Politica economica: che cosa è? A) Definizione più frequente (viene fornita da un qualsiasi dizionario…) La politica economica è un insieme di regole e di azioni grazie alle quali il governo di un Paese fa in modo che i suoi obiettivi in campo economico e sociale siano conseguiti. Obiettivi della politica economica. Sono quattro i principali obiettivi di politica economica: efficienza, equità, stabilità, crescita. B) Attori della politica economica Ministeri Banca centrale Agenzie pubbliche C) La definizione A e la lista B sono incomplete alla politica economica concorrono, in forme diverse, anche soggetti e organismi privati e organismi internazionali Sindacati Organizzazioni imprenditoriali Gruppi di interesse, gruppi di pressione Associazioni di cittadini Gli organismi internazionali e sovranazionali
Politica economica e politica economica internazionale La concezione tradizionale della politica economica vede l'intervento del policy maker alla stregua di un problema tecnico i cui ingredienti maggiori sono: un modello dell'economia, un insieme di strumenti e un criterio di valutazione. Nella politica macroeconomica, il modello è tipicamente uno schema macroeconomico di domanda e offerta aggregata variamente specificato. Gli strumenti sono, ad esempio, la spesa pubblica, le aliquote del prelievo fiscale, il tasso di cambio (in regime di cambi fissi ma aggiustabili), l'offerta di moneta. Il criterio di valutazione è talvolta rappresentato da una funzione di benessere sociale: nell'analisi macroeconomica, gli argomenti di questa funzione sono tipicamente il livello di occupazione (o il tasso di disoccupazione), il tasso d'inflazione e, in un'economia aperta, il saldo della bilancia commerciale. Il livello di occupazione e la disoccupazione intendono fornire una qualche misura sintetica del benessere aggregato (ed eventualmente della distribuzione del reddito, tenendo presente che la distribuzione del reddito, sia personale, sia funzionale, sono spesso correlate con il tasso di disoccupazione). Il tasso d'inflazione può, sotto certe condizioni, fornire una misura del grado di preferenza intertemporale della collettività (una alta inflazione odierna potrebbe significare che i consumatori stanno manifestando un'alta pressione sulle risorse e una piccola propensione al risparmio, mentre un'alta propensione al risparmio, e quindi un'alta preferenza per il futuro, potrebbe favorire una situazione di prezzi relativamente stabili). La concezione tradizionale della politica economica internazionale «integra» questa visione in due direzioni: Mettendo in luce le interazioni/opportunità/vincoli fronteggiate dalle economie nazionali nell’arena internazionale. Il focus è sull’economia nazionale, l’economia internazionale costituisce l’ «ambiente» in cui agisce la politica economica interna Mettendo in luce le aree di intervento «autonomo» che organismi economici internazionali o sovranazionali possono svolgere in connessione o talvolta in contrasto con le singole economie nazionali.
Politica economica nazionale e politica economica internazionale Tipicamente la politica economica fa riferimento ad un «potere» esercitato nella sfera dell’economia da un’autorità sovrana entro i confini di uno stato-nazione In questo senso la nozione di «politica economica internazionale» ha un significato molto limitato: indica la politica economica nazionale nel quadro delle relazioni economiche internazionali, e non richiede un soggetto «autonomo» per la sua attuazione. Sebbene esistano organismi economici internazionali, questi agiscono di solito in collegamento con i governi degli stati nazionali (e spesso dipendendo da questi). La politica economica internazionale è quindi innanzitutto lo studio della politica economica in un contesto internazionale distinzione tradizionale tra economia chiusa e economia aperta Quindi relazioni tra «sistema economico internazionale» e politica economica interna 1) Relazioni economiche internazionali: scambi commerciali, scambi di attività finanziarie, aiuti internazionali, solidarietà tra paesi, «pressioni geopolitiche», ingerenze politiche ed economiche, imperialismo, etc. 2) Politica economica interna: occupazione, inflazione, equilibrio esterno, distribuzione del reddito, welfare etc. Aspetti e significato del sistema monetario internazionale «Collante» dell’economia internazionale (ad es., attraverso i regimi dei tassi di cambio) «Ambiente» in cui le economie nazionali agiscono «Relazioni economiche internazionali»: nelle relazioni economiche internazionali vi sono: opportunità, fattori di impulso per le singole economie, vincoli e condizionamenti. Questi fattori possono favorire o ostacolare le scelte e le politiche economiche dei diversi paesi (si pensi al «trilemma» del modello Mundell-Fleming)
