- Voglio sapere una cosa sola – disse il maresciallo - me la dici e ti lascio subito andare a vendere le panelle ai ragazzi: chi ha sparato? – Perché –

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Transcript della presentazione:

- Voglio sapere una cosa sola – disse il maresciallo - me la dici e ti lascio subito andare a vendere le panelle ai ragazzi: chi ha sparato? – Perché – domandò il panellaro, meravigliato e curioso – hanno sparato?

Uno dei più famosi romanzi di Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta (1961), è un giallo – inchiesta che ha lo scopo di denunciare e condannare il grave problema della mafia siciliana. Nelle prime pagine, Sciascia racconta una spietata esecuzione mafiosa, che avviene, al levar del sole, in una piccola città isolana: un uomo viene ucciso mentre si accinge a prendere l’autobus per Palermo. Tutti sanno che la vittima è un imprenditore edile che non ha accettato la “protezione” della mafia, ma nessuno osa denunciare e testimoniare ciò che ha visto o sentito.

Alle domande si risponde con il silenzio omertoso:  i passeggeri si dileguano lentamente;  il conducente afferma di non sapere il numero dei passeggeri, giustificandosi dicendo: «Solo la strada guardo, mi pagano per guardare la strada»;  il bigliettaio sostiene di non ricordare;  il panellaro nega candidamente l’esistenza stessa del fatto!

Di solito si pensa che la caratteristica peculiare del mafioso sia il suo comportamento violento. Ma, come Il giorno della civetta dimostra, il potere delle mafie si fonda principalmente sulla segretezza, sull'omertà, sul silenzio: l’omertà è una caratteristica essenziale del “sentire mafioso” e del contesto in cui opera la mafia.

Contrariamente a quello che si è portati a pensare, i mafiosi utilizzano con molta attenzione la violenza. Infatti, se usata in forme tali da creare un elevato allarme sociale, come accadde con le stragi in Sicilia del 1992 e con le bombe scoppiate a Firenze, Milano e Roma nel 1993, la violenza crea allarme sociale ed attira l'attenzione dei mass media, delle forze dell'ordine, della magistratura. In questo modo i rischi legati alla possibilità di essere arrestati e di vedersi confiscare le ricchezze accumulate aumentano sensibilmente. I mafiosi, dunque, utilizzano le armi soltanto quando con altri strumenti - la corruzione, l'intimidazione e la minaccia - non riescono a raggiungere i fini prestabiliti.

La mafia, quindi, non è solo un problema repressivo di ordine pubblico, ma è anche e soprattutto un problema culturale. La lotta alla mafia, allora, è innanzitutto l’impegno di ciascuno di noi a rompere con la cultura della rassegnazione e dell’omertà.

Realizzato da M. Ecalner M. Zoldi F. Banson