattia. Una malattia può avere un decorso: CLINICO: in genere per l’individuo è più grave della malattia clinica; SUBCLINICO: in genere per l’individuo è meno grave della malattia clinica. ICEBERG DELLE MALATTIE
Il decorso inapparente o clinicamente evidente di un’infezione dipende da fattori, non sempre facilmente valutabili legati: al microrganismo ospite all’ospite alla modalità di trasmissione
Le malattie infettive riconoscono un agente causale: Unico Specifico Necessario (anche se non sufficiente) Alla penetrazione di un microrganismo segue la malattia solo in presenza di determinate condizioni favorenti (concause)
I MICRORGANISMI Da un punto di vista antropocentrico i microrganismi si possono dividere in: SAPROFITI quando il loro habitat naturale è l’ambiente; quando vivono sui tegumenti (pelle, mucose dell’apparato respiratorio, digerente, genito-urinario, congiuntive) senza provocare alcun danno; COMMENSALI quando sono in grado di aggredire l’ospite, costituito da un altro organismo vivente, causandogli un danno. PARASSITI
I MICRORGANISMI PATOGENI PATOGENICITA’ Capacità propria dei microrganismi parassiti di causare un danno all’ospite, che si esprime con uno stato di malattia. INVASIVITA’ Intrinseca attitudine del microrganismo a superare i dispositivi di difesa superficiale (barriera anatomo-funzionale) ed invadere l’organismo. Microrganismi invasivi: capaci di invadere tutto l’organismo (es. virus del morbillo, della rosolia, ecc.) Microrganismi non invasivi: esplicano la loro capacità lesiva preferenzialmente in alcuni organi o apparati (es. virus dell’epatite). Possono determinare: TOSSIGENICITA’ I patogeni invasivi e non invasivi producono o liberano per disfacimento diverse sostanze (metaboliti tossici, esoenzimi, endotossine) che sono responsabili delle lesioni locali e generali e, in definitiva, della sintomatologia con cui si manifesta il processo infettivo. LESIONI LOCALIZZATE (rhinovirus) DANNI GENERALI dovuti alla produzione di esotossine (bacillo tetanico)
I patogeni possono manifestare in misura diversa la loro capacità aggressiva nei riguardi dell’ospite, in rapporto a variazioni presentate da singoli stipiti. VIRULENZA Indica il diverso grado con cui si esprime la patogenicità a seconda dello stipite microbico in causa. CARICA INFETTANTE È il numero minimo di microrganismi necessario per dare inizio all’infezione. È molto variabile da una specie all’altra e, nell’ambito della stessa specie, può variare a seconda dello stipite. Dipende dall’INFETTIVITA’ cioè dalla capacità di un microrganismo patogeno di penetrare, attecchire e moltiplicarsi nell’ospite.
CONTAGIOSITÀ Malattie infettive contagiose INFETTIVITÀ: capacità del microrganismo di penetrare, attecchire e moltiplicarsi CONTAGIOSITÀ: capacità del microrganismo patogeno di passare da un soggetto recettivo ad un altro, dopo la sua eliminazione Malattie infettive contagiose Causate da microrganismi che vengono eliminati attraverso diverse vie dall’ospite e che giungono ad altri soggetti recettivi in maniera diretta o indiretta (es. virus dell’influenza, rosolia, morbillo, etc.). Malattie infettive non contagiose Causate da microrganismi che non vengono eliminati nell’ambiente; la loro trasmissione richiede l’intervento di appositi vettori o particolari evenienze (es. malaria, leishmaniosi, tetano, etc.).
CATENA INFETTIVA I microrganismi per permanere e perpetuarsi in una popolazione devono avere un habitat naturale in cui riprodursi e l’opportunità di diffondere ad altri ospiti suscettibili.
SERBATOIO DI INFEZIONE (reservoir) CATENA INFETTIVA Individuo, animale, pianta o substrato inanimato in cui l’agente patogeno ha il suo habitat, riproducendosi e perpetuandosi SERBATOIO DI INFEZIONE (reservoir)
SORGENTE O FONTE DI INFEZIONE CATENA INFETTIVA Ospite umano o animale da cui il microrganismo può essere trasmesso ad altri soggetti recettivi della stessa specie o di specie diversa SORGENTE O FONTE DI INFEZIONE Può coincidere con il serbatoio (infezioni a trasmissione sessuale) o essere rappresentata da un veicolo (acqua, alimenti, ecc.)