Politica economica nazionale e politica economica internazionale 1) Crescita economica e sviluppo: la crescita economica come fenomeno globale 2) Sistema monetario internazionale e regimi dei tassi di cambio 3) Politiche economiche nazionali: coordinamento e conflitto 4) Crisi economiche globali Necessità di comprendere i principali fatti stilizzati dell’andamento a lungo termine dell’economia internazionale Necessità di comprendere le interazioni tra politiche economiche nazionali e «economia globale» Gli organismi economici internazionali agiscono tuttavia talvolta in modo «autonomo» rispetto alle singole entità nazionali, dando vita a fenomeni di «governance globali» tendenzialmente sovranazionali 1) Qual è il ruolo di questi organismi? (FMI, WTO, Banca Mondiale, Commissione europea, Ocse, Agenzie sovranazionali di regolamentazione) 2) Come agiscono? 3) Dove traggono la loro «legittimazione»? Chi controlla gli organismi della «governance globale»? 4) Perché gli stati nazionali rinunciano, almeno in parte, ad esercitare la sovranità delegandola ad organismi internazionali? Perché, ad es., i paesi europei hanno accettato di dare vita all’euro rinunciando alla sovranità monetaria? Perché la Norvegia accetta le regole del mercato unico europeo pur non aderendo all’Unione Europea? Perché i paesi accettano accordi di libero scambio che limitano lo spazio di manovra delle autorità di politica economica nazionale?
I governanti europei hanno interpretato la creazione della moneta unica come un fattore di stabilità macroeconomica e finanziaria, un elemento propulsivo degli scambi economici tra i paesi e un «coagulante politico» MOTIVI ECONOMICI E MOTIVI POLITICI Cosa possiamo dire oggi dopo la crisi, dopo la Brexit e dopo il ritorno crescente di nazionalismo nei paesi europei? Nel 2008 il Commissario europeo agli affari economici e monetari, J. Almunia, dichiarava….
Per poter partecipare al mercato unico europeo (spinta delle imprese) La Norvegia non appartiene alla Unione Europea ma adotta quasi tutte le normative prodotte da Bruxelles senza tuttavia partecipare alla loro elaborazione. Il parlamento di Oslo si limita ad un ruolo di passacarte delle direttive emanate da Bruxelles, mentre i diplomatici norvegesi sono continuamente impegnati in una attività di lobbying presso le istituzioni europee: perché? NORWAY’S peculiar relationship with the European Union—it abides by most EU rules but has little say in writing them—might be a democratic outrage, a diplomatic relic and an international oddity, but it once worked out well for Torild Skogsholm. In 2003 Ms Skogsholm was invited to join her fellow European transport ministers aboard a cruise ship in the Aegean (Greece held the rotating EU presidency at the time). Asked to leave the room when the ministers began to draw up legislative proposals, she had little choice but to sun herself on the ship’s deck. The tan she earned, she says, was the envy of her friends in Oslo. In parte per fronteggiare situazioni oggettive: la Norvegia confina con la Svezia e deve, ad esempio, avere una politica comune in tema di immigrazione Per poter partecipare al mercato unico europeo (spinta delle imprese) Per avere una “presenza” nell’arena internazionale (missioni militari e di peacekeeping, progetti scientifici internazionali)
I vincoli alla sovranità derivanti dagli accordi commerciali internazionali
