Realtà L ’ amor che move il sole e l ’ altre stelle
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant’è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai, dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte. Io non so ben ridir com’i’ v’intrai, tant’era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. (Inferno I, vv 1-12)
All’ improvviso… Dante
Desiderio
“ma qui convien ch’om voli; dico con l’ale snelle e con le piume del gran disio, di retro a quel condotto che speranza mi dava e facea lume.” (Purgatorio IV, vv 27-30)
“O amanza del primo amante, o diva, il cui parlar m’inonda e scalda sì, che più e più m’avviva, non è l’affezion mia tanto profonda, che basti a render voi grazia per grazia; ma quei che vede e puote a ciò risponda. Io veggio ben che già mai non si sazia nostro intelletto, se ’l ver non lo illustra di fuor dal qual nessun vero si spazia. Posasi in esso, come fera in lustra, tosto che giunto l’ha; e giugner puollo: se non, ciascun disìo sarebbe frustra.” (Paradiso IV, vv )
“O donna in cui la mia speranza vige e che soffristi per la mia salute in inferno lasciar le tue vestige, di tante cose quant’i’ ho vedute, dal tuo podere e dalla tua bontate riconosco la grazia e la virtute. Tu m’hai di servo tratto a libertate per tutte quelle vie, per tutt’i modi che di ciò fare avei la protestate.” (Paradiso XXXI, vv 79-87)
“Beatrice mi guardò con li occhi pieni di faville d’amor così divini, che, vinta, mia virtute diè le reni, e quasi mi perdei con li occhi chini.” (Paradiso IV, vv )
Libertà
“ Ma io, perché venirvi? o chi’l concede? Io non Enea, io non Paulo sono; me degno a ciò né io né altri’l crede. Per che, se del venire io m’abbandono, temo che la venuta non sia folle. Sé savio; intendi mè ch’i’ non ragiono.” (Inferno II, vv 31-36)
“Vien dietro a me, e lascia dir le genti: sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti; chè sempre l’omo in cui pensier rampolla sovra pensier, da sé dilunga il segno, perché la foga l’un dell’altro insolla”. Che potea io ridir, se non “Io vegno?” Dissilo, alquanto del color cosperso che fa l’uom di perdon talvolta degno. (Purgatorio V, vv 13-21)
“Voi credete forse che siamo esperti d’esto loco; ma noi siam peregrin come voi siete.” (Purgatorio II, vv 61-63)
All’ improvviso… Dante
Affettività
“O anima cortese mantoana, di cui fama ancor nel mondo dura, e durerà quanto ‘l mondo lontana, l’amico mio, e non de la ventura, ne la diserta piaggia è impedito sì nel cammin che vòlt’è per paura; e temo che non sia già sì smarrito, ch’io mi sia tardi al soccorso levata, per quel ch’i’ ho di lui nel cielo udito.” (Inferno II, vv 58-66)
“da me non venni: donna scese dal ciel, per li cui prieghi de la mia compagnia costui sovvenni.” “Questi non vide mai l’ultima sera; ma per la sua follia le fu si presso, che molto poco tempo a volger era. Sì com’io dissi, fui mandato ad esso Per lui campare; e non li era altra via Che questa per la quale i’ mi son messo.” (Purgatorio II, vv 52-54, 58-63)
“I’ son Beatrice che ti faccio andare; vegno del loco ove tornar disio; amor mi mosse, che mi fa parlare. Quando sarò dinanzi al segnor mio, di te mi loderò sovente a lui.” (Inferno II, vv )
Donna è gentil nel ciel che si compiange di questo ‘mpedimento ov’io ti mando, sì che duro giudicio là sù frange. Questa chiese Lucia in suo dimando e disse:“Or ha bisogno il tuo fedele di te, e io a te lo raccomando”. Lucia, nimica di ciascun crudele, si mosse, e venne al loco dov’i’ era, che mi sedea con l’antica Rachele. Disse:“Beatrice, loda di Dio vera, ché non soccorri quei che t’amò tanto, ch’uscì per te de la volgare schiera? Non odi tu la pieta del suo pianto, non vedi tu la morte che’l combatte su la fiumana ove ’l mar non ha vanto?”. Al mondo non fur mai persone ratte a far lor pro o a fuggir lor danno, com’io, dopo cotai parole fatte, venni qua giù del mio beato scanno, fidandomi del tuo parlare onesto, ch’onora te e quei ch’udito l’hanno”. Poscia che m’ebbe ragionato questo, li occhi lucenti lagrimando volse, per che mi fece del venir più presto. (Inferno II, vv )
