Anno C Domenica XXXII tempo ordinario Domenica XXXII tempo ordinario 6 novembre 2016 Canto arabo IV sec. Bet Sean.

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Anno C Domenica XXXII tempo ordinario Domenica XXXII tempo ordinario 6 novembre 2016 Canto arabo IV sec. Bet Sean

Anfiteatro Ingresso Tel Cananeo Tempio Mercato Via Palladio Via Silvano Bet Sean è una antica città cananea della Galilea che i Maccabei conquistarono (Mac 12,39 Gionata la difende). Perciò oggi queste immagini accompagnano la lettura delle gesta gloriose dei fratelli Maccabei (150 aC) Tel di Bet Sean Tel Romà Tel Romano

Il secondo libro dei Maccabei, scritto nel II secolo a.C., racconta le persecuzioni religiose subite dai Giudei sotto il regno dei successori di Alessandro Magno. Ed è il primo libro della Bibbia ad esprimere esplicitamente la fede nella risurrezione dei morti. Crudelmente torturati, ma con meraviglia dei torturatori essi sopportano tutto in vista della risurrezione, in cui verrà loro restituito il corpo intero. Il legame di amore instauratosi durante la vita terrena fra il giusto e Dio giunge così ad una fioritura perfetta.

2Mac 7:1-2, 9-14 In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri». [E il secondo,] giunto all'ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell'universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna». Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture. Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita». Reperti romani

Salmo 16 Ascolta, Signore, la mia giusta causa, sii attento al mio grido. Porgi l’orecchio alla mia preghiera: sulle mie labbra non c’è inganno. Ci sazieremo, Signore, Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto. Reperti romani

Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto. Tieni saldi i miei passi sulle tue vie e i miei piedi non vacilleranno. Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio; tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole. Tieni saldi i miei passi sulle tue vie e i miei piedi non vacilleranno. Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio; tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole. Teatro

Custodiscimi come pupilla degli occhi, all’ombra delle tue ali nascondimi, io nella giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine. Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto. Via dell’imperatore Palladio (455)

Le parole della seconda lettera a Timoteo augurano a tutti noi, come ai fratelli martiri, “consolazione eterna e buona speranza”, ma anche una idea di fecondità spirituale già sulla terra (Dio “confermi in ogni opera e parola di bene”). E’ l’ “oggi” da cui fiorisce la gioia del “domani”. L’attesa del futuro non è alienante, ma stimola l’impegno nel presente, ne sana i limiti, ne cura le ferite, ne placa le tensioni. Così, i cristiani nel mondo diventano profeti di vita, dispensatori di fiducia, mercanti di autentica gioia.

2Te 2:16-3:5 Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene. Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, e veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi. La fede infatti non è di tutti. Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno. Riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo. Tiche dea protettrice della città

ALLELUIA Ap 1:5-6 ALLELUIA Ap 1:5-6 Gesù Cristo è il primogenito dei morti: a lui gloria e potenza nei secoli dei secoli. Dal tempio cananeo (Leone simbolo della città antica)

Nel Vangelo Gesù risponde molto a tono, in due modi: uno attento al “come” della risurrezione e l’altro al “fondamento” di questa speranza. Il primo passo, dunque, è superare le concezioni banali di quella speranza. Il nostro corpo risorgerà, ma non per una vita che sia la continuazione (migliorata e potenziata) di questa vita terrena di cui sono espressione forte la sessualità e il matrimonio. Quanto al “fondamento” della Risurrezione Gesù risponde con la rivelazione contenuta nella Legge che è l’esperienza fondante dell’alleanza di Dio col suo popolo. A Mosè Dio si presenta come “Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”, non “Dio dei morti, ma dei vivi”, anzi Dio che fa vivere, perché “tutti vivono per lui”.

Lc 20: In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Bet Sean “Luce e suono”

Originale: Joan Ramirez (+) Immagini, letture, musica, commenti (versione catalana e castigliana) : Regina Goberna, con la collaborazione di Àngel Casas Versione inglese : Vivian Townsend Versione italiana: Ramon Julià Versione euskera (basco): Periko Alkain Versione portoghese: Ze Manel Marquespereira Versione francese: Àngel Casas Versione neerlandese : Ben Van Vossel Video: Esther Lozano Monache di S. Benedetto di Montserrat