Canali di interazione tra le economie: il commercio estero Il commercio internazionale (beni, fattori) è il più ovvio canale attraverso il quale le economie interagiscono Rapporto tra le esportazioni di prodotti manifatturieri e la produzione manifatturiera a livello mondiale Rappresentare l’economia globale: il commercio internazionale
Il commercio internazionale per gruppi di paesi I dati riproducono le cifre delle esportazioni e le importazioni normalizzate con il Pil dell’area Export/Pil; Import/Pil NB: suddivisione dei paesi del mondo per gruppi in relazione al livello di reddito pro capite Rappresentare l’economia globale: il commercio internazionale
Tra parentesi la quota nella popolazione mondiale Fonte: Banca Mondiale Rappresentare l’economia globale
Prodotto globale, 1500-2010 Epoche dello sviluppo economico 2010=230 Il Pil mondiale è aumentato di 22 volte in 550 anni e di 10 volte negli ultimi 60 anni 1973=65 1700=1,5 1950=22 1870=4,5 Prodotto interno lordo a prezzi costanti e parità di potere d’acquisto: 1500=1. Rappresentare l’economia globale: la crescita economica nel lungo periodo
Prodotto globale, 1500-2010 “Seconda globalizzazione” Se c’è stata “globalizzazione” anche prima del XIX secolo (dopo i grandi viaggi di scoperta di Colombo e de Gama), si è trattato di un fenomeno piuttosto diverso dalla globalizzazione odierna: Il commercio era gestito da grandi compagnie che disponevano di monopoli concessi dai sovrani Gran parte del commercio internazionale riguardava merci “non concorrenziali” (zucchero e beni coloniali importati dall’Europa) che non “spiazzavano” merci prodotti in Europa Si trattava per lo più di beni di lusso non alla portata della gran parte della popolazione La pressione della popolazione in diversi paesi rese la terra scarsa e fece aumentare le rendite dei proprietari terrieri i redditi delle classi ricche (aristocrazia) sollecitarono la domanda dei beni di lusso di provenienza coloniale (la diseguaglianza come fattore che spiega la crescente domanda di beni di lusso) “Seconda globalizzazione” “Prima globalizzazione” Rappresentare l’economia globale: la crescita economica nel lungo periodo
Prodotto globale, 1500-2010 Tasso di crescita del Pil pro capite nei paesi oggi economicamente avanzati La prima globalizzazione 1829-1913 è la prima globalizzazione nel senso moderno: Accentuata integrazione commerciale tra i paesi (tendenza alla convergenza dei prezzi e dei salari: teoremi Hekscher Ohlin, Stolper Samuelson) Ingenti flussi internazionale di capitale Imponenti flussi migratori Fase neoliberale (1980 ): globalizzazione finanziaria
Due epoche della «globalizzazione» Rappresentare l’economia globale: il commercio internazionale
DAZI MEDI PER 16 PAESI SVILUPPATI (PESATI CON IL PIL) Rappresentare l’economia globale: il commercio internazionale
Dazi mediamente elevati Quali rapporti tra politiche commerciali e commercio internazionale? Quali rapporti tra commercio internazionale e crescita economica? Dazi bassi L’analisi cross country e l’esperienza storica non mostrano alcuna sistematica correlazione tra protezione commerciale e crescita del commercio Protezionismo/liberalizzazione (?) Commercio L’analisi cross country e l’esperienza storica non mostrano alcuna sistematica correlazione tra andamento del commercio e crescita economica Commercio (?) Crescita economica RAPPORTO TRA LE IMPORTAZIONI E IL REDDITO (MEDIA PONDERATA PER 16 PAESI SVILUPPATI) L’integrazione economica come risultato di una strategia di crescita piuttosto che come prerequisito Rappresentare l’economia globale: il commercio internazionale
Nel 1950 l’Africa era l’area geopolitica più aperta del mondo (in termini di rapporto tra esportazioni e Pil) ed è l’area che è cresciuta di meno nel successivi 25 anni L’America Latina era un poco più aperta dell’Asia ma è cresciuta molto meno Non c’è alcuna evidente correlazione tra apertura nel 1950 e crescita nel periodo 1950-1973 Rappresentare l’economia globale: il commercio internazionale