“Ma dimmi: voi che siete qui felici, desiderate voi più alto loco per più vedere e per più farvi amici?” (Paradiso III, vv 64-66)
Ragione
“..né dolcezza di figlio, né la pieta del vecchio padre, né ’l debito amore lo qual dovea Penelopè far lieta, vincer potero dentro a me l’ardore ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto e de li vizi umani e del valore; ma misi me per l’alto mare aperto sol con un legno e con quella compagna picciola da la qual non fui diserto.” (Inferno XXVI, vv )
“Frate, lo mondo è cieco, e tu vien ben da lui. Voi che vivete ogne cagion recate pur suso al cielo, pur come se tutto movesse seco di necessitate. Se così fosse, in voi fora distrutto libero arbitrio, e non fora giustizia per ben letizia, e per male aver lutto. Lo cielo i vostri movimenti inizia; non dico tutti, ma, posto ch’i’l’ dica, lume v’è dato a bene e a malizia, e libero voler; che, se fatica ne le prime battaglie col ciel dura, poi vince tutto, se ben si notrica. A maggior forza e a miglior natura liberi soggiacete; e quella cria la mente in voi, che’l ciel non ha in sua cura.” (Purgatorio XVI, vv 65-81)
“Matto è chi spera che nostra ragione possa trascorrer la infinita via che tiene una sustanza in tre persone. State contenti, umana gente, al quia; chè, se potuto aveste veder tutto, mestier non era parturir Maria.” (Purgatorio III, vv 34-39)
“O Padre nostro, che ne’ cieli stai, non circunscritto, ma per più amore ch’ai primi effetti di là sù tu hai, laudato sia ’l tuo nome e ’l tuo valore da ogne creatura, com’è degno di render grazie al tuo dolce vapore. Vegna ver’ noi la pace del tuo regno, ché noi ad essa non potem da noi, s’ella non vien, con tutto nostro ingegno.” (Purgatorio XI, vv 1-9)
“…Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.” (Inferno XXVI, vv )
“Orribil furon li peccati miei; ma la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei.” (Purgatorio III, vv )
Speranza
Quando mi vide star pur fermo e duro, turbato un poco disse: “Or vedi, figlio: tra Beatrice e te è questo muro”. Così, la mia durezza fatta solla, mi volsi al savio duca, udendo il nome che ne la mente sempre mi rampolla. Ond’ei crollò la fronte e disse: “Come! volenci star di qua?”; indi sorrise come al fanciul si fa ch’è vinto al pome. Poi dentro al foco innanzi mi si mise, pregando Stazio che venisse retro, che pria per lunga strada ci divise. Sì com’ fui dentro, in un bogliente vetro gittato mi sarei per rinfrescarmi, tant’era ivi lo ‘ncendio sanza metro. Lo dolce padre mio, per confortarmi, pur di Beatrice ragionando andava, dicendo: “Li occhi suoi già veder parmi”. (Purgatorio XXVII, vv 34-36, 40-54)
“Vedi lo sol che ’n fronte ti riluce; vedi l’erbette, i fiori e li arbuscelli che qui la terra sol da sé produce. Mentre che vegnan lieti li occhi belli che, lacrimando, a te venir mi fenno, seder ti puoi e puoi andar tra elli. Non aspettar mio dir più né mio cenno; libero, dritto e sano è tuo arbitrio, e fallo fora non fare a suo senno: per ch’io te sovra te corono e mitrio.” (Purgatorio XXVII, vv )
“…E ’n la sua volontade è nostra pace: ella è quel mar, al qual tutto si move ciò ch’ella cria o che natura face. Chiaro mi fu allor come ogne dove in cielo è paradiso” (Paradiso III, vv 85-89)
Or questi, che da l’infima lacuna de l’universo infin qui ha vedute le vite spiritali ad una ad una, supplica a te, per grazia, di virtute tanto, che possa con li occhi levarsi più alto verso l’ultima salute. E io, che mai per mio veder non arsi più ch’i’ fo per lo suo, tutti i miei prieghi ti porgo, e priego che non sieno scarsi, perché tu ogne nube li disleghi di sua mortalità co’ prieghi tuoi, sì che ‘l sommo piacer li si dispieghi. Ancor ti priego, regina, che puoi ciò che tu vuoli, che conservi sani, dopo tanto veder, li affetti suoi. Vinca tua guardia i movimenti umani: vedi Beatrice con quanti beati per li miei prieghi ti chiudon le mani!” (Paradiso XXXIII, vv )
l’essemploperò “Trasumanar significar per verba non si porìa; basti a cui esperienza grazia serba.” (Paradiso I, vv 70-72)
All’ improvviso… Dante T.Y.C. The Yes Company ANGELA D. - ANGELA P. - ANNA - CATERINA CECILIA - DAVIDE - ELENA – FEDERICA GIULIA - SILVIA