La presenza di un microrganismo in una sorgente non implica il verificarsi di una infezione o malattia se non vi è disseminazione dalla sorgente. La disseminazione di un agente infettivo dipende da: Patogenicità del microrganismo (intesa come capacità del microrganismo stesso di danneggiare l’ospite) Dose infettante Stabilità del microrganismo nell’ambiente Disponibilità di un adeguato veicolo o vettore di trasmissione Capacità del microrganismo di entrare nell’ospite per una o più porte d’ingresso
ORIGINE DELLE INFEZIONI Organismo in cui i parassiti vivono e si moltiplicano provvedendo così alla moltiplicazione della specie SORGENTE MALATO PORTATORE Soggetto che, pur NON presentando manifestazioni morbose, alberga nel proprio organismo ed elimina agenti patogeni.
soggetto che si infetta ed elimina l’agente patogeno senza contrarre la malattia PORTATORE SANO
PORTATORE CONVALESCENTE malato che continua ad eliminare l’agente patogeno anche dopo la guarigione clinica PORTATORE CONVALESCENTE
PORTATORE CRONICO l’eliminazione dei microrganismi perdura per anni
PORTATORE PRECOCE l’eliminazione dei microrganismi inizia prima dell’esordio clinico
PORTATORE MALATTIA L’eliminazione dei microrganismi perdura per anni L’eliminazione dei microrganismi inizia prima dell’esordio clinico L’eliminazione dei microrganismi perdura per anni PORTATORE PRECOCE PORTATORE CONVALESCENTE PORTATORE CRONICO MALATTIA mesi/anni Malato che continua ad eliminare microrganismi anche dopo la guarigione clinica PORTATORE SANO ore/giorni/mesi/anni Soggetto che si infetta ed elimina i parassiti senza contrarre la malattia
Malattie umane di origine animale Zoonosi Malattie umane di origine animale Anche in questo caso la sorgente d’infezione può essere rappresentata da: ANIMALI MALATI ANIMALI PORTATORI Sani Convalescenti Cronici Precoci ZOONOSI o ANTROPOZOONOSI Animale Uomo (brucellosi) ZOOANTROPONOSI Uomo Animale (TBC)
VIE DI PENETRAZIONE ED ELIMINAZIONE DEI MICRORGANISMI Vie di eliminazione Cute Mucose vie respiratorie Mucose vie digerenti Mucose vie genitourinarie Mucose congiuntivali Placenta Cutanea Genito-urinaria Intestinale Buccale Respiratoria Congiuntivale Sangue: trasfusioni manipolazioni insetti ematofagi
Trasmissione per contatto VIE DI TRASMISSIONE Trasmissione per contatto È la più importante e frequente modalità di trasmissione delle infezioni. È suddivisa in: PER CONTATTO DIRETTO: comporta un contatto diretto da superficie corporea a superficie corporea ed un trasferimento fisico di microrganismi tra una persona infetta o colonizzata ed un ospite suscettibile PER CONTATTO INDIRETTO: comporta un contatto di un ospite suscettibile con un oggetto contaminato che fa da intermediario (strumento contaminato, ago, indumento, mani contaminate, ecc.)