Canali di interazione tra le economie: i flussi finanziari Ricordiamo alcuni elementi di base della contabilità nazionale in un’economia aperta 𝑆=𝑌−𝐶−𝐺 𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑎 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑠𝑎 →S=I → Gli investimenti interni sono finanziati dai risparmi interni 𝑌=𝐶+𝐼+𝐺+𝐶𝐴 𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑎 𝑎𝑝𝑒𝑟𝑡𝑎 𝐶𝐴=𝑠𝑎𝑙𝑑𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑙𝑎𝑛𝑐𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑝𝑎𝑔𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 Quando CA > 0 il paese sta «finanziando» il resto del mondo e CA rappresenta la variazione della ricchezza netta sull’estero del paese L’«accumulo» nel tempo del saldo CA > 0 determina un aumento della ricchezza estera posseduta dai residenti Quando CA < 0 il resto del mondo sta «finanziando» il paese in questione e CA rappresenta la variazione della ricchezza netta del paese posseduta dai non residenti L’«accumulo» nel tempo del saldo CA < 0 determina un aumento del debito estero dei residenti 𝐼𝑛 𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑎 𝑎𝑝𝑒𝑟𝑡𝑎 𝑆=𝐼+𝐶𝐴 →𝐼=𝑆−𝐶𝐴 Un paese può aumentare l’investimento interno grazie a finanziamenti esterni, quando CA < 0, a parità di risparmio interno Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali
Glossario: il saldo corrente della bilancia dei pagamenti Gli scambi internazionali di merci riguardano le merci in generale, le esportazioni nette di beni oggetto di merchanting e l'oro non monetario. Le esportazioni e le importazioni di merci sono registrate su una base FOB (franco a bordo), ossia a un valore di mercato alla frontiera doganale delle economie esportatrici, compresi i costi di assicurazione e dei servizi di trasporto fino alla frontiera dell'economia esportatrice. Di conseguenza, per le importazioni è necessario effettuare una rettifica FOB al fine di dedurre il valore del carico e dei premi di assicurazione sostenuti per il trasporto fino alla frontiera dell'economia importatrice. Gli scambi internazionali di servizi comprendono le seguenti voci: servizi di fabbricazione prestati utilizzando input fisici di proprietà di terzi (beni trasferiti per essere sottoposti a lavorazione), servizi di manutenzione e di riparazione, servizi di trasporto prestati da residenti dell'UE a favore di non residenti dell'UE o viceversa, compreso il trasporto di passeggeri e di merci e servizi ausiliari, quali tariffe di movimentazione merci, confezionamento e imballaggio, rimorchio non incluso nei servizi di trasporto delle merci, pilotaggio e aiuti alla navigazione per i vettori, controllo del traffico aereo, operazioni di salvataggio, compensi degli agenti, ecc.; viaggi, inclusi principalmente i beni e i servizi acquistati da viaggiatori dell'UE presso non residenti o viceversa; altri servizi, inclusi servizi di costruzione, servizi assicurativi e pensionistici, servizi finanziari, compensi per l'utilizzo della proprietà intellettuale non inclusi altrove, servizi informatici, di informazione e di telecomunicazione, altri servizi alle imprese (compresi servizi di ricerca e sviluppo, servizi professionali e di consulenza imprenditoriale, servizi tecnici e altri servizi connessi al commercio, personali, culturali e ricreativi e servizi delle amministrazioni pubbliche non inclusi altrove). I redditi primari comprendono fondamentalmente tre tipi di operazioni: redditi da lavoro dipendente corrisposti a lavoratori non residenti o percepiti da datori di lavoro non residenti, redditi da investimenti diretti, di portafoglio, da altri investimenti e da riserve e altri redditi primari (imposte sulla produzione e sulle importazioni, contributi e diritti di sfruttamento di giacimenti). Tutte le componenti dei redditi da investimenti comprendono i redditi su azioni e quote di fondi di investimento (suddivise in redditi distribuiti e redditi maturati) e gli interessi derivanti da investimenti in titoli di credito, depositi o prestiti, nonché i redditi prelevati dai membri delle quasi-società. I redditi primari riflettono remunerazioni di fattori I redditi secondari comprendono i trasferimenti correnti delle amministrazioni pubbliche, quali ad esempio i versamenti delle imposte correnti sul reddito e sul patrimonio, i contributi e le prestazioni sociali, i trasferimenti connessi ad aiuti internazionali e i trasferimenti correnti relativi alle società finanziarie e non finanziarie, alle famiglie e alle organizzazioni senza scopo di lucro. I redditi secondari riflettono operazioni di redistribuzione
