"La condizionalità in agricoltura: principi, norme e applicazione” Laboratorio di consulenza partecipata Regione Puglia Assessorato alle Risorse Agroalimentari.

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"La condizionalità in agricoltura: principi, norme e applicazione” Laboratorio di consulenza partecipata Regione Puglia Assessorato alle Risorse Agroalimentari Regione Puglia Servizi di Sviluppo Agricolo

Esposizione  Descrizione delle aziende prese in esame  area normale  area pSIC  Descrizione delle norme prese in esame  Analisi degli aspetti critici riscontrati nei due casi studi

Provincia di FOGGIA Caso studio n. 1 Azienda n° 1 Indirizzo cerealicolo Area normale A cura del dott. Agr.mo Pasquale Solazzo

4 La metodologia adottata Il gruppo di lavoro si è costituito nel corso di approfondimento “La condizionalità in agricoltura: principi, norme e applicazione tenutosi a Bari presso l’Assessorato alle Risorse Agroalimentari dal 27 al 29 giugno 2006: NOMECOGNOMEENTE DI APPARTENENZA 1ANNAMARIACILARDIASS. AGR. REGIONE PUGLIA 2PASQUALESOLAZZOUPA FOGGIA -REGIONE PUGLIA 3LUCIANOCICIRETTIUPA FOGGIA -REGIONE PUGLIA 4FRANCESCOBELLINOASS. AGR. REGIONE PUGLIA 5MAURODE LUCIAASS. AGR. REGIONE PUGLIA 6DONATOFORENZASETTORE FORESTE- REGIONE PUGLIA 7MARCOGRASSOORDINE AGRONOMI FOGGIA 8MATTEOMANNAAIAB 9GIUSEPPEPALLADINOCOLDIRETTI -FOGGIA

5 La metodologia adottata La scelta dell’azienda: L’azienda è stata individuata in accordo con le Organizzazioni Professionali Agricole della Provincia di Foggia che hanno partecipato al gruppo di lavoro. La metodologia di lavoro: E’ stato contattato il conduttore, da subito è iniziato un proficuo dialogo sulle norme della condizionalità e la loro applicazione. Nel corso degli incontri con il conduttore è stata approfondita la conoscenza dell’azienda in esame sia dal punto di vista strutturale che organizzativo. Il livello di conoscenza dell’imprenditore: Il conduttore dell’azienda, dottore agronomo, era informato sommariamente sulle nuove norme, ed ha chiesto numerosi chiarimenti interpretativi, specialmente sull’applicazione della norma 4.2 “Gestione delle superfici ritirate dalla produzione”

6 Le caratteristiche strutturali dell’azienda Nome: n° 1 Forma di conduzione: diretta del coltivatore Ubicazione: agri di Foggia-Troia (fuori area SIC-ZPS) Estensione: ha Natura dei terreni: i seminativi presenti hanno struttura di medio impasto, ed hanno un’elevata presenza di scheletro. Metodo di coltivazione: in azienda si pratica l’agricoltura convenzionale; la maggior parte della superficie aziendale e interessata alla coltivazione di cereali in asciutto ed è frequente il ringrano.

7 Le caratteristiche strutturali dell’azienda Strutture, macchine e attrezzature aziendali: l’azienda è dotata di idonei locali per lo stoccaggio dei mezzi della produzione, per il ricovero delle macchine e delle attrezzature. Inoltre è dotata di tutte le attrezzature per la lavorazione dei terreni, per la semina, concimazione, diserbo e di una mietitrebbiatrice tradizionale. Manodopera: il conduttore si avvale dell’ausilio di un operaio a tempo determinato. Titoli PAC: l’azienda possiede titoli a seminativi OCM per un valore complessivo superiore a euro.

8 Riparto colturale Annata agraria Colturaha Grano duro Set aside Sup. disattivate Ceci Asparago Pascolo Olivo da olio Tare e incolti Sup. totale

Provincia di FOGGIA Caso studio n. 2 Azienda n° 2 Indirizzo cerealicolo Area pSIC A cura del dott. Agr.mo Pasquale Solazzo

10 La metodologia adottata Il gruppo di lavoro NOMECOGNOMEENTE DI APPARTENENZA 1ANNAMARIACILARDIASS. AGR. REGIONE PUGLIA 2PASQUALESOLAZZOUPA FOGGIA -REGIONE PUGLIA 3FRANCESCOBELLINOASS. AGR. REGIONE PUGLIA 4MIRCOSALVATORECONFAGRICOLTURA-FOGGIA 5DOMENICORAUSEOC.I.A.- FOGGIA 6GIUSEPPEPALLADINOCOLDIRETTI -FOGGIA 7MARCOGRASSOORDINE AGRONOMI FOGGIA 8FRANCESCOGRIFONIAIAB -FOGGIA