Il passaggio dell’agente patogeno può avvenire per: 1. TRASMISSIONE DIRETTA MALATO o PORTATORE SUSCETTIBILE Contatto stretto (MST) 2. TRASMISSIONE INDIRETTA MALATO o PORTATORE AMBIENTE SUSCETTIBILE il microrganismo “soggiorna” nell’ambiente esterno Può avvenire tramite: - VEICOLI (mezzi inanimati, acqua, alimenti, ecc.) - VETTORI (mezzi animati, meccanici, ospiti) 3. TRASMISSIONE SEMI-DIRETTA MALATO o PORTATORE AMBIENTE SUSCETTIBILE se il tempo e lo spazio che intercorrono tra la dispersione nell’ambiente del parassita e il nuovo contagio sono brevi il microrganismo “soggiorna” per un periodo di tempo molto breve nell’ambiente esterno e la la trasmissione avviene nelle immediate vicinanze della sorgente di infezione
VIE DI TRASMISSIONE Diretto Fomiti Droplet (>5 m; <1 m) Veicoli (cibo, acqua) Sessuale Contatto INDIRETTO (Veicoli) Verticale Catena oro-fecale Parenterale - Apparente - Inapparente Aria Droplet nuclei (<5 m; >1m) Aerosol (particelle di polvere) Vettori Meccanici o passivi Attivi o obbligati
Modalità di trasmissione dei microrganismi emessi con le secrezioni respiratorie 1 metro TRASMISSIONE DA DROPLET (≥5 m) TRASMISSIONE AEREA - Droplet nuclei (<5 m) FONTE Droplet nuclei Droplet > 1 metro < 1 metro DROPLET AIRBORNE
RUOLO DELL’OSPITE L’organismo umano non subisce passivamente l’ingresso di microrganismi infettanti ma attiva vari fattori e linee di resistenza: ASPECIFICHE SPECIFICHE (difesa immunitaria)
CONGENITA o REFRATTARIETA’ IMMUNITA’ ANTI-INFETTIVA CONGENITA o REFRATTARIETA’ ACQUISITA NATURALE passiva (connatale) attiva (per infezioni pregresse) ARTIFICIALE passiva (g globuline) attiva (vaccini) Di specie Di individuo
FATTORI AMBIENTALI L’ambiente fisico e sociale esercita la sua influenza sia sui microrganismi, sia sulla vie di trasmissione, sia infine sulla capacità relativa dell’ospite ed influenza in modo considerevole l’epidemiologia delle infezioni.
FATTORI AMBIENTALI Alcuni esempi di fattori ambientali sono: il basso livello socio-economico, che espone ad un maggior rischio di infezioni di qualsiasi genere; l’affollamento, fattore di rischio per le infezioni trasmesse per via aerea; la scarsità di acqua potabile e l’inquinamento fecale dell’ambiente per carenza dei sistemi di raccolta e smaltimento delle acque reflue urbane, che sono fattori importanti per il mantenimento dell’endemia e per le manifestazioni epidemiche delle infezioni enteriche.
STORIA NATURALE DELL’INFEZIONE Una volta innescato, il processo infettivo può evolvere in modo subclinico o dar luogo alla malattia conclamata. In entrambi i casi, il più delle volte, l’infezione si autoestingue con completa eliminazione del microrganismo e comparsa di uno stato di immunità specifica.
STORIA NATURALE DELL’INFEZIONE Dal punto di vista epidemiologico i dati della storia naturale dell’infezione più importanti sono: Durata del periodo di incubazione Durata del periodo di contagiosità Rapporto infezione-malattia Durata della malattia Letalità Frequenza di evoluzione in malattia cronica Frequenza e durata dello stato di portatore Persistenza dell’immunità
Impatto degli agenti infettivi e manifestazioni delle malattie infettive in seno alla comunità Nel caso delle infezioni che hanno come serbatoio esclusivo l’uomo, un microrganismo può rimanere presente in una popolazione solo passando ininterrottamente da un individuo ad un altro L’infezione si può perpetuare solo se i casi primitivi danno luogo ad un sufficiente numero di casi secondari La diffusione interumana di un microrganismo determina, oltre ai casi di malattia, l’immunizzazione naturale dei soggetti che superano l’infezione Il gruppo dei soggetti immuni costituisce un ostacolo alla diffusione dell’agente infettante che per poter sopravvivere deve sempre avere a disposizione una quota sufficiente di soggetti suscettibili
Le forme principali con cui la malattia infettiva può manifestarsi in seno ad una popolazione sono: Quando i casi di malattia si manifestano isolatamente senza apparenti rapporti con altri casi. Sporadicità tempo Tasso x 100.000 ab.
