Scuola e formazione come fabbrica della conoscenza nella società del profitto di R.Martufi e L.Vasapollo 1 Schede sintetiche di supporto per formazione USB scuola 2016
Tutto sembra indicare che la nuova fase di sviluppo del capitalismo, con tutte le sue contraddizioni crescenti, si caratterizza per approfittare della valorizzazione della conoscenza, formazione, insomma la fabbrica della cultura del capitale come principale forza produttiva. Ciò presuppone una nuova forma di produzione sociale, un nuovo ciclo industriale ed una nuova dinamica economica, all’interno della quale lo sfruttamento del lavoro ha nuovi profili. 2
Nel modo visto in precedenza si sviluppa un sistema economico nel quale la spesa pubblica non è indirizzata ad un reale rafforzamento infrastrutturale dell’economia nazionale e ad una efficiente produzione di servizi pubblici: si realizza anzi una società con maggiori differenziazioni sociali, in cui è sempre più ridotto il sistema di protezione sociale a favore delle fasce di cittadini più deboli. Tali fasce diventano sempre più grandi, andando a comprendere anche quegli strati di società che fino a pochi anni fa erano considerate protette (lavoratori del pubblico impiego, artigiani e commercianti), creando quindi nuove povertà, nuovi bisogni, e ampliando in sostanza l’area dell’emarginazione sociale complessiva. 3
È necessario, però, che il talento umano si faccia capitale umano intellettuale e debba diventare un valore di scambio per il profitto, in una società in cui la comunicazione, con la telematica e l’automazione, si inserisce all’interno della produzione, come risorsa strategica. Nell’attuale fase di comunicazione nomade deviante totale e mondiale, il sistema di produzione capitalistico raggiunge il massimo livello della «desocializzazione». Questa modifica non è soltanto formale agli effetti della teoria economica; si tratta, né più né meno, di un cambiamento sostanziale nello sviluppo delle forze produttive, che tendono a modificare anche l’approccio delle teorie rispetto alla dinamica economica, e del ciclo in particolare. 4
Gli Stati Uniti sono il paese in cui il cosiddetto capitalismo della conoscenza ha raggiunto la sua punta massima, anche se ciò ha portato ad un insieme di contraddizioni, proprie delle tensioni implicite all’applicazione della rivoluzione scientifico-tecnica all’interno di una società così classista e sfruttatrice, come lo è quella del capitalismo americano. Anche l’Europa gioca con le sue specificità un ruolo chiave negli assetti della nuova rivoluzione industriale. 5
I Trattati di Maastricht e di Amsterdam e le successive linee di intervento socio-economico-finanziarie, sono l’espressione di una politica che sancisce la prevalenza assoluta del mercato nella rincorsa della definizione e stabilizzazione di un modello di capitalismo europeo, fortemente imitativo del modello statunitense-anglosassone e allo stesso tempo con questo in competizione, al fine di rafforzare il blocco polare geoeconomico europeo. Ma l’Europa, a differenza di Stati Uniti o Giappone o altri paesi dell’Asia, non ha una politica di crescita produttiva a carattere univoco e omogeneo, ma una serie di modelli di crescita quantitativa, che non sono necessariamente di sviluppo economico e sociale, disomogenei, a volte nuovi, ma qualitativamente diversi. 6
Quello che occorre è invece una politica che affronti attivamente i problemi occupazionali e di protezione sociale, ma la “Buona Scuola” va in senso inverso e realizza la cultura d’impresa della fase dell’accumulazione flessibile di cui si è scritto in precedenza. Si vogliono ora di conseguenza, a conferma di quanto sostenuto, fornire dei dati strutturali sul fenomeno scuola- conoscenza-formazione oggi in Europa. La strategia dell’Europa per la cosiddetta “crescita Europa 2020” è investire nell’istruzione, la formazione e l’apprendimento per consentire di aumentare l’occupazione nella direzione della cultura d’impresa. 7
L'istruzione è infatti uno dei cinque fondamenti alla base della strategia Europa 2020 in quanto : due degli obiettivi atti a dimostrare i progressi compiuti dall'UE verso l’attuazione di una "economia intelligente, sostenibile e inclusiva" concernono l'istruzione. Per fare ciò sono fissati come obiettivi : la riduzione del tasso di abbandoni scolastici e formativi al 10 % entro il 2020 e il conseguimento di un titolo di istruzione di livello terziario o equivalente per almeno il 40 % dei giovani di anni sempre entro il