11 La metodologia adottata La scelta dell’azienda: L’azienda è stata individuata in accordo con le Organizzazioni Professionali Agricole della Provincia di Foggia che hanno partecipato al gruppo di lavoro. La metodologia di lavoro: E’ stato contattato il conduttore, da subito è iniziato un proficuo dialogo sulle norme della condizionalità, e la loro applicazione. Nel corso degli incontri con il conduttore è stata approfondita la conoscenza dell’azienda in esame dal punto di vista strutturale ed organizzativo. Il livello di conoscenza dell’imprenditore: Il conduttore dell’azienda, dottore agronomo, era informato sommariamente sulle nuove norme, ed ha chiesto numerosi chiarimenti interpretativi, specialmente sull’applicazione della norma 1.1 “Interventi di regimazione temporanea delle acque superficiali di terreni in pendio”

12 Le caratteristiche strutturali dell’azienda Nome: n° 2 Forma di conduzione: diretta del coltivatore Ubicazione: agro di Celenza Valfortore (in area pSIC) Altitudine: circa 600 m.s.l.m.m. Estensione: ha Natura dei terreni: sono caratterizzati da una tessitura prevalentemente argillosa, ricchi in scheletro anche di notevole dimensione. Metodo di coltivazione: in azienda si pratica l’agricoltura convenzionale; la maggior parte della superficie aziendale e interessata alla coltivazione di cereali in asciutto, sono praticate opportune rotazioni colturali.

13 Le caratteristiche strutturali dell’azienda Strutture, macchine e attrezzature aziendali: l’azienda è dotata di idonei locali per lo stoccaggio dei mezzi della produzione, per il ricovero delle macchine e delle attrezzature. Inoltre è dotata di tutte le attrezzature per la lavorazione dei terreni, per la semina, concimazione e diserbo, mentre esegue la raccolta con mietitrebbiatrice a noleggio munite di trinciapaglia. Manodopera: il conduttore si avvale dell’ausilio di operai assunti a tempo determinato. Titoli PAC: l’azienda possiede titoli a seminativi OCM per un valore complessivo inferiore a euro.

14 Riparto colturale Colturaha Frumento duro avena Bosco Sup. totale Annata agraria Annata agraria Colturaha Superfici disattivate Bosco Sup. totale

15 Norme sulla condizionalità da rispettare Norma 2.1 “Gestione delle stoppie e dei residui colturali” È vietata la bruciatura delle stoppie, delle paglie e della vegetazione presente al termine dei cicli produttivi di prati naturali o seminati per le aziende agricole ricadenti nei territori definiti SIC e ZPS, ai sensi della D.G.R. n del 21/07/2005. Si fa ricorso alla deroga di cui al punto 2 della norma, per le aziende agricole ricadenti negli altri territori. In questo caso la bruciatura delle stoppie deve rispettare tutte le prescrizioni riportate nella l. r. n. 15 del 12/05/97. E’ necessario, altresì, effettuare uno degli interventi alternativi di seguito indicati per il mantenimento e il ripristino del livello di sostanza organica del suolo: - sostituzione della aratura tradizionale profonda con la discissura o la scarificatura, seguita da frangizollatura o araripuntatura; - letamazione o altro tipo di concimazione organica; - semina su sodo; - sovescio di colture miglioratrici nell'annata successiva.

16 Per la gestione dei residui colturali, il conduttore alterna sullo stesso appezzamento la pratica dell’interramento delle stoppie con l’aratura profonda (30-40 cm) alla minima lavorazione sulle stoppie bruciate. L’azienda in esame è dotata di mietitrebbia tradizionale, pertanto lascia la paglia raccolta in “cordoni”. A tal riguardo si fa presente che ad oggi sono ancora poche le mietitrebbiatrici munite di trinciapaglia, attrezzo in grado di frantumare la paglia e spargerla uniformemente sull’appezzamento. In annate come quella in esame, la raccolta della paglia anche a costo zero non è praticabile in quanto l’eccessiva offerta satura presto il mercato e non ci sono soggetti interessati alla raccolta. La paglia, in ambiente semi-arido diventa un ostacolo meccanico sia alla lavorazione principale ma ancor di più alle lavorazioni di affinamento ed alla semina che spesso non risultano praticabili. La pratica della minima lavorazione, economicamente vantaggiosa per il basso consumo di carburante, può essere attuata solo su terreni con residui colturali ben trinciati ma non è realizzabile in elevata presenza di scheletro. Aspetti critici nell’applicazione della norma Norma 2.1 “Gestione delle stoppie e dei residui colturali” -Caso studio az. N° 1 -Area normale (agro Troia –Foggia)