Endemia Quando una malattia è costantemente presente nella popolazione residente in una determinata area geografica, manifestandosi con un numero di casi più o meno elevato ma complessivamente abbastanza costante. Tasso x 100.000 ab. Tempo
Epidemia È il verificarsi in una comunità o area geografica di un numero di casi di malattia eccedente le aspettative. Tasso x 100.000 ab. Tempo
Andamento di un epidemia 250 200 N. pazienti 150 Suscettibili Casi 100 Immuni 50 1 2 3 4 5 Tempo Recettivo/Suscettibile Infetto (e contagiante)Malato/asintomatico Immune
Pandemia Quando la diffusione epidemica va oltre i confini di un paese e dilaga attraverso i continenti
27 aprile 2009 - Pandemia 2009 H1N1 Paesi, territori ed aree con casi di influenza confermati in laboratorio e numero di morti (WHO) Morti cumulative 1-10 11-50 51-100 ≥101 Paesi/territori/aree con casi confermati
Mortalità pandemia 2009 151.700 - 575.400 morti 14 marzo 2010 - Pandemia 2009 H1N1 Paesi, territori ed aree con casi di influenza confermati in laboratorio e numero di morti (WHO) Morti cumulative 1-10 11-50 51-100 ≥101 Paesi/territori/aree con casi confermati Mortalità pandemia 2009 151.700 - 575.400 morti
Epidemia, endemia e malattia sporadica Casi Tempo malattia sporadica epidemia endemia
Lo studio epidemiologico su eventi infettivi oggi si basa su: modelli matematici (es. Tasso di copertura vaccinale) sistemi di sorveglianza di malattia infettiva (notifica) sistemi di sorveglianza delle infezioni
Profilassi generale delle malattie infettive
Profilassi generale delle malattie infettive La profilassi consiste nel prevenire l’insorgenza e la diffusione delle malattie infettive Norme e mezzi volti a combattere gli agenti etiologici o a bloccarne l’azione PROFILASSI DIRETTA Risanamento dell’ambiente di vita ed aumento delle difese dell’individuo PROFILASSI INDIRETTA
La profilassi generale delle malattie infettive prevede: 1. Denuncia o notifica 2. Accertamento diagnostico 3. Isolamento 4. Disinfezione e disinfestazione DIRETTA 5. Profilassi specifica (chemio ed immunoprofilassi) INDIRETTA
Denuncia o notifica È l’atto con cui il medico notifica all’Autorità Sanitaria il verificarsi di ogni caso di malattie infettive. Per tutte le malattie sottoposte a denuncia obbligatoria, la notifica va fatta anche in caso di semplice sospetto. Il sistema di notifica è stato rivisto nel 1990
Sistema Informativo delle Malattie Infettive e Diffusive (SIMID) “… Il medico che nell’esercizio della sua professione venga a conoscenza di un qualunque caso di malata infettiva e diffusiva o sospetta di esserlo, pericolosa per la salute pubblica, deve comunque notificarla all’autorità competente …” Decreto Ministeriale del 15.12.1990
CLASSE TERZA flussi informativi particolari e differenziati CLASSE SECONDA blenorragia brucellosi diarree infettive non da salmonelle epatite virale A epatite virale B epatite virale NonA-NonB epatite virale non specificata febbre tifoide legionellosi leishmaniosi cutanea leishmaniosi viscerale leptospirosi listeriosi meningite ed encefalite acuta virale meningite meningococcica morbillo parotite pertosse rickettsiosi diversa da tifo esantematico rosolia salmonellosi non tifoidee scarlattina sifilide tularemia varicella CLASSE TERZA flussi informativi particolari e differenziati AIDS lebbra malaria micobatteriosi non …tubercolare tubercolosi CLASSE QUARTA focolai epidemici, dermatofitosi (tigna) infezioni, tossinfezioni ed infestazioni di origine alimentare pediculosi scabbia CLASSE QUINTA Malattie non comprese nelle classi precedenti e zoonosi indicate dal regolamento di polizia veterinaria. CLASSE PRIMA colera febbre gialla febbre ricorrente epidemica febbri emorragiche virali (febbre di Lassa, Marburg, Ebola) peste poliomielite tifo esantematico botulismo difterite influenza con isolamento …virale rabbia tetano trichinosi In giallo le Classi e le malattie con flusso di notifica informatizzato
Accertamento diagnostico Serve a confermare la diagnosi o il sospetto clinico. Si può ricercare direttamente (ad es. isolamento) l’agente patogeno o indirettamente i segni dell’avvenuto contatto con lo stesso (indagini sierologiche).
