Povertà rurale e Biotecnologie: “not in my name” di Maria Fonte Sviluppo agricolo e povertà rurale nell’era della globalizzazione Il contributo della Facoltà.

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Povertà rurale e Biotecnologie: “not in my name” di Maria Fonte Sviluppo agricolo e povertà rurale nell’era della globalizzazione Il contributo della Facoltà di Agraria Portici 27 marzo 2006

Portici 27/3/2006Maria Fonte, Povertà e OGM: "not in my name" 2 Possono le biotecnologie aiutare a risolvere i problemi della fame nel mondo? Una risposta “quasi” provocatoria: Più ricerche nelle biotecnologie mediche e farmaceutiche, rivolte ad affrontare le malattie che affliggono i paesi poveri, darebbero un grande contributo alla soluzione dei problemi della fame e della malnutrizione

Portici 27/3/2006Maria Fonte, Povertà e OGM: "not in my name" 3 E le agrobiotecnologie…? Non solo OGM: la genomica, la proteomica, la bioinformatica come strumenti importanti per lo sviluppo di sistemi agricoli sostenibili e la gestione degli habitat, secondo i dettami dell’agroecologia. Le applicazioni industriali, tuttavia, oggi riguardano principalmente lo sviluppo di “organismi geneticamente modificati” (OGM) per ottenere piante (e animali) con caratteristiche desiderate.

Portici 27/3/2006Maria Fonte, Povertà e OGM: "not in my name" 4 Le piante transgeniche più diffuse 4 specie (soia, mais, colza e cotone) e due caratteri: resistenza agli erbicidi e ad alcuni insetti del mais e del cotone. Le piante transgeniche sono dirette principalmente all’alimentazione animale e incorporano un modello tecnico di “grande” agricoltura intensiva di prodotti chimici.

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Portici 27/3/2006Maria Fonte, Povertà e OGM: "not in my name" 7 La vera domanda è: la diffusione degli ogm incorporano in qualche modo l’obiettivo di dare un contributo a risolvere i problemi della fame nel mondo? No. I “possibilisti” (la FAO, la Rockefeller Foundation…) ritengono che la “gene revolution” potrebbe essere l’erede della “green revolution”. Tuttavia ci sono delle grandi differenze tra la rivoluzione verde e gli ogm.

Portici 27/3/2006Maria Fonte, Povertà e OGM: "not in my name" 8 Le differenze e gli ostacoli La rivoluzione verde è stata una rivoluzione radicale, ossia la diffusione di una “tecnologia superiore” (le varietà ad alta resa). Le varietà GM oggi in uso introducono limitati (e contestati) incrementi di resa e di costi e vantaggi agronomici significativi soprattutto per le grandi monoculture industriali (soia, mais…) La rivoluzione biotecnologica si sta sviluppando in un contesto istituzionale completamente diverso da quello della rivoluzione verde.

Portici 27/3/2006Maria Fonte, Povertà e OGM: "not in my name" 9 La rivoluzione verde Nel 1961 nel mondo si coltivavano 1,4 miliardi di ettari. Nel 1998 coltivando 1,5 miliardi di ettari si era raddoppiato il raccolto. I problemi della fame nel mondo non si sono risolti (800 milioni di persone sono ancora afflitti da problemi di scarsità di cibo) ma ciò non è dovuto alla carenza globale di alimenti, bensì a problemi di dove si produce e di accesso alle risorse (problemi politici, non produttivi). I risultati favorevoli non si sono ottenuti per caso, ma grazie all’interazione virtuosa tra agricoltori, produttori di input e un sistema di ricerca e di assistenza pubblico che ha diffuso liberamente (for free) innovazioni e conoscenze rilevanti (Pardey e Beintema, IFPRI, 2001)

Portici 27/3/2006Maria Fonte, Povertà e OGM: "not in my name" 10 Il sistema di ricerca per l’agricoltura Nel 1995 su un totale di 33,5 miliardi di dollari Usa, due terzi (22 miliardi) erano da attribuirsi alla spesa del settore pubblico. Di questi 11,5 miliardi sono stati spesi nei Pvs, sebbene concentrati soprattutto nei paesi tecnologicamente più avanzati dell’Asia e dell’America Latina. La ricerca privata è stata stimata a livello globale in 11,5 miliardi di dollari Usa. Di questi solo 0,7 miliardi (meno del 6%) sono attribuibili a progetti di interesse dei paesi poveri (Pardey e Beintema, IFPRI, 2001)

Portici 27/3/2006Maria Fonte, Povertà e OGM: "not in my name" 11 La ricerca agrobiotecnologica e l’assetto istituzionale La ricerca è dominata dal capitale privato oligopolistico, in particolare 5 grandi multinazionali, nate dalla fusione tra imprese chimiche e imprese sementiere controllano il mercato delle sementi transgeniche. Ha spinto verso un nuovo assetto dei regimi globali di proprietà intellettuale, basato sul rafforzamento della proprietà privata ed esclusiva sulla conoscenza e sulle innovazioni riguardanti la materia vivente.

Portici 27/3/2006Maria Fonte, Povertà e OGM: "not in my name" 12 Conseguenze Le imprese MNZ private non sono interessate a concentrare la ricerca in campi utili agli agricoltori poveri. A causa del nuovo assetto della proprietà intellettuale, “anche i ricercatori orientati verso la produzione di “beni pubblici” hanno accesso limitato alle nuove conoscenze e alle nuove tecnologie del loro campo o sono legalmente impediti ad usare le conoscenze di cui pure sono in possesso” (problemi di anticommons) (Conway 2003). La protezione proprietaria delle varietà vegetali può impedire agli agricoltori di usare il loro raccolto come semente. Appropriazione indebita delle conoscenze tradizionali associate alle risorse genetiche (biopirateria). Insomma: l’economia di mercato moderna non funziona in modo da produrre innovazioni biotecnologiche utili ai poveri (Conway 2003).

Portici 27/3/2006Maria Fonte, Povertà e OGM: "not in my name" 13 Il modello di R&S nel comparto farmaceutico Si stima che meno del 5% della spesa in R&S farmaceutica nel mondo sia diretta allo studio delle malattie che colpiscono prevalentemente la popolazione dei Pvs Dei 1393 farmaci approvati tra il 1975 e il 1999 solo 13 erano specificamente diretti a combattere malattie tropicali (Ipr Commission 2002: 37)

Andiamo verso l’estensione del modello di R&S del comparto farmaceutico all’agricoltura? In tal caso il conflitto tra Mandela e Big Pharma per la cura dell’AIDS in Africa non è di buon auspicio circa il contributo delle biotecnologie alla soluzione dei problemi della fame e della povertà.

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