Primo Levi Nasce a Torino nel 1919 da una famiglia ebrea Si laurea in chimica Partecipa ai movimenti antifascisti Si unisce ai partigiani della Valle d’Aosta.

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Transcript della presentazione:

Primo Levi Nasce a Torino nel 1919 da una famiglia ebrea Si laurea in chimica Partecipa ai movimenti antifascisti Si unisce ai partigiani della Valle d’Aosta Nel 1943 è arrestato dai fascisti e deportato nel campo di Fossoli Il 22 Febbraio 1944 è trasferito dai nazisti ad Auschwitz Nel lager lavora per una fabbrica tedesca di gomme Il 27 Gennaio 1945 è liberato dalle armate rosse Rientrato in Italia si dedica all’attività di scrittore e di giornalista Muore suicida nel 1987

‘’SE QUESTO E’ UN UOMO” “Se questo è un uomo”descrive l’epopea vissuta da Levi, dalla deportazione in un campo di lavoro di Monowitz,un lager satellite di Auschwitz, alla successiva liberazione datata 27 gennaio 1945.E’un’opera memorialistica che si configura come un documento-saggio, in cui si alternano vari tipi di narrazione (resoconto, associazioni di memoria, diario…). L’opera, scritta di getto da Levi, viene pensata come una testimonianza nei confronti dei “sommersi” (ovvero di chi non è sopravvissuto alle atroci condizioni di vita del campo).

I leitmotiv Indagine sull’animo umano Lotta tra bene e male Distinzione tra “sommersi” e “salvati” Impossibile e assurdo (campi di sterminio) che diventano realtà

Scopi dell’opera Omaggio ai morti Monito perché la tragedia non si ripeta Monito a non dimenticare

Lingua e stile Prosa essenziale e disadorna che aderisce con lucidità alla realtà descritta. Uso dominante del presente indicativo: le ferite inferte dal lager sono ancora aperte.

“fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” Nel lager l’uomo è ridotto ad un bruto; I valori umani e letterari lo aiutano a non sprofondare completamente in una dimensione che di umano non ha più niente.

E’ un’opera che racchiude la vergogna che si prova quando si pensa a tutte le ingiustizie commesse contro gli ebrei, i quali non erano più persone ma numeri, che morivano per motivi futili, che non avevano più memoria poiché preferivano non ricordare quei momenti dolci della vita pieni di libertà. Il tema si identifica perciò nella crudeltà e nelle torture cui erano sottoposti gli ebrei, e ci comunica un messaggio di vergogna e l’obbligo di ricordare questi fatti che hanno costituito la nostra storia. Il libro è estremamente toccante poiché al di là delle crude descrizioni di ciò che l’autore ha visto accadere ai propri compagni di sventura, racconta di una coscienza che cerca di reagire. Il coraggio, la necessità di non lasciarsi andare, hanno indotto l’autore a reagire attraverso la scrittura. E’ un libro, un resoconto, un memoriale, un documentario, un’introspezione dell’animo umano secondo cui esiste un assassinio peggiore dell’uccisione,quello di spegnere la vitalità nell’uomo.

L’accusa del genocidio emerge dall’orrore delle condizioni di vita nei campi di concentramento senza che l’autore la evidenzi con espressioni precise di odio e di condanna.

Nei versi che aprono il romanzo, la ripetizione della parola “voi” all’inizio dei versi successivi(anafora),la presenza di verbi quali considerate,meditate avvicinano questo componimento a una sorta di maledizione, tesa ad affermare con vigore l’urgenza di comprendere un principio che non ha bisogno di dimostrazione, e cioè che quanto sarà narrato è verità, e deve essere trasmesso alle generazioni future.