ISOLAMENTO Rappresenta l’insieme dei provvedimenti attuati per impedire la trasmissione degli agenti patogeni dai malati ai sani. ISOLAMENTO Domiciliare (o fiduciario) Ospedaliero Piantonamento movimenti, per un periodo di tempo pari a quello massimo di incubazione della malattia (sorveglianza sanitaria delle persone che hanno avuto contatti con il caso durante le tre settimane seguenti all’inizio della malattia e sorveglianza di queste per tre settimane dall’ultimo contatto, con misurazione della temperatura corporea due volte al dì ed ospedalizzazione, con isolamento, al riscontro di temperature superiori a 38,3 °C. Sorveglianza clinica: la ricerca giornaliera, in conviventi e contatti di un paziente affetto da malattia trasmissibile, di segni e sintomi riferibili ad essa. (es: difterite sorveglianza clinica di conviventi e contati stretti per 7 giorni dall’ultimo contatto con il paziente, con effettuazione di indagini di laboratorio per evidenziare eventuali portatori asintomatici) L’efficacia dell’isolamento è in relazione alla precocità ed al rigore con cui viene attuato. L’isolamento deve essere precoce e di durata sufficientemente lunga.
Isolamento stretto Isolamento da contatto Isolamento respiratorio Isolamento enterico Stanza singola con ventilazione pressione negativa SI NO Stanza singola normale - Solo in caso di scarsa igiene del paziente Mascherine Guanti Camici SI se si prevede contaminazione con le feci L’isolamento dei portatori è sempre molto problematico e spesso improponibile In questo caso si cerca di ottenere la BONIFICA.
MISURE DI PROFILASSI PER ESIGENZE DI SANITA' PUBBLICA Provvedimenti da adottare nei confronti di soggetti affetti da alcune malattie infettive e nei confronti di loro conviventi o contatti Circolare n° 4 del 13 marzo 1998 Protocollo 400.3/26/1189 MISURE DI PROFILASSI PER ESIGENZE DI SANITA' PUBBLICA
MISURE DI PROFILASSI PER ESIGENZE DI SANITA’ PUBBLICA Circolare n° 4 del 13 marzo 1998 Protocollo 400.3/26/1189 MISURE DI PROFILASSI PER ESIGENZE DI SANITA’ PUBBLICA Provvedimenti da adottare nei confronti di soggetti affetti da alcune malattie infettive e nei confronti di loro conviventi o contatti L’acquisizione di nuove conoscenze epidemiologiche e scientifiche e l’impatto prodotto sulla salute pubblica da malattie infettive emergenti hanno suggerito l’opportunità di sottoporre a revisione la Circolare n° 65 del 18 agosto 1983 “Disposizioni in materia di periodi contumaciali per esigenze profilattiche “ e la circolare n° 14 del 31 marzo 1992 “Modifica della Circolare 65/83 sulle misure contumaciali – Epatiti virali”. Nella presente Circolare sono riportate le malattie, raggruppate sulla base delle classi di notifica di cui al D.M. 15 dicembre 1990, per le quali sono applicabili misure di profilassi, altrochè individuale, collettiva. Ad ogni malattia è stata dedicata una scheda con le informazioni relative alla Classificazione Internazionale delle Malattie (IX revisione), ai periodi di incubazione e contagiosità, ai provvedimenti da adottare nei confronti dei malati, dei conviventi e dei contatti, nonché ad altre misure preventive, quando necessarie. Per facilitare la consultazione è stato predisposto un elenco delle malattie descritte. La scheda introduttiva fornisce un glossario con i significati tecnici dei termini usati nel testo. I provvedimenti relativi ai malati tendono all’interruzione della catena di trasmissione della malattia, fra le misure relative a conviventi e contatti un’attenzione particolare viene riservata alla possibilità di effettuare la prevenzione primaria. La vaccinazione, quando esistente, rappresenta il mezzo migliore per la prevenzione ed il controllo delle malattie infettive, potendo consentire, in alcuni casi, anche la loro eliminazione ed eradicazione. Per alcune malattie, quali l’epatite B ed il morbillo, è stata dimostrata l’efficacia protettiva della vaccinazione anche ad esposizione già avvenuta. Trattandosi di un documento che dovrebbe servire da guida per interventi rapidi in caso di manifestazioni di malattie trasmissibili, non è stato affrontato l’aspetto relativo all’educazione sanitaria che, in quanto cardine della prevenzione primaria, dovrebbe rientrare nelle attività di base di qualsiasi Operatore impegnato in campo sanitario. Nell’assicurare la disponibilità del competente Ufficio di questo Ministero per ogni eventuale chiarimento, si ringrazia per la collaborazione fattiva che tutti gli Operatori sanitari coinvolti, a qualsiasi livello, nella tutela della salute pubblica, vorranno assicurare affinché alle raccomandazioni contenute in questa Circolare venga data la più ampia diffusione. IL MINISTRO F.To BINDI
Circolare n° 4 del 13 marzo 1998 Nella presente Circolare sono riportate le malattie, raggruppate sulla base delle classi di notifica di cui al D.M. 15 dicembre 1990, per le quali sono applicabili misure di profilassi, oltreché individuale, collettiva.