17 Per la gestione dei residui colturali, il conduttore pratica l’interramento delle stoppie con l’aratura profonda (circa 40 cm) lavorando il terreno secondo il sistema di aratura a rittocchino. L’interramento della paglia è una tecnica attuabile in questo areale, infatti, l’azienda è localizzata nel Sub Appennino Dauno Meridionale, ad un’altitudine di circa 600 m.s.l.m.m., caratterizzato da frequenti precipitazioni meteoriche estive ed autunnali che consentono la degradazione dei residui vegetali interrati. Per rendere possibile la pratica colturale dell’interramento, l’azienda utilizza mietitrebbiatrici munite di trinciapaglia (noleggio). Aspetti critici nell’applicazione della norma Norma 2.1 “Gestione delle stoppie e dei residui colturali” -Caso studio az. N° 2 -Area pSIC (agro di Celenza Valfortore)

18 Norme sulla condizionalità da rispettare Norma 4.1 “Protezione del pascolo permanente” Intervento della Regione A norma dell’articolo 2 comma 1 del Decreto 15 dicembre 2005 n. 4432, tenuto conto delle condizioni del suolo, del clima e dei sistemi aziendali esistenti, a livello regionale la presente norma prevede i seguenti impegni: a) divieto di riduzione della superficie a pascolo permanente a norma dell’art.4 del regolamento(CE) n. 796/04 e successive modifiche e integrazioni; b) divieto di conversione della superficie a pascolo permanente ad altri usi all’interno dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, salvo diversa prescrizione della competente autorità di gestione; c) esclusione di lavorazioni del terreno fatte salve quelle connesse al rinnovo e/o infittimento del cotico erboso e alla gestione dello sgrondo delle acque. Deroghe 1. Nel caso di interventi agronomici e/o adempimenti, diversi da quelli della presente norma, ove previsti dal regolamento (CE) 796/04 e successive modifiche e integrazioni, in ordine al precedente impegno a).

19 Norme sulla condizionalità da rispettare Norma 4.2 “Gestione delle superfici ritirate dalla produzione” Obblighi per l’azienda A) Presenza di una copertura vegetale, naturale o artificiale, durante tutto l’anno; B) Attuazione, almeno una volta l’anno, di operazioni colturali consistenti in: sfalcio o trinciatura della vegetazione; lavorazioni superficiali consistenti in frangizollatura o erpicatura per i terreni lavorati prima del 31/12/2005; altre operazioni equivalenti per i terreni non lavorati al 31/12/2005. Per le zone SIC e ZPS è fatto divieto di ricorrere allo sfalcio e alle operazioni equivalenti per un periodo di 150 giorni compreso tra il 15 marzo ed il 15 agosto, mentre nelle altre zone vige il divieto di sfalcio nel periodo compreso dal 1° maggio al 31 agosto. E' comunque fatto obbligo di realizzare fasce antincendio con larghezza di almeno cinque metri,conformemente a quanto previsto dalle normative in vigore.

20 Norme sulla condizionalità da rispettare Norma 4.2 “Gestione delle superfici ritirate dalla produzione” Obblighi per l’azienda In deroga all’impegno a), sono ammesse lavorazioni meccaniche sui terreni ritirati dalla produzione nei seguenti casi: 1. pratica del sovescio, in presenza di specie da sovescio o piante biocide; 2. terreni interessati da interventi di ripristino di habitat e biotopi; 3. colture a perdere per la fauna, lettera c) articolo 1 del Decreto 15 dicembre 2005 n Ministeriale del 7 marzo 2002; 4. lavorazioni del terreno allo scopo di ottenere una produzione agricola nella successiva annata agraria, comunque da effettuarsi non prima del 15 luglio. In ogni caso, se il terreno è destinato alla coltivazione ai fini dell’ottenimento di una produzione agricola nell’anno successivo, dopo il 31 agosto è ammesso ogni tipo di lavorazione. 5. nel caso in cui sia necessario effettuare lavorazioni di affinamento sui terreni lavorati prima del 1° gennaio di ciascun anno, al solo scopo di favorirne il successivo migliore inerbimento spontaneo o artificiale; in tale circostanza è comunque ammesso un solo intervento agronomico nei periodi di divieto previsti dalla norma; in ogni caso la presente deroga non si applica ai terreni ritirati dalla produzione per più di una annata agraria (ritiro pluriennale dei terreni dalla produzione). 6. nel caso in cui le lavorazioni siano funzionali all’esecuzione di interventi di miglioramento fondiario.

