Istituto Comprensivo Statale Serino -Scuola Secondaria di I grado- CORSO DI LATINO «Alle origini della nostra lingua» Un tuffo nella civiltà romana ‘De Ludo’ (Il gioco) Anno scolastico 2015/2016
Momenti, scene, quadri di vita Romana. Il gusto di giocare, di divertirsi è sempre stato, in ogni epoca, una necessità primaria per grandi e piccini. Per i Romani, i giochi rappresentavano un mezzo per non pensare ai dispiaceri e per rilassarsi dalle dure giornate lavorative. I fanciulli romani praticavano dei giochi semplici, perché semplici erano i mezzi di cui disponevano ed erano simili a quelli dei nostri ragazzi: “Romanorum pueri sicut liberi nostri ludebant”.
I più piccoli si divertivano con : I sonagli “Tintinnabula” Le trombette “Tubulae” I fischietti o zufoli “Sibili” Le zampogne “Fistulae” Le bambine giocavano con: - la bambola,“ pupa”, fatta di stoffa, di legno, di cera, d’avorio o di terracotta, che nel giorno delle nozze veniva consacrata agli dei.
Il poeta Orazio ci dice che i fanciulli romani del suo tempo amavano: Aedificare casas Adiungere plostello parvas bestias. Plostellum amplum erat pueri capellam adiungebant, vel etiam puerum amicum. Equitare in arundine longa. Costruire casette Attaccare piccoli animali ad un carrettino. Se il carrettino era grande, i fanciulli vi attaccavano una capretta o anche un amico. Cavalcare su una lunga canna. (Orazio, ‘Satire’)
Esistevano diversi tipi di palla: E non trascuravano di giocare con la palla che diventava il loro impegno più distensivo durante la giornata dopo essersi liberati dalle lezioni del pedagogo “Pedagogus”. Esistevano diversi tipi di palla: - un pallone di cuoio pieno d’aria “Follis” - una grande palla più dura “L’harpastum” - una palla di stracci per i più poveri “Pila” o semplicemente un involucro riempito da una vescica d’aria che i ragazzi si lanciavano con le mani.
I ragazzi, per i giochi più impegnativi, utilizzavano: Uno spadino di legno “Gladiolum” per giocare, da piccoli soldati, alla guerra. Era ben radicato in loro il concetto: “ è bello e decoroso morire per la Patria” “ Pulchrum et decorum est pro Patria mori”.
Era particolarmente apprezzato ‘il gioco del re’ Era un gioco di abilità in cui il vincitore diventava il «re» e dava ordini a ciascun bambino, mentre gli altri cantavano ‘ rex erit qui recte faciet, qui non faciet non erit ’ ( ‘sarà re chi agirà rettamente; non lo sarà chi non agirà rettamente’). Il bambino che perdeva era ‘la pecora nera’.
Validi per loro erano anche altri giochi: Quello della trottola ‘Turbo’ dell’aquilone del cerchio di metallo, a cui erano appesi campanelli, che si faceva correre con un bastoncino diritto o ricurvo (clavis) ‘circulus’ o ‘orbis’ o ‘trochus’ della mosca cieca ‘musca aenea’ degli astragali ‘tali’
“In villa ad rivum currebant et naviculas in aqua ponebant” Nelle case di campagna i fanciulli correvano verso il ruscello e mettevano in acqua le barchette. “ Nonnunquam pueri in aquam pracipitabant sed sine magno periculo, quia rivus altus non erat” Qualche volta cadevano nell’acqua, ma senza grande pericolo, perchè il ruscello non era profondo. I ragazzi di famiglie agiate avevano giocattoli ‘viventi’, gli animali domestici e non, come uccelli, cani, capre che allevavano o attaccavano a un piccolo carro. Gli altri ragazzi, invece, avevano la riproduzione in statuette o in terracotta. Nelle case di campagna i fanciulli correvano verso il ruscello e mettevano in acqua le barchette
A volte i fanciulli giocavano con le monete o alla morra: “ Intendum nummis ludebant vel digitis micabant” Molto simile alla nostra dama era il gioco dei soldati mercenari: “ Ludus latrunculorum” che consisteva nel muovere su una tavola (tabula lusoria o tabula latruncularia), come pedine, dei sassolini ‘Calculi’ .