Circolare n° 4 del 13 marzo 1998 Ad ogni malattia è stata dedicata una scheda con le informazioni relative alla: Classificazione Internazionale delle Malattie (IX revisione), ai periodi di incubazione e contagiosità; ai provvedimenti da adottare nei confronti dei malati, dei conviventi e dei contatti; nonché ad altre misure preventive, quando necessarie.
Misure di profilassi per esigenze di Sanità Pubblica EPATITE VIRALE B EPATITE ACUTA B ICD-10 – B16 Classe di notifica: II Periodo di incubazione Periodo di contagiosità Provvedimenti nei confronti del malato Provvedimenti nei confronti di conviventi e di contatti Da 45 a 180 giorni, mediamente 60-90 giorni. L’infettività inizia alcune settimane pri-ma del manifestarsi della sintomatologia e permane per tutta la durata della malattia. Tutti i soggetti HBsAg positivi sono da considerare poten-zialmente infettanti. Adozione delle precauzioni standard per prevenire l’espo-sizione ed il contatto con sangue ed altri fluidi biologici. Vaccinazione di conviventi e partner sessuali di soggetti portatori cronici di HBsAg, secondo le indicazioni del D.M. 4 ottobre 1991 (G.U. n° 251 del 27 ottobre 1991) Immunoprofilassi post-esposizione per tutti i soggetti vittime di lesioni con aghi o oggetti taglienti potenzialmente infetti e di partner sessuali di pazienti cui sia stata diagnosticata l’epatite virale B. Le immunoglobuline specifiche vanno somministrate al più presto dopo il contatto potenzialmente infettante, insieme con il vaccino, secondo gli schemi riportati nel D.M. 3 ottobre 1991 (G.U. n° 251 del 27 ottobre 1991) e successive modifiche ed integrazioni. La profilassi post-esposizione non è necessaria per le persone immunizzate in precedenza che abbiano un titolo anticorpale maggiore o uguale a 10 mUI/ml. In caso contrario, è indicata una dose booster di vaccino, ovvero di immunoglobuline, per la somministrazione delle quali è necessario acquisire il consenso informato.
Misure di profilassi per esigenze di Sanità Pubblica VARICELLA Varicella ICD-10 – B01 Classe di notifica: II Periodo di incubazione Periodo di contagiosità Provvedimenti nei confronti del malato Provvedimenti nei confronti di conviventi e di contatti Da 2 a 3 settimane, abitualmente 13-17 giorni. Il periodo di incubazione può essere prolungato in caso di soggetti con alterazione dell’immuno-competenza o sottoposti ad immunoprofilassi passiva. Da 5 giorni prima a non più di 5 giorni dopo la comparsa della prima gittata di vescicole. Il periodo di contagiosità può essere prolungato in caso di soggetti con alterazione dell’immuno-competenza o sottoposti ad immunoprofilassi passiva. Isolamento domiciliare per almeno 5 giorni dalla comparsa della prima gittata di vescicole, con restrizione dei contatti con altri soggetti suscettibili, in particolar modo donne in stato di gravidanza e neonati. In caso di ricovero ospedaliero, isolamento stretto, in considerazione della possibilità di trasmissione dell’infezione a soggetti suscettibili immunodepressi. Nessuna restrizione per la frequenza scolastica o di altre collettività. In caso di ricovero ospedaliero dei contatti, per altre cause, è indicata la separazione per un periodo di 10-21 giorni, prolungato a 28 giorni in caso di somministrazione di immunoglobuline specifiche, dall’ultimo contatto con un caso di varicella. Vaccinazione dei soggetti ad alto rischio di complicanze da infezione con virus V-Z secondo le indicazioni della Circolare n° 8 del 10 marzo 1992.