fino ad arrivare ad alcune sintomatologie quali: forti mal di testa, disturbi del sonno, ansia, respiro affannoso, aumento dei battiti cardiaci, disturbi gastrici, forme diverse di depressione.
Viceversa, chi intraprende la strada del perdono si ritrova lentamente guarito, capace di guardarsi dentro e di guardare il mondo con occhi rinnovati.
Prima di elencare quali sono i benefici del perdono, bisogna precisare che già di per sé il perdono è un frutto, cioè il risultato di un processo di maturazione, di un lavoro interiore in cui tutte le facoltà umane sono chiamate a collaborare con la grazia di Dio;
quindi, esso non è il prodotto esclusivo di uno sforzo umano, ma prima di tutto il frutto di chi si lascia guidare dallo Spirito Santo che introduce alla piena comunione con Gesù Cristo: «Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto» (Gv 15,5b).
Pertanto, per capire se il perdono come frutto è arrivato a piena maturazione, deve a sua volta produrre altri frutti e manifestarsi in una serie di atteggiamenti e di comportamenti che confermano la sua autenticità.
Sicuramente la prima sensazione che si avverte quando si sperimenta il perdono è la pace nel cuore, sia quando la misericordia di Dio si riversa nella propria vita, cancellando tutti i peccati, sia quando si concede il perdono ai fratelli.
Esso produce effetti positivi prima di tutto sulla persona che si impegna a concederlo, portando un frutto di pace che rasserena la mente, che la libera dai pensieri ossessivi capaci di paralizzare tutti gli ambiti della vita.
Tipiche le espressioni verbali che descrivono tale sensazione: “Mi sono tolto un peso”, “Adesso sì che posso dormire tranquillo”, “Finalmente mi sento in pace con la mia coscienza”.
Insieme alla pace si acquista anche quella libertà interiore che permette di pensare e agire liberamente, senza quei pensieri negativi, quei pregiudizi e quelle restrizioni mentali che il rancore produce e che creano forme di sottili dipendenze, tali da rendere schiavi della persona che ci ha offeso.
Concedere il perdono diventa un’esperienza di libertà, che scioglie le catene del rancore e permette di riacquistare l’obiettività nel giudizio, così da pensare l’altro senza nessuna forma di paura e ossessione e di non nutrire sentimenti di vendetta.
Una libertà interiore che rende possibile un nuovo inizio e rende capaci di rintracciare il positivo e tutto il bello che il buio del rancore non riesce a fare vedere.
Un ulteriore sentimento che scaturisce dall’avere concesso il perdono è la gioia profonda di sentirsi in pace con il fratello.
Essa è un riflesso della stessa gioia di Dio che fa festa quando un peccatore ritorna a lui; quindi, se il perdonare ci rende simili a Dio, anche per noi si apre la prospettiva di una gioia profonda come segno di un’armonia ritrovata.
Pertanto, se il rancore, come ogni altro peccato, chiude il cuore in una profonda tristezza, il perdono lo apre alla gioia di sentirsi nuovamente in comunione con tutti.
Tali sentimenti, frutto di un itinerario di perdono, non perdurano automaticamente e neanche sono esenti dal rischio di affievolirsi o svanire del tutto, per cui devono essere custoditi e alimentati mediante la preghiera, la pratica dei sacramenti, l’esercizio della volontà e la carità fraterna, espressa nella vita di ogni giorno a casa, in famiglia, a scuola, negli ambiti lavorativi, in parrocchia, nella politica e nella società.
Il perdono è il cemento delle nostre comunità [...], è un elemento fondante della famiglia, della Chiesa e della società, è quel fiore che permette ai rapporti umani di farsi veramente tali, accoglienti e benevoli, mentre senza perdono una società diventa impossibile e invivibile CARLO MARIA MARTINI, Riconciliarsi. La misericordia e il perdono di Dio, San Paolo, Milano 2014, pp
Questa è la strada che tutti siamo chiamati a percorrere, al di là del proprio credo religioso, delle proprie convinzioni politiche e sociali.
Il perdono è il segreto della convivenza pacifica a tutti i livelli e può determinare il futuro dell’umanità che sperimenta tante fratture e divisioni, ma che, nello stesso tempo, avverte una profonda nostalgia di pace e di perdono.
La stessa nostalgia di Dio per l’umanità, per la quale il Padre sogna di vederla rinascere così come l’aveva pensata agli inizi, come una comunità di pace.
A conclusione del nostro percorso, lascio la parola a uno dei più grandi maestri della spiritualità contemporanea, Charles de Foucauld, il quale, commentando l’invito di Gesù a riconciliarsi con il fratello prima di presentare l’offerta all’altare, ci offre una straordinaria meditazione sull’urgenza del perdono:
Per la pace con tutti gli uomini, per l’attenzione nel ristabilirla quand’essa è stata turbata, dobbiamo essere sempre noi a muoverci, a procedere, a fare i primi passi, per amore di coloro che sono nostri fratelli in Dio. Quando siamo noi ad avere torto, farlo ancora più in fretta perché è la giustizia che ci obbliga. Quando è il nostro fratello ad avere torto, farlo con sollecitudine, mossi da zelo verso il bene della sua anima, per la sua conversione. In tutti i casi, farlo con fretta e con tutto il nostro cuore, perché tra i figli di Dio, ci sia l’amore, la pace e l’unione CHARLES DE FOUCAULD, Opere spirituali, a cura di Denise Barrat, Fabbri Editore, Milano 1997, p. 110.