Eurydice produce ogni anno il rapporto “National Sheets on Education Budgets 2015” che mostra per ogni paese europeo delle schede aggiornate a giugno 2015 con i dati sul budget dell’istruzione. In Italia, ad esempio, secondo un report di Eurydice le indennità dei docenti di materna, elementare e media italiani, dal 2009 al 2014, hanno perso l'8 per cento del loro potere d'acquisto. Sempre secondo i dati Eurydice in Italia il salario medio annuo nel 2013 di un insegnante della scuola secondaria (superiore, poiché un insegnate delle scuole medie guadagno un poco meno) si attesta intorno a quota euro, e il livello massimo che al quale si può arrivare è di circa euro (la quota di partenza è di euro). Va detto poi che per raggiungere il massimo di uno stipendio si devono avere 34 anni di anzianità. Il contratto scaduto dal 2009 fa si che lo stipendio degli insegnanti italiani sia tra i più bassi d'Europa. 9
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11 Quanto detto è ben visibile nel grafico seguente, si noti come all’Italia si assegni la dicitura Salario congelato a riprova del fatto che da anni non si hanno variazioni. Increase: Aumento Decrease : Diminuzione No Changes : Nessun Cambiamento Significativo Salary Frozen : Salario Congelato Data Not Available : Dati Non Disponibili
I dati OCSE del 2013 di seguito sono espressi in dollari e si riferisce ai professori delle scuole medie; i dati delle scuole primarie e secondarie sono simili. I paesi esaminati dall’OCSE sono 36 e tra questi il Lussemburgo è il paese che paga di più, seguito dalla Germania e dalla Danimarca. L’Italia è a metà classifica, con uno stipendio annuale di euro L’Italia prevede uno stipendio annuale medio per i suoi docenti delle scuole medie inferiori di circa dollari annuali (27 mila euro) che, nella avanzamento di carriera, può portare a un guadagno massimo di dollari annuali (poco più di euro). Somme molto diverse da quelle registrate in Lussemburgo dove un docente delle scuole medie riscuote dollari annui come minimo e può giungere a fine carriera ad uno stipendio di dollari. 12
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Se si guarda alle età degli insegnanti il nostro paese risulta essere uno tra quelli con una classe di docenti tra i più anziani. Mentre in Francia ad esempio l’8,2% sono di un’età inferiore ai trent'anni in Italia la percentuale è dello 0,4%. L’Italia si distingue anche per la percentuale di finanziamento pubblico destinato all’istruzione : ad esempio mentre nell’anno 2013 il bilancio della Francia impegnava più di 78 miliardi di euro di finanziamenti alla scuola in Italia si arrivava appena a circa 48 miliardi dio euro. Un altro esempio è da evidenziare ; in Inghilterra, paese con 7 milioni di persone in meno rispetto all’Italia sempre nell’anno 2013 ha investito 80 miliardi di euro nella sua scuola. 14
15 [1] [1] Cfr. I dati del rapporto annuale Eurydice evidenziati con il grafico mostrano il valore degli stipendi lordi per l’anno mostrano come l’Italia sia fra i paesi in cui gli stipendi lordi per gli insegnanti della scuola primaria sia tra i più bassi in Europa. Cfr.
E che dire della cosiddetta “rivoluzione meritocratica”? la novità degli scatti di merito invece che di anzianità. Nella “ Buona scuola”, il ministero evidenzia come “gli insegnanti giovani potranno avere il primo incremento stipendiale dopo soli tre anni, anziché dopo nove come oggi”. E che “dopo sei anni molti docenti avranno 120 euro netti in più al mese, alcuni avranno la metà in più, altri saranno rimasti con lo stipendio iniziale, esattamente come oggi”. L’idea che la riforma abbia “finalmente” inserito il merito e la valutazione dei docenti e che ci si trovi davanti ad una “svolta epocale” porta a pensare che i docenti saranno distinti in “meritevoli”, da ricompensare, e “non meritevoli”, da punire, con meno monte salario e utilizzando anche l’arma del licenziamento, e che nel Comitato di valutazione genitori e studenti potranno essere direttamente coinvolti. 16
Se vogliamo parlare del concetto di “Meritocrazia” ossia del «potere del merito» si deve subito evidenziare che il criterio «meritocratico» va contro ai più elementari criteri di eguaglianza e giustizia, a favore dei criteri di efficienza e funzionalità tipici della società del profitto. La meritocrazia dovrebbe significare che chiunque occupi ruoli importanti debba essere scelto per le capacità e non per ereditarietà, ricchezza o potere. Secondo il vocabolario online Treccani la meritocrazia è la “concezione della società in base alla quale le responsabilità direttive, e spec. le cariche pubbliche, dovrebbero essere affidate ai più meritevoli”. Dal 2016 verranno assegnati ai presidi 200 milioni di euro annui per “premiare” il 5% degli insegnanti “meritevoli” di ogni scuola secondo la “qualità dell’insegnamento; il concetto ribadito è quello di “Premi concreti a chi li merita”. Ma come diceva Francois De La Rochefoucauld: “Il mondo ricompensa più spesso le apparenze del merito che il merito stesso.” 17
