L’EDUCAZIONE DELLE CLASSI POPOLARI IN ITALIA TRA OTTO E NOVECENTO: MODELLI, ISTITUZIONI E METODI (Maria Cristina Morandini)

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Transcript della presentazione:

L’EDUCAZIONE DELLE CLASSI POPOLARI IN ITALIA TRA OTTO E NOVECENTO: MODELLI, ISTITUZIONI E METODI (Maria Cristina Morandini)

Età infantile Età scolare Età adulta Istruzione ed educazione delle classi popolari Età infantile Età scolare Età adulta

L’infanzia (3-6 anni) Fino all’avvento del fascismo: asili e scuole materne, considerate dallo Stato come istituzioni a carattere prevalentemente assistenziale alle dipendenze del Ministero dell’Interno (enti morali, opere pie) Programmi Radice (1923): affermazione di una funzione educativa per le istituzioni dedite a questa fascia d’età. Si parla di grado preparatorio alla scuola elementare con un carattere ricreativo volto a “disciplinare le prime manifestazioni dell’intelligenza e del carattere del bambino”. (canto, disegno, giochi ginnici, attività manuali). Nascita dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI) - 1925: 1. protezione e all’assistenza (gestanti e madri bisognose e abbandonate, minori bisognosi, abbandonati, anormali e traviati); 2. apertura di scuole teorico-pratiche di puericultura; 3. azione di profilassi

Da Friedrich Froebel …. a Maria Montessori Diffusione (anni ‘70 dell’800): accoglienza incondizionata o atteggiamento di chiusura radicale e preconcetto (mondo cattolico e ambienti pedagogici fedeli alla tradizione italiana). Centralità del gioco, come strumento di espressione della personalità e di conoscenza, in modo intuitivo, degli elementi costitutivi della realtà (connubio tra dimensione naturale e dimensione religiosa). Superamento di una logica puramente assistenziale e della tendenza a promuovere una precoce scolarizzazione. a Maria Montessori Modello di una pedagogia scientifica, chiamata a rispettare le leggi naturali dello sviluppo del fanciullo secondo una logica libera da ogni pregiudizio di tipo metafisico, ma anche delle esagerazioni del positivismo bio-sociometrico. Critiche degli idealisti, la scarsa simpatia del mondo cattolico e l’impianto organizzativo complesso e costoso.

Quale scuola elementare? Avviata verso un difficile passaggio da una gestione comunale ad una gestione statale (processo di avocazione allo Stato) Le tappe Legge Daneo-Credaro (4 giugno 1911): Provvedimento che interessa solo le scuole dei comuni non capoluogo di provincia o di circondario, perché sono i comuni più piccoli, soprattutto rurali, quelli dove si registra un più elevato tasso di analfabetismo Regio decreto (1° luglio 1933): firmato da Francesco Ercole alla guida il Ministero dell’Educazione Nazionale che promuove una avocazione totale Forti resistenze di natura culturale e religiosa Percezione dello Stato come entità lontana ed astratta e significativa presenza dei cattolici nelle amministrazioni comunali

La triste eredità dei comuni Un numero di scuole insufficiente al fabbisogno, spesso fatiscenti (stalle/grotte) Un numero di alunni decisamente inferiore a quello dei soggetti in età scolare (senza contare i casi di frequenza irregolare e discontinua), nonostante il principio dell’obbligo scolastico e l’introduzione di misure coercitive La tendenza a non garantire agli insegnanti il minimo di stipendio stabilito dalla legge dietro minaccia di mancato rinnovo del contratto Il ricorso, per le scuole delle frazioni e delle borgate, ad insegnanti non in possesso del titolo richiesto per l’insegnamento (ulteriore possibilità di risparmio)

Durata del percorso elementare Un aumento progressivo degli anni di scolarizzazione 1. La legge Orlando (1904): introduzione del corso popolare, rappresentato dalla quinta e sesta classe. Obbligo innalzato fino a dodici anni. Volontà di rispondere ad una domanda che, per la prima volta, nasce dal basso Limiti del provvedimento: conferma della situazione esistente perché pensata solo per i comuni dove già esisteva il ciclo elementare superiore 1. La Riforma Gentile (1923): innalzamento dell’obbligo fino ai quattordici anni d’età. Obbligo scolastico di otto anni. Limiti del provvedimento: la scuola complementare (11-14 anni), rivolta alle classi popolari e senza sbocco, rimane spesso lettera morta. VISIONE ELITARIA E CLASSISTA DELLA SCUOLA

Contenuti della scuola elementare Italiano (lettura e scrittura) storia e geografia italiana. Aritmetica e sistema metrico, scienze, igiene Diritti dell’uomo e del cittadino, nozioni di economia Religione (prima facoltativa, poi obbligatoria con i programmi del 1923) MATERIE LIBRI DI TESTO Inizio ‘900: riedizioni e ristampe di molti testi del secondo ‘800. Commissione Lombardo-Radice (1923): selezione alla luce della nuova sensibilità pedagogica Legge 7 gennaio 1929: Introduzione del Libro Unico di Stato per veicolare gli ideali del regime

La popolazione adulta analfabeta? Poco incisivo l’intervento statale, notevole l’impegno della società civile EDUCAZIONE FORMALE Scuole serali e festive di cui viene resa obbligatoria la frequenza dalla Legge Orlando (1904) per tutti i giovani analfabeti che avessero concorso alla leva. Concorso dello Stato nel pagamento degli assegni ai maestri tali scuole, spesso gli stessi maestri elementari). Scuole reggimentali istituite dalla legge Daneo-Credaro (1911) nelle caserme con obbligo di frequenza per chi all’epoca della leva risultasse analfabeta (tenute da caporali o soldati in possesso della patente magistrale).

(L’alfabetizzazione non rappresenta la finalità principale) EDUCAZIONE INFORMALE (L’alfabetizzazione non rappresenta la finalità principale) Iniziative avviate dalle Società di Mutuo Soccorso finalizzate al miglioramento delle condizioni dei lavoratori attraverso la preparazione professionale Iniziative del mondo cattolico promosse dai santi sociali (Don Bosco, don Murialdo) come risposta alle nuove povertà e ai nuovi bisogni prodotti dallo sviluppo industriali e dalle conseguenti trasformazioni economico-sociali Comizi agrari/cattedre ambulanti di agricoltura (necessità di innovare le pratiche agrarie per innalzare il livello di produttività delle campagne)