I movimenti di capitale si ripartiscono tra I movimenti di capitale sono registrati nel conto finanziario l conto finanziario comprende tre tipi di investimenti (investimenti diretti esteri (IDE), investimenti di portafoglio e di altro tipo), oltre agli strumenti finanziari derivati (netti) e alle riserve (tra cui: oro monetario, diritti speciali di prelievo, circolante, posizioni verso il FMI). Le attività e le passività sono interpretate come valori netti (acquisizione netta delle attività, incremento netto delle passività). Conseguentemente, il conto finanziario netto viene interpretato a sua volta come accreditamento netto nei confronti del resto del mondo quando è positivo e come indebitamento netto con il resto del mondo quando è negativo. Nel 2015 il principale investitore netto dell’UE è stato la Germania. I movimenti di capitale si ripartiscono tra Investimenti diretti esteri (IDE) Investimenti di portafoglio (IP), derivanti da transazioni su titoli azionari e/o obbligazionari («pezzi di carta» facilmente liquidabili) Prestiti bancari Una gran parte degli IDE consistono di investimenti in succursali o filiali considerate sotto il controllo dell’investitore straniero
In un’economia aperta senza restrizioni ai movimenti di capitale il risparmio interno può essere investito all’interno oppure esportato all’estero 𝐾 𝑡+1 =𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑡+1 𝐾 𝑡 =𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑡+1 𝐾 𝑡+1 − 𝐾 𝑡 =𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑜𝑐𝑘 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜= 𝑖𝑛𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 netto 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜 𝑖𝑛 𝑡 δ 𝐾 𝑡 =𝑑𝑒𝑝𝑟𝑒𝑧𝑧𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑡, 𝑎 𝑡𝑎𝑠𝑠𝑜 δ 𝐾 𝑡+1 − 𝐾+ 𝑡 δ 𝐾 𝑡 = 𝐼 𝑡 = 𝑖𝑛𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 lordo 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑡 𝐹 𝑡+1 =𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑒𝑠𝑡𝑒𝑟𝑜 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑒𝑑𝑢𝑡𝑜 𝑑𝑎 𝑟𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑡+1 𝐹 𝑡 =𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑒𝑠𝑡𝑒𝑟𝑜 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑒𝑑𝑢𝑡𝑜 𝑑𝑎 𝑟𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑡 𝐹 𝑡+1 − 𝐹 𝑡 =𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑜𝑐𝑘 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑒𝑠𝑡𝑒𝑟𝑜 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑒𝑑𝑢𝑡𝑜 𝑑𝑎 𝑟𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖=𝑖𝑛𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑒𝑠𝑡𝑒𝑟𝑜 𝑖𝑛 𝑡 Vincolo di bilancio del settore privato in un’economia aperta con mobilità dei capitali 𝐹 𝑡+1 − 𝐹 𝑡 + 𝐾 𝑡+1 − 𝐾 𝑡 + 𝛿 𝐾 𝑡 = 𝑆 𝑡 𝐹 𝑡+1 − 𝐹 𝑡 = 𝑆 𝑡 − 𝐼 𝑡 Il capitale esportato, lato sinistro, corrisponde all’eccesso dei risparmi sugli investimenti
Flussi internazionali di capitale Definizioni e concetti Dalla bilancia dei pagamenti attivi = deflussi di capitale; passivi = affussi di capitale
Schema della bilancia dei pagamenti secondo la classificazione standard degli organismi economici internazionali
Ricordando le definizioni della contabilità nazionale 𝐶𝐴 𝑡 = 𝑆 𝑡 − 𝐼 𝑡 =𝑠𝑎𝑙𝑑𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑡 … e rammentando l’espressione per l’esportazione dei capitali … vediamo che le esportazioni di capitale sono pari al saldo del conto corrente Un paese con un avanzo nel conto corrente diventa investitore (creditore) nei mercati internazionali dei capitali Un paese con un disavanzo ne conto corrente importa capitale e diventa debitore nei mercati internazionali dei capitali Molte discussioni correnti sulla globalizzazione ruotano attorno alle seguenti domande Quali sono i determinanti degli investimenti internazionali? Qual è la dimensione degli investimenti internazionali? Quali sono gli effetti sulla crescita degli investimenti internazionali? Quali sono i rapporti tra apertura commerciale e apertura finanziaria? Quali sono gli effetti degli investimenti internazionali sui tassi di cambio?
