I CANTI DI CACCIAGUIDA paradiso XV-XVI-XVII.

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Transcript della presentazione:

I CANTI DI CACCIAGUIDA paradiso XV-XVI-XVII

INTRODUZIONE

Cacciaguida: l’avo di Dante Non sappiamo molto su di lui: le uniche fonti dirette che ne attestano l'esistenza sono due documenti del 1189 e del 1201. Le altre notizie ci sono state tramandate dal suo illustre discendente in forma indiretta nella descrizione del loro incontro nel Paradiso. Si sa che fu nominato Cavaliere da Corrado III di Svevia e che lo seguì nella Seconda Crociata (1147-1149), circostanza in cui morì.

Genealogia di Dante Cacciaguida Aldighiero I Preitenitto Bellincione Salvi Brunetto Bello Aldighieri II Gherardo Gemma Donati Dante

Dante immagina di incontrare l'avo durante il suo viaggio nel Paradiso, traversando il cielo di Marte che ospita le anime dei combattenti per la fede La cronaca dell'incontro occupa ben tre canti (dal XV al XVII) I tre canti sono importanti dal punto di vista storico perché ci forniscono numerose informazioni sulla famiglia Alighieri e sulla Firenze del XII secolo.

CANTO XV

Il modello letterario In questi tre canti il motivo ispiratore è il VI dell’Eneide. Ma tale visione di partenza viene superata da Dante, perché l’avo non predice a Dante un successo storico (come era per Enea, la fondazione di Roma) ma un destino ultraterreno G. L. Bernini, Enea e Anchise, Galleria Borghese

Il modello letterario Come Anchise profetizza a Enea il destino glorioso suo e dei discendenti, così Cacciaguida profetizza a Dante il suo destino doloroso ma ugualmente glorioso; il primo preannuncia aspre battaglie, alla fine vittoriose, e condanna le lotte civili; il secondo predice al nipote che dovrà sostenere avversità per compiere il disegno che Dio ha pensato per la sua vita.

Canto XV Il racconto di cacciaguida a Dante Nel canto XV, Cacciaguida racconta a Dante come era la Firenze dei suoi tempi, ancora compresa nella prima cinta di mura, risalenti all'epoca di Carlo Magno: ai tempi di Dante era stata costruita una seconda cerchia, risalente al 1173, che sarà poi a sua volta sostituita poi da una terza nel 1284. Firenze dentro de la cerchia antica ond’ella toglie ancora e terza e nona si stava in pace, sobria e pudica

Firenze: virtù antiche vs. depravazione Cacciaguida rievoca la Firenze antica non ancora corrotta dai vizi, soprattutto dall’avidità (che porta al lusso e all’eccessiva ostentazione dei propri beni) Solidità dei valori Vita incentrata sulla famiglia Ruolo della donna nella società Non avea catenella, non corona, Non gonne contigiate, non cintura Che fosse a veder più che la persona

Insieme fui cristiano e Cacciaguida Alla fine del canto, veniamo a sapere che Cacciaguida ebbe due fratelli, Moronto ed Eliseo, che sposò una donna dell'Alta Italia, che da lei ebbe origine il cognome Alighieri e le successive vicende della sua vita fino alla morte.

Canto XVII

Il canto del Destino Questo canto, centrale numericamente nel Paradiso, porta il significato di tutta la scena dell’incontro con l’avo Cacciaguida: il senso cioè della vita di Dante e del poema che egli scrive. Presentandosi come Anchise, Cacciaguida predice a Dante il suo destino, quasi di un “nuovo Enea”

«Tetragono ai colpi di sventura» tetràgono agg. e s. m. [dal gr. τετράγωνος, comp. di τετρα- «tetra-» e -γωνος «-gono»]. – 1. In geometria, sinon. raro di quadrangolo e, in passato, anche di parallelepipedo rettangolo e di cubo. 2. fig. Fermo, costante, resistente a ogni urto e contrarietà; irremovibile; questo sign. deriva dai noti versi di Dante avvegna ch’io mi senta Ben tetragono ai colpi di ventura (Par. XVII, 23-24), e il concetto della stabilità, della fermezza viene alla parola dall’accezione, che ebbe anticam., di «cubo, figura cubica»

Il tema dell’esilio Tu lascerai ogne cosa diletta più caramente; e questo è quello strale che l'arco de lo essilio pria saetta. Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale. In questa pagina Dante si presenta nella figura dell’uomo offeso dall’ingiustizia che tutto fortemente sopporta, rimasta come scolpita in quella parola – tetragono – da lui ripresa quasi a definire la sua persona.

Il ruolo profetico di Dante Cacciaguida assegna al discendente Dante un ruolo profetico: tutta tua vision fa manifesta. Il suo compito sarà dire con franchezza al mondo corrotto ciò che ha visto nel viaggio ultraterreno, senza tralasciare nulla, senza preoccuparsi delle conseguenze (e lascia pur grattar dov’è la rogna) . Questo è il senso della vita di Dante: Ma nondimen, rimossa ogne menzogna,  tutta tua visïon fa manifesta;  e lascia pur grattar dov' è la rogna. Ché se la voce tua sarà molesta  nel primo gusto, vital nodrimento  lascerà poi, quando sarà digesta. Questo tuo grido farà come vento,  che le più alte cime più percuote;  e ciò non fa d'onor poco argomento.