Università di Roma Tre Facoltà di Scienze della Formazione Corso di Laurea in Servizio Sociale A.A. 2015 – 2016 Tecniche e Strumenti Professionali LA SUPERVISIONE.

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Università di Roma Tre Facoltà di Scienze della Formazione Corso di Laurea in Servizio Sociale A.A – 2016 Tecniche e Strumenti Professionali LA SUPERVISIONE Dott.ssa Elisa Noci

Definizione La supervisione è un meta-contesto di pensiero sull’intervento professionale, uno spazio e un tempo di sospensione, dove ritrovare, attraverso una riflessione guidata da un esperto, una distanza equilibrata dall’azione, per analizzare con lucidità affettiva tanto la dimensione emotiva quanto la dimensione metodologica dell’intervento, per ricollocarla in una dimensione corretta, con spirito critico e di ricerca. Allegri: 1997, p. 35

Fondamentale per una professione da sempre a forte rischio di burn out… … a maggior ragione nell’attuale contesto di crisi del welfare… …in cui diventa sempre più importante creare spazi meta di riflessione sull’agire professionale.

Non può coincidere con formazione e aggiornamento… …ma ogni progetto di supervisione dovrebbe essere incardinato in uno più ampio di formazione, in un’ottica di formazione permanente, in cui è fondamentale imparare a pensare, cercare connessioni nuove, lavorando non solo sul sapere ma anche sul saper fare e saper essere

La supervisione si è sviluppata in stretta connessione con l’evoluzione della storia del servizio sociale in Italia. Questione centrale attualmente: rapporto tra teoria e pratica, nell’ottica del professionismo riflessivo. È fondamentale costruire contesti di pensiero in cui rielaborare i contenuti dell’azione professionale, con sospensione dell’azione.

L’azione va sospesa per sviluppare quelle abilità di tipo cognitivo, relazionale e operativo che permettono all’operatore di collocarsi in modo progettuale e consapevole rispetto al proprio lavoro. È necessario trovare la giusta distanza emotiva per ricollocare l’azione professionale nel quadro teorico di riferimento, usando capacità di apprendere dall’esperienza.

E’ solo l’acquisizione di queste capacità che può consentire all’assistente sociale di stabilire il giusto rapporto tra teoria e pratica, di avere maggiore consapevolezza di sé e dei propri sentimenti, di attribuire senso al proprio agire professionale. Per essere significativa, la supervisione dovrebbe poter influire anche sul livello organizzativo.

Finalità 1. Riflessione sul rapporto professionale con l’utente, sul funzionamento e sull’organizzazione del servizio di appartenenza e sulla rete di servizi ad esso connessi. 2. Rafforzamento dei meccanismi di autostima e di controllo delle proprie emozioni e dei propri sentimenti.

Finalità 3. Rafforzamento del senso di appartenenza e della identità personale. 4. Supporto nella gestione dei casi difficili e nella assunzione di scelte, nonché nella risoluzione dei c.d. dilemmi etici.

Finalità 5. Acquisizione di consapevolezza circa il proprio operato. 6. Stimolo alla riflessione e all’autovalutazione. 7. Collegamento tra teoria e pratica.

Finalità 8. Valutazione periodica del lavoro. 9. Trasmissione della cultura professionale. 10. Orientamento alla qualità: promozione dello sviluppo della professione.

Supervisore Ha il compito di aiutare l’a.s. a crescere e migliorare la propria professionalità rispetto all’elaborazione teorica, al collegamento teoria-prassi, all’identità professionale, alla rielaborazione dell’esperienza professionale, alla capacità lavorare in gruppo Offre sostegno all’a.s. dal punto di vista relazionale (controllare i propri sentimenti), dal punto di vista istituzionale (incidere nelle decisioni e negoziare con l’organizzazione) e da quello tecnico-metodologico (gestire la complessità del lavoro sociale)

Supervisore Non è un docente né un tutor o consulente, ma un promotore di capacità di pensiero e di consapevolezza. Ognuno eserciterà questo ruolo con un proprio stile. Molto importante la dimensione relazionale: relazione che si creerà (mai simmetrica) e dinamica di gruppo

Supervisore: caratteristiche Essere un’assistente sociale (o avere un’ampia esperienza nel lavoro sociale) Conoscere in maniera approfondita le teorie e le metodologie di servizio sociale Avere una formazione specifica e/o possedere capacità di trasmissione del sapere Avere una buona conoscenza di se stesso

Supervisore: collocazione Il supervisore può avere collocazione interna oppure collocazione esterna rispetto al servizio. Entrambe le opzioni possono avere dei vantaggi; la scelta andrà quindi operata di volta in volta (tenendo conto anche delle risorse disponibili).

Vantaggi collocazione interna Probabile comprensione più rapida e chiara dei problemi; Può avere maggiore potere di persuasione rispetto ai livelli decisionali dell’ente; Garanzia di un rapporto più duraturo e continuativo; Può più facilmente sfruttare la supervisione per creare “identità di servizio”.

Vantaggi collocazione esterna Essendo fuori dai giochi, può introdurre un punto di vista diverso; Può mediare il conflitto se la supervisione nasce da una crisi nella relazione a.s./ente; Se non funziona, è più semplice cambiarlo; È più slegato dai rapporti e neutrale.

Supervisione: contenuti Riflessione sul singolo caso in carico, gestione delle fasi del processo di aiuto; Metodologie, strumenti, procedure operative; Gestione della relazione con utenti, équipe, organizzazione…;

Supervisione: contenuti Gestione di tempi e spazi di lavoro; Riflessioni sul contesto di intervento (saper leggere problemi e risorse) e sulla visibilità del servizio; Partecipazione al processo di cambiamento organizzativo: progetti, attivazione di risorse

Supervisione: contenuti Attivazione di processi di teorizzazione dalle esperienze; Valutazione e auto-valutazione.