Molti giochi erano diffusi sia fra i piccoli che fra i grandi ; la diversità stava nel fatto che, spesso, i grandi li utilizzavano come giochi d’azzardo. Era praticato anche il gioco del “ pari o dispari” “ Ludere par impar”, che consisteva nell’indovinare quanti sassolini stringeva la mano dell’amico . Altro gioco era “testa o croce” “Capita aut navia”, che consisteva nel prevedere quale faccia della moneta lanciata verso l’alto sarebbe apparsa cadendo a terra. “Il gioco dei dadi ” ‘tesserae’, che potevano essere due, tre o quattro; erano di legno, di osso o di avorio con le facce numerate da uno a sei. Il lancio più fortunato era detto ‘venus’(tutti i numeri diversi), il più sfortunato era detto ‘canis’ ( tutti i numeri uguali). L’atto di gettare era indicato con la parola ‘alea’.
Come narra Svetonio, nell’antica Roma anche gli imperatori giocavano a dadi. In particolare Claudio, ‘appassionato per il gioco dei dadi, scrisse anche un libro sul modo di praticarlo e giocava d’abitudine anche nelle sue passeggiate, avendo fatto sistemare la sua vettura e il suo tavoliere in modo che il gioco non risultasse disturbato dal movimento’. (Svetonio, ‘Claudio’)
Tra i giochi collettivi il più frequente era il gioco delle noci, “ nuces”, in cui vinceva il più abile. I giovani romani praticavano molti giochi con le noci tanto che Persio indica il periodo dell’infanzia con il termine “ Lasciare il gioco delle noci” “Relinquere nuces”. - Si svolgevano nei seguenti modi: - il ragazzo, stando dritto, le spacca - “ Has puer aut rectus certo con un colpo sicuro e, piegato dilamìnat ictu aut pronus digito in avanti, cerca di colpirle con il dito una bisve semelve petit. Quattuor o due volte. Il gioco d’azzardo consiste in in nucibus, non amplius, alea tota quattro noci, non di più, quando se ne est, cum sibi suppositis additur aggiunge una a tre noci poste sotto una tribus ”. ad essa.
- C’è anche chi dice se il numero sia pari o dispari, così che chi indovinava si portava le ricchezze indovinate. - Spesso si colloca ad una certa distanza un vaso concavo nel quale cade una noce lanciata con mano leggera. -‘Est etiam qui dicat par sit numerus an impar uti augur divinatas auferat opes…’ -‘Saepe quoque locatur spatio distante vas concavum, in quo cadat una nux missa manu levi’.
‘Is se in pueris victorem ferebat, cuius testa et procurreret longius Minucio Felice, autore cristiano del terzo secolo d.C., descrive un passatempo con cui ci divertiamo anche noi in spiaggia… ‘ Et cum ad id loci ventum est, pueros videmus certatim gestientes testarum in mare iaculationibus ludere’ ‘ E dopo essere giunti in quel punto, vediamo dei fanciulli che fanno a gara lanciando per divertimento sassi nel mare’. ‘Is se in pueris victorem ferebat, cuius testa et procurreret longius et frequentius exiliret’ ‘ Fra quei ragazzi ( sulla spiaggia di Ostia) era considerato vincitore colui il cui sasso andava più lontano e rimbalzava più spesso. Sì, erano proprio come i nostri giochi! (Minucio Felice, ‘Octavius’)
Docente CLASSE 2^B 01 Cetraro Michele 02 Cipollone Antonia 03 Fasi Caterina 04 Vietri Margherita CLASSE 2^C 05 Mariconda Chiara CLASSE 2^D 06 Ascolese Simone 07 Cocchia Daniele 08 Fieramosca Miriam 09 Masi Carmen CLASSE 3^B 10 Carratù Mariafrancesca 11 Cetraro Gaia 12 Luciano Pierpaolo Pio CLASSE 3^C 13 Pierri Giovanna Docente Prof.ssa Antonella Rapolla
Discipuli et Magistra