21 Obblighi per l’azienda In deroga all’impegno b), sono ammesse le seguenti pratiche: -idonee pratiche agronomiche a basso impatto finalizzate a limitare la disseminazione di essenze infestanti, nonché la propagazione di vegetazione indesiderata, come di seguito specificate: a) operazioni di sfalcio o trinciatura, da eseguirsi in deroga alle epoche prestabilite, al fine di evitare che le piante infestanti vadano a fioritura e quindi a successiva disseminazione; tali operazioni devono essere svolte adottando tutte le precauzioni possibili per mitigare gli effetti negativi per la fauna selvatica. E’ comunque escluso qualsiasi intervento che comporti la rottura del cotico erboso. La produzione erbacea ottenuta a seguito dello sfalcio operato sulle superfici abbinate a titoli di riposo può essere utilizzata in azienda a fini agricoli e per l’alimentazione del bestiame dopo il 31 agosto di ciascun anno, mentre può essere destinata alla commercializzazione dopo il 15 gennaio dell’anno successivo. b) In aggiunta o in alternativa alle operazioni di cui al punto 7.a), unicamente per i terreni ritirati volontariamente dalla produzione - per i quali non sussistono gli specifici divieti previsti per il set-aside di utilizzo della copertura vegetale per l’alimentazione animale -, è ammesso, in deroga alle epoche prestabilite, l’intervento di controllo della vegetazione tramite pascolamento, purché sia garantito un equilibrato sfruttamento del cotico erboso. Le disposizioni di cui al presente punto 7 lettere a) e b) non si applicano alle aziende ricadenti nelle aree Natura 2000, ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CE, nel caso in cui gli interventi agronomici ammessi contrastino con le misure di conservazione o con i piani di gestione prescritti dagli Enti gestori dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciale. Norme sulla condizionalità da rispettare Norma 4.2 “Gestione delle superfici ritirate dalla produzione”

22 Aspetti critici nell’applicazione delle norme Norma 4.2 “Gestione delle superfici ritirate dalla produzione” La principale difficoltà riscontrata dai conduttori è stata l’applicazione della norma 4.2 “Gestione delle superfici ritirate dalla produzione”, ed in particolare come si evince dalle foto successive, non è stato possibile controllare le infestanti, che rappresentano un notevole ostacolo per le lavorazioni del terreno e la preparazione del letto di semina per la successiva annata agraria. Particolare difficoltà è stata riscontrata nei terreni ricchi in scheletro di grosse dimensioni che rendono difficilmente praticabile lo sfalcio e comunque tale pratica risulta inefficace nel controllo delle infestanti a portamento prostrato. Il problema della disseminazione delle erbe infestanti è determinante sotto l’aspetto agronomico ma soprattutto ambientale, poiché le ripercussioni si manifesteranno per diversi anni con notevole aumento di costi e consumo di erbicidi. Inoltre l’elevata presenza di infestanti nel periodo primaverile-estivo, impoverisce il terreno di acqua e nutrienti, riducendo le risorse idriche per la successiva annata agraria. Azienda n° 1 e Azienda n°2

23 Norme sulla condizionalità da rispettare Norma 1.1 “Interventi di regimazione temporanea delle acque superficiali di terreni in pendio” Obblighi per l’azienda Al fine di favorire la protezione del suolo dall’erosione, la norma si applica esclusivamente ai terreni declivi che manifestano fenomeni erosivi evidenziabili dalla presenza di incisioni diffuse (rigagnoli) in assenza di sistemazioni. La norma prevede la realizzazione di solchi acquai temporanei, per cui l'acqua piovana raccolta, anche a monte dell’appezzamento considerato, mantenga una velocità tale da non pregiudicare la funzione del solco stesso e sia convogliata in fossi ed alvei naturali, disposti ai bordi dei campi, ove esistenti. Sono esenti dall’adempimento della presente norma le superfici stabilmente inerbite o impegnate con colture che permangono per l’intera annata agraria. Qualora i fenomeni erosivi del suolo siano presenti nonostante l’applicazione della suddetta norma la condizionalità è da ritenersi rispettata.

24 Obblighi per l’azienda Intervento della Regione A norma dell’articolo 2 comma 1 del Decreto 15 dicembre 2005 n. 4432, fatta salva la normativa locale vigente in materia di difesa del suolo, la presente Norma si applica sui terreni declivi che manifestano fenomeni erosivi evidenziabili dalla presenza di incisioni diffuse (rigagnoli) in assenza di sistemazione idraulica (terrazzamento, gradonamento). Per detti terreni è necessario eseguire almeno uno dei seguenti interventi: realizzazione di solchi acquai temporanei, con distanza non superiore a 80 metri, ad andamento livellare o comunque trasversale alla massima pendenza, che convoglino le acque raccolte in fossi o alvei naturali o nelle reti scolanti naturali o artificiali; realizzazione di dreni sotterranei attraverso lavorazione del terreno con aratro talpa; semina su sodo; minima lavorazione (sostituzione dell’aratura profonda con ripuntatura o lavorazione equivalente seguita da erpicatura superficiale). Norme sulla condizionalità da rispettare Norma 1.1 “Interventi di regimazione temporanea delle acque superficiali di terreni in pendio”

25 Obblighi per l’azienda Deroghe Sono ammesse laddove, vi siano rischi per la stabilità del mezzo meccanico necessario alla realizzazione dei solchi acquai. In tali casi è necessario attuare gli impegni alternativi previsti: fasce inerbite ad andamento trasversale rispetto alla massima pendenza, di larghezza di almeno cinque metri e una distanza tra loro non superiore a 60 metri; uno degli impegni alternativi su indicati. Norme sulla condizionalità da rispettare Norma 1.1 “Interventi di regimazione temporanea delle acque superficiali di terreni in pendio”

26 Aspetti critici nell’applicazione delle norme Norma 1.1 “ Interventi di regimazione temporanea delle acque superficiali di terreni in pendio” Azienda n° 2 Area pSIC (agro di Celenza Valfortore) 1.A causa delle notevoli pendenze ci sono elevati rischi di ribaltamento della trattrice nell’esecuzione del solco in senso trasversale alle linee di massima pendenza come prevede il decreto. 2.Il convogliamento delle acque a valle è di difficile realizzazione a causa della frammentazione aziendale, dell’orografia del terreno e di punti di raccolta delle acque (canali, scoline ecc); 3.I solchi acquai, eseguiti in senso trasversale alle linee di massima pendenza, favoriscono la penetrazione delle acque negli strati argillosi del terreno, determinando lo slittamento degli strati superficiali (frane); 4.Il rispetto della norma 2.1 (divieto di bruciare le stoppie in area pSIC) obbliga l’azienda all’interramento dei residui con l’aratura, operazione colturale non consentita dalla norma 1.1; pertanto resta possibile solo l’esecuzione della semina su sodo o della minima lavorazione. Tali tecniche colturali non possono essere eseguite per diversi anni consecutivi in terreni argillosi, in quanto causerebbero un’eccessivo costipamento del terreno con danni alla struttura dello stesso.

Considerazioni e proposte finali Per le motivazioni esposte e la particolarità del regime fondiario dell’Appennino Dauno, caratterizzato da una eccessiva frammentazione e polverizzazione e l’orografia accentuata con pendenze spesso superiori al 100%, non sembra possibile attuare uno schema rigido come previsto dal Decreto, ma, previo studi di carattere idrogeologico ed agronomico, a livello di bacino imbrifero valutare ed adattare schemi in funzione di alcuni parametri fondamentali: pendenza, lunghezza dell’appezzamento, tipo di coltura in atto, agrotecnica aziendale, geologia, orografia del terreno (linee d’impluvio e linee spartiacque naturali) il tutto integrato nell’ambito dei sottobacini imbriferi che compongono i Bacini Idrografici. Norma 1.1 “ Interventi di regimazione temporanea delle acque superficiali di terreni in pendio”

Considerazioni e proposte finali Nell’ambito della norma 4.2 “gestione delle superfici ritirate dalla produzione” è opportuno prevedere la possibilità del maggese nudo in quanto rappresenta una delle poche alternative nella rotazione colturale per le aziende cerealicole. Nell’ambito della norme 2.1 “Gestione delle stoppie e dei residui vegetali”, promuovere la diffusione di: trinciapaglia da utilizzare durante la mietitrebbiatura; seminatrici per il sodo; attrezzature per la minima lavorazione (al fine di ridurre il consumo di gasolio e per il minor impatto ambientale).

Considerazioni e proposte finali Verificare la compatibilità degli obblighi e delle deroghe previste dalle diverse norme della “condizionalità”: come il divieto di bruciare le stoppie in area pSIC (norma 2.1) e allo stesso tempo il divieto di arare il terreno ai sensi della norma (1.1), in questo caso i residui colturali diventano un ostacolo per le lavorazioni meccaniche e la semina successiva. Le osservazioni tratte dai casi studio possono essere un contributo al fine di integrare le norme e conciliare le esigenze ambientali e produttive di ogni areale.