13 CANTIAMO E INNEGGIAMO AL SIGNORE PERCHE’ ETERNA E’ LA SUA MISERICORDIA.

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Transcript della presentazione:

13 CANTIAMO E INNEGGIAMO AL SIGNORE PERCHE’ ETERNA E’ LA SUA MISERICORDIA

Anno Giubileo della misericordia 1 Il «peccato» o «senso del peccato» si definisce, in tale contesto, come una coscienza viva, al centro della nostra libertà, non prima di tutto come attentato alla legge ma come ferita fatta a Dio stesso e contemporaneamente alla nostra libertà: la mia e quella dell'altro, creata a sua immagine e a sua somiglianza

2 L'esperienza dell'«uomo spirituale» è sentire, vedere e provare all'improvviso ciò che non aveva sentito, né visto, né percepito precedentemente il perdono è così il momento in cui il credente è reso capace di vedere e di sentire ciò che non aveva visto o non ha potuto vedere né sentire: "Dio" che si offre a lui sotto le sembianze di una fraternità ferita, ma conservata, e nello stesso tempo della durezza del proprio cuore dalla quale nello stesso tempo si scopre liberato.

3 Il perdono donato prima anche della stessa richiesta di perdono da parte dell'offensore esprime così una mentalità di amore preveniente ed accogliente. Prima ancora, così, che il credente compia il peccato, sa già che questo peccato è contenuto, accolto e perdonato da Dio. riconoscere il peccato nel perdono suppone il coraggio sempre solitario del primo passo e la capacità di rendersi vulnerabile

4 è proprio di "Dio" stesso il vangelo del perdono o la scoperta del peccato come vangelo. Si rivela in una persona, chiamata dai suoi "Agnello di Dio", perché la sua vulnerabilità l'ha reso capace di attraversare anche l'abisso dell'impossibile perdono reciproco e di suscitare nei suoi discepoli il desiderio di rendere l'esperienza di questa traversata accessibile a tutta l'umanità.

5 tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù [...] Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Dio non aspetta il pentimento dell'uomo per poter poi dare il perdono. Anzi è proprio il contrario: è il perdono dato gratuitamente, senza neanche aspettare la fine del peccato e l'eventuale rimorso, che stimola e giustifica il pentimento dell'uomo.

7 L'uomo inizia il suo cammino di pentimento quando si scopre salvato da Dio dentro il suo stato di peccatore. Poiché perdonato, nello stupore-meraviglia dell'essere stato salvato gratis da Gesù Cristo, ogni uomo inizia il cammino della sua personale conversione. la misericordia, che giustifica il perdono, diventa il tratto più caratteristico della sua autorivelazione, il nome stesso di Dio per noi

8 Come già Dio, nell'atto del creare il mondo, non si era lasciato vincere dalla potenza di male, che pure doveva traversare l'esistenza dell'intero cosmo, così la sua azione redentrice si attua dentro il concreto dispiegarsi della forza misteriosa del male incrociata dalla libertà dell'uomo. Il modo però, anch'esso rivelativo, attraverso cui avviene tutto questo è la kenosi ( abbassamento, annichilimento) del Figlio

10 Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio. (2Cor 5,21) Il Figlio incarnato, allora, nel suo concreto processo di kenosi, diventa così il luogo dell'amore incondizionato e compassionevole di Dio verso tutte le sue creature,

9 Il peccato, che attinge la sua forza all'interno della mentalità del potere si trova ad essere "sconfitto" non per un esercizio di un potere maggiore, e quindi all'interno della sua stessa logica, ma per l'accoglienza del sovrabbondante amore di Dio Generandoci con il perdono, Dio in Cristo ci dona ancora le possibilità originarie, che noi, con il nostro peccato, abbiamo distrutto E come se il perdono educasse chi lo riceve e chi lo dona ad entrare dentro una mentalità di gratuità, di legame, di volontà di ricominciare, di vita intesa come continua nascita

23 E così la vita, l'intera vita, è un'iniziazione a diventare figli. Il perdono educa a far sì che i tempi di crisi di ogni persona possano e debbano essere interpretati come tempi di rinascita e di ricominciamento grazie al forte legame che il perdono stesso intrattiene con la conversione. Ciò che sembra morte e che attraversa l'esistenza di ogni uomo, chiedendo l'esercizio di ripetute elaborazioni di lutto, diventa invece ora uno dei due tempi del dinamismo pasquale di morte e resurrezione. Si la vita è una continua nascita a se stessi finché finalmente, quando il parto sarà concluso,vedremo il volto di Dio Padre e Madre Grazie al perdono s'impara a risorgere, perché s'impara a considerare la morte non come l'ultima parola, ma piuttosto come la porta della vita, come l'occasione di una nascita.

18 Non si sta soffrendo al posto dell'altro o proiettando la propria sofferenza verso l'altro. Si sta soffrendo con l'altro, che viene ricevuto-accettato nella propria interiorità. Sembra, ancora una volta, che solo uno stato di debolezza- vulnerabilità, vissuto con le logiche della misericordia, possa essere il vero luogo di generazione della relazione

17 È una forza, quindi, che mette in movimento, capace di liberare se stesso e l'altro, di diventare paradigma per ogni relazione di cura, di creare aggregazioni, relazioni umane significative. Essa permette ad ognuno di uscire dal proprio io per far spazio all'altro. Coglie l'altro (anche l'Altro di Dio) come un dono, che è scoperto dentro lo spazio del proprio sé.. Ed è la vulnerabilità la sola cosa che fa entrare in azione il perdono. La vulnerabilità della persona vista/sentita, ma anche la vulnerabilità propria accettata e attraversata dall'altrui vulnerabilità

19 Il dono- del perdono "Rimane solo Gesù con la donna là in mezzo". In mezzo dove? In mezzo a chi? Tutti sono andati via. Sono ora gli uditori della Parola che formano un cerchio. In mezzo a questo nuovo cerchio l'adultera parla, rivela il peccato di ogni uomo a se stesso.