IL RAPPORTO TRA DENOMINAZIONE VARIETALE E MARCHIO D’IMPRESA Innovazione in agricoltura La protezione delle nuove varieta’ vegetali per la competitivita’

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IL RAPPORTO TRA DENOMINAZIONE VARIETALE E MARCHIO D’IMPRESA Innovazione in agricoltura La protezione delle nuove varieta’ vegetali per la competitivita’ delle imprese agricole Confagricoltura - Roma, 4 Maggio 2016 Avv. Dr. Luca Trevisan, LL.M. (Osnabrück)

«Che il marchio e la denominazione varietale non siano interscambiabili deriva già dalla loro essenza» (CPVO, Decisione n. A 4/2004)

«La varietà deve essere designata con una denominazione destinata ad essere la sua designazione generica» (art. 114 CPI) Non deve consistere unicamente di cifre; Deve differenziarsi da ogni altra denominazione che designi varietà della stessa specie vegetale o di una specie simile; Non deve essere suscettibile di indurre in errore o creare confusione quanto alle sue caratteristiche, al valore o all’identità della varietà o all’identità del costitutore; Non deve essere contraria alla legge all’ordine pubblico e al buon costume; Deve essere uguale alla denominazione attribuita alla stessa varietà in altro Stato aderente UPOV, ove la domanda italiana sia successiva a quella presentata in tale Stato. LA DENOMINAZIONE DELLA VARIETA’

La denominazione varietale ha la funzione di designare in modo perenne ed esclusivo una varietà vegetale protetta, al fine di consentirne l’esatta identificazione e distinguerla da qualsiasi altra varietà. LA DENOMINAZIONE VARIETALE RAPPRESENTA LA «CARTA DI IDENTITA’» DELLA NUOVA VARIETA’ VEGETALE

Ai sensi dell’art. 164, co. 1, lett. d), CPI, la domanda di privativa per varietà vegetale deve contenere la denominazione proposta dal costitutore, specificando se trattasi di codice o di nome di fantasia L’attribuzione di una denominazione varietale è anche requisito essenziale ai fini dell’ottenimento della privativa varietale

RAPPORTI CON IL MARCHIO La denominazione varietale non è un marchio d’impresa 1. Diversa funzione:  La DENOMINAZIONE VARIETALE consente l’esatta identificazione della varietà che viene commercializzata  Il MARCHIO indica le qualità e la fonte produttiva dei prodotti che contraddistingue mentre

2. La denominazione varietale costituisce la DENOMINAZIONE GENERICA della varietà e pertanto non potrà successivamente costituire oggetto di valido marchio, per carenza di capacità distintiva Non è possibile registrare quale marchio il nome di una varietà vegetale (e anzi la varietà vegetale deve mantenersi chiaramente distinguibile dal marchio d’impresa: art. 114 c.p.i.). Il Tribunale ha in particolare osservato che l’esclusiva sul nome della varietà renderebbe praticamente illimitata nel tempo l’esclusiva del costitutore (Trib. Venezia, , in Sez. Spec. P.I., 2008, I, 42). CASISTICA

«E’ consentito associare alla denominazione varietale un marchio d’impresa, un nome commerciale o una simile indicazione, purché la denominazione varietale risulti, in ogni caso, facilmente riconoscibile» (art. 114, co. 8, CPI) Tuttavia… L’uso del marchio (anche se associato alla denominazione) è soggetto ad espressa autorizzazione del titolare mentre la denominazione varietale generica è liberamente utilizzabile da chiunque per indicare il prodotto come tale

Alcuni esempi: MARCHIODENOMINAZIONE VARIETALE Fragola SABROSA CANDONGA® Pesco nano a foglia rossa CRIMSON® BONFIRE DENOMINAZIONE VARIETALEMARCHIO

GRAZIE MILAN Via Brera, Milan Italy T.: F.: PARMA Strada Felice Cavallotti, Parma Italy T.: F.: ROME Via delle Quattro Fontane, Rome Italy T.: F.: BARI Corso Vittorio Emanuele II, Bari Italy T.: F.: Avv. Dr. Luca Trevisan, LL.M. (Osnabrück)