Per il contenuto di conoscenze presenti nel prodotto e nelle esportazioni i paesi sviluppati, che rappresentano il 20% dell’umanità, partecipano in più del 90% alla creazione della conoscenza scientifica mondiale attuale, mentre l’80% degli abitanti del pianeta, che appartiene al mondo sottosviluppato, dispone di una capacità di generazione di conoscenza inferiore al 10%. La novità della cosiddetta «società della conoscenza » consiste nel fatto che accelera la velocità della sua diffusione e la sua portata globale attraverso cultura, scuola, formazione classi e geografia fino ad arrivare ad un’espansione e dominio globale mai visti prima, in un ambito di dominio sociale complessivo e non limitato alla sola sfera della produzione. 18
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Se consideriamo la percentuale della spesa pubblica impiegata per l’istruzione il nostro paese è all'ultimo posto in Europa. La media UE è del 10,84 con Spagna, Bulgaria, Polonia, Slovenia, Portogallo che superano e Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, che invece spendono meno della media. L’Italia spende solo il 9,05% del totale della spesa e il 4,70% del PIL. La media europea è del 5,44 del PIL e con paesi come l’Irlanda che spendono il 6,50% del PIL, la Svezia il 7,26% e la Danimarca l’8,72%. Lo stipendio di un neoassunto, una maestra italiana della primaria a inizio carriera è meno di 23 mila euro lordi annui (22.903), a fine carriera diventeranno Un professore di liceo dal primo anno guadagna meno di 25 mila euro lordi l’anno (24.669) e dopo 35 anni andrà pensione con euro (lordi). Cfr. dei-docenti-fondi-incentivanti-merito-basteranno-colmare-gap-leuro 20
Anche per quanto riguarda gli orari trascorsi nelle classi gli insegnanti italiani sono tra quelli che ne trascorrono di più : a fronte di una media Ue per un maestro elementare di 19,6 ore settimanali, in Italia si arriva a 22 ore così come in Irlanda ; i francesi trascorrono 24 ore, gli spagnoli e portoghesi 25ore. I maestri tedeschi invece, restano a scuola meno: 20 ore a settimana. Lo stesso discorso vale per le scuole superiori: 18 ore per un insegnante italiano (e un tedesco) contro una media di 16,3. 21
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Gli scatti di anzianità che in Italia si hanno dopo 9, 15, 21, 28, 35 anni dovevano essere tolti con la riforma della ” buona scuola “ ma dopo forti proteste e migliaia di firme consegnate dai sindacati, nel nuovo testo appena approvato dal Consiglio dei ministri, gli scatti restano e verranno dati degli aumenti anche in base al merito, per i quali sono stati previsti dal DDL 200 milioni di euro. Per quanto riguarda le condizioni i lavorative degli insegnati va detto innanzitutto la grande maggioranza del corpo docente a livello primario e secondario inferiore in tutti i paesi europei è costituito da donne anche se questa proporzione cambia a seconda del livello educativo: più piccoli sono i bambini, più alta è la percentuale di insegnanti donne. A livello secondario superiore, invece, la rappresentanza femminile diminuisce fortemente. 23
Se analizziamo gli orari di servizio in Europa si vede che gli insegnanti hanno per contratto a un orario medio di servizio di almeno ore settimanali. Le ore minime di insegnamento, tuttavia, sono diverse da paese a paese; si passa dalle 12 ore a settimana per il livello primario in Bulgaria e in Croazia fino alle 36 ore in Islanda per il livello pre-primario, la maggior parte dei paesi e dei sistemi ha fissato un orario di servizio complessivo o ha stabilito ore durante le quali gli insegnanti devono essere presenti a scuola, mentre invece pochissimi paesi hanno determinato l’orario di servizio fissando solo il numero di ore di insegnamento (Comunità francese e tedesca del Belgio e Liechtenstein). In sostanza quindi la riforma della scuola Renzi-Giannini è una “storia sbagliata” e che indirizza la formazione-conoscenza alla cultura d’impresa. Cfr. 24
Tale lettura è propedeutica al rafforzamento delle lotte ed ai processi di sedimentazione organizzativa in tutti i livelli ed ambiti possibili che sono, di quelle lotte, il prodotto permanente e strategico di un progetto sindacale di classe in Europa. Solo così il pensabile può diventare praticabile poiché da subito è possibile inceppare i meccanismi d formazione- controllo dei i centri-polo del potere, delle aree del sistema di dominio del modo di produzione capitalista, Un superamento che però fin da subito si ponga la prospettiva di cambiamento nel fare e nel dare cultura del e per il sociale. 25