La signora di Bophal e altre questioni aperte Inquinamento e diritti civili
Rachida e le donne di Bohpal Nella notte tra il 2 e il 3 Dicembre 1984 una fuga di 42 tonnellate di isocianato di metile, un gas altamente tossico, da uno stabilimento della Union Carbide a Bhopal in India, uccise quasi quattromila persone. Nei vent’anni successivi si stima che siano state almeno 25mila le morti legate al disastro. Per molto tempo, nelle zone interessate dalla fuoriuscita del gas, il tasso di mortalità è stato di 2,4 volte più elevato della media. Questa sostanza chimica è altamente pericolosa e risulta difficile da maneggiare e da trasportare. L’esposizione causa lesioni agli occhi, alla gola e ai polmoni che possono essere permanenti. L’ex amministratore delegato della Union Carbide, Warren Anderson è stato processato, ma gli Stati Uniti ne hanno negato l’estradizione. Quello che ha colpito l’opinione pubblica è che l’episodio del 1984 non fu isolato, già negli anni precedenti si erano verificati incidenti simili, inoltre la compagnia aveva da tempo ridotto le squadre di manutenzione e sicurezza per evitare alti costi. Secondo diverse fonti i funzionari responsabili della Union Carbide, erano ben consapevoli del fatto che si erano verificate 61 situazioni al rischio, 30 delle quali particolarmente serie e 11 avvenute nelle pericolose unità di fosgene/MIC.
Rachida e le donne di Bophal
I am giving this heart because I think and have realized that you don’t have a heart. That’s why you did not feel the pain of the Bhopal gas tragedy victims. Please think about them, they are part of your country. At least think of yourself. You will also meet God one day and he will ask: «What you did?». You will be left with no answers. Ti sto dando questo cuore perché penso e mi rendo conto che tu non hai un cuore. Ecco perché tu non puoi sentire il dolore delle vittime della tragedia di Bophal. Per favore pensa a loro, fanno parte del tuo paese. Almeno pensa a te stesso. Anche tu incontrerai Dio un giorno e lui ti chiederà: ”Che cosa hai fatto?” Non ci sarà nessuna risposta. Messaggio scritto da uno dei bambini che hanno realizzato i cuori di carta consegnati al Primo Ministro Indiano il 28 giugno 2008
Lo stabilimento italiano che produceva cemento-amianto, brevettato come eternit, nacque nel 1907 a Casale Monferrato in Piemonte. Il prodotto conobbe negli anni Quaranta e Cinquanta un grande successo, ne sono prova i molteplici usi del materiale: tetti, tubature, ma anche oggetti di arredamento. Già dai primi anni ‘60 era nato in tutto il mondo che la polvere di amianto, generata dell’usure dei tetti, provocasse una grave forma di cancro, il mesotelioma pleurico, oltre le osbestosi, malattia polmonare cardiaca dovuta dall’inalazione di fibre di amianto. Nonostante ciò, lo stabilimento italiano continuò a produrre oggetti in eternit fino al In Italia dal 1992 ne è vietata l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione. Ci sono comunque diversi paesi che impiegano ancor oggi il materiale, è il caso della Russia, della Cina, dell’India, del Brasile e della Tailandia. In Italia a partire dal 1994 il fibrocemento ha continuato ad essere prodotto, senza però l’amianto come materiale di rinforzo. Al suo posto vengono usate fibre organiche, naturali e sintetiche. Il materiale è stato ribattezzato in Italia come “ fibrocemento ecologico”: mantiene le caratteristiche di resistenza originali, ma non è cancerogeno né nella produzione, né nell’utilizzo, né nello smaltimento. Il nome del prodotto è legato anche alla causa intentata da molti parenti di operai della ditta di Casale Monferrato, che sono morti a causa di tumori, probabilmente causati dalla esposizione e dal contatto con il prodotto. Nel 2009 è stata infatti intentata una causa contro i direttori dell’azienda, ma l’iniziale condanna è stata annullata dalla Cassazione perché il reato risulta rescritto.
La polemica seguita alle indagini ha portato comunque ad una maggiore attenzione al tema dello smaltimento di questo pericoloso materiale. Ogni volta che viene individuato, aziende apposite cercano di inglobare il materiale per non permettere il rilascio nell’ambiente delle particelle pericolose. Purtroppo i tempi per bonificare i siti si sono dilati e permangono ancora molte zone che necessitano di interventi strutturali, come si può vedere dalla carta tematica a fianco.
Le province di Napoli e Caserta sono interessate ormai da molti anni da discariche abusive e da continui roghi tossici, ormai diventati la principale fonte d'inquinamento della zona. Questa zona è meglio conosciuta come Terra dei fuochi. L’incenerimento di rifiuti (abbigliamento, piombo, mobilia e veleni di ogni genere) hanno trasformato una delle zone più fertili dell’Italia in una terra avvelenata, lo dimostrano i numerosi studi epidemiologi che mostrano come questa area sia impregnata di diossina e di altre sostanze nocive. Purtroppo le tante denuncie dei cittadini, le inchieste giornalistiche e le numerose persone morte risultano ancora inutili perché nella realtà non esiste alcun piano di bonifica per cercare di eliminare un problema noto agli addetti alla sicurezza fin dagli anni '80. L'opinione pubblica fuori dalla Campania viene a conoscenza dei roghi d'immondizia solamente nel , anni in cui secondo un’indagine dei carabinieri risultano bruciati 30mila chili di rifiuti e a seguito della polemica seguita al libro "Gomorra" di Roberto Saviano che in un capitolo denunciava la condizione di inquinamento del territorio e i traffici gestiti dalla camorra. A metà degli anni '90 è stato lanciato inoltre un allarme dalla Commissione Parlamentare per l'emergenza rifiuti a seguito della scoperta di metalli pesanti come: cadmio, piombo, ferro e nichel in frutta e verdura coltivate in quell'area. La mortalità tumorale, infatti, è molto elevata, la più alta del continente. Il documentario "Biùtiful cauntri" di Esmeralda Calabria, denuncia come tutto in quella zona stia morendo lentamente: particolarmente dure le sequenze in cui gli allevatori vedono morire le loro pecore a causa della diossina contenuta negli alimenti di cui si cibano. Emblematiche certe immagini, come quelle delle fabbriche che versano rifiuti tossici nel terreno. In generale chi denuncia si ritrova a combattere contro la criminalità organizzata e contro tutti quelli che, più o meno consapevolmente, sono pronti a dare il colpo di grazia mandando alla rovina una delle zone più belle del nostro paese.
Storia di Rachida – Bopal 2050 di Sebastian Staicu e Yaser Ouafi Cosa è accaduto a Bopal di Simone Casto Rachida e le donne di Bopal di Cindy Sciurti e Michael Ferri Eternit di Maltouf Morad, El Mehdi Essoufyani, Mohamed Errahoui La terra dei fuochi di Maida Maria Paola, Maria Balan, Martina Fera, Miriam Severino, Fatima Errahoui