Capitale estero/Pil mondiale Come calcolare lo stock di capitale? Metodo dell’inventario permanente, dai flussi annui degli investimenti, tenendo conto dei guadagni e delle perdite in conto capitale, dei rimborsi, capitalizzando lo stock presente in un certo anno iniziale, etc. Solo per gli anni recenti sono disponibili dati relativamente accurati (anche se non per tutti i paesi) Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali
Nel Trattato della moneta (1933) Keynes rammenta le origini dell’accumulazione capitalistica nei paesi europei e la ricollega ai «trasferimenti» di oro dal Nuovo mondo all’Europa. Mentre la Spagna si affidava in gran parte all’intervento statale, in altri paesi europei, tra cui l’Inghilterra, i flussi di metallo prezioso erano in gran parte il risultato di attività di investitori e trafficanti privati. Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali in prospettiva storica
Secondo Keynes il capitale estero posseduto dall’Inghilterra nel 1930 era pari alla capitalizzazione dell’ «investimento» di parte dei «fondi» di Francis di Drake effettuato dalla Regina Elisabetta a partire dal 1580 Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali
SINTESI: DALLA CONTABILITA’ NAZIONALE ALLA POSIZIONE NETTA SULL’ESTERO
Profitti delle imprese straniere nei paesi di destinazione degli IDE
a b c Relazione fondamentale tra variazione della ricchezza nazionale, formazione del capitale variazione della posizione netta sull’estero
A partire dagli anni ‘70 del XX secolo molte restrizioni alle transazioni finanziarie internazionali sono state rimosse, soprattutto nei paesi economicamente avanzati (parte a della figura) La conseguenza è stato un aumento del rapporto tra il volume delle transazioni finanziarie e il Pil (parte b) Perché i responsabili della politica economica hanno favorito la liberalizzazione dei movimenti dei capitali? Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali
Le risposte tradizionali 1) I mercati internazionali dei capitali permettono agli investitori di diversi paesi di diversificare e «organizzare» il rischio oltre le possibilità offerte dai mercati nazionali dei capitali. 2) Un paese può indebitarsi per fronteggiare difficoltà temporanee (recessione temporanea, disastro naturale etc.) 3) I paesi con insufficienti dotazioni di capitale possono indebitarsi per favorire investimenti e crescita economica 4) I movimenti di capitali possono disciplinare le politiche economiche dei paesi: un paese indebitato può essere «costretto» a praticare politiche macroeconomiche «virtuose» (bassa inflazione, controlli del deficit pubblico, «riforme» gradite agli investitori internazionali. Tipici problemi dei movimenti internazionali di capitali Un investimento internazionale è esposto al «rischio sovrano»: gli investitori possono non disporre di mezzi legali per costringere un paese straniero o i suoi residenti a onorare un contratto (restituire il principale o pagare gli interessi di un prestito L’investimento all’estero sottrae risorse al paese. Un paese indebitato può perdere autonomia politica e dover sacrificare i residenti a favore degli investitori stranieri Gli investimenti internazionali possono favorire bolle speculative e provocare crisi nei mercati dei cambi Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali
Profitti del settore finanziario in percentuale dei profitti totali del settore delle imprese USA, 1960-2008 Avvio della fase di apertura finanziaria Liberalizzazione dei capitali finanziarizzazione dell’economia alti profitti del settore finanziario Una spiegazione non tradizionale della mobilità dei capitali: la spinta autonoma del settore finanziario Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali
Globalizzazione: stop and go Stati Uniti, Regno Uniti, Olanda sono i tre paesi in cui risiede la maggior parte delle grandi imprese multinazionali i cui rendimenti sono drasticamente diminuiti negli ultimi dieci-quindici anni Rappresentare l’economia globale: i flussi internazionali di capitali
Due tipi di investimenti internazionali Finanza di sviluppo Attività svolta da soggetti (privati o pubblici) che acquisiscono o cedono risorse nette dall’estero (all’estero) per avviare o sostenere un processo di crescita economica. Tipicamente questi flussi di capitale danno luogo a flussi di commercio (ad es: un paese si indebita per finanziare uno squilibrio della bilancia commerciale associato a programmi di crