È questo un salmo di rendimento di grazie e di domanda di aiuto. Già questa sua caratteristica sembra mostrarci lo stile della preghiera rendere grazie a Dio per quanto vissuto e aprirsi alla supplica per quando si deve ancora vivere.
La speranza in Dio non rimane mai delusa, perché egli non mente, non inganna. Il tema della speranza viene ripreso anche più avanti: «Beato l’uomo che spera nel Signore e non si mette dalla parte dei superbi, nè si volge a chi segue la menzogna». La speranza è il segno profondo dell’umiltà di colui che vuole dipendere totalmente da Dio. Essa è una virtù teologale: non è tanto frutto di uno sforzo umano, ma nasce da Dio e porta a Dio, a lui conduce.
Ognuno di noi, nei panni dell’orante, possa leggervi i semi di grazia che Dio ha versato nella propria vita: «Quanti prodigi tu hai fatto, Signore Dio mio, quali disegni in nostro favore: nessuno a te si può paragonare». Per noi cristiani è Gesù la nostra speranza, così vediamo come le assonanze tra Primo e Nuovo Testamento si legano per produrre in noi una crescita sempre più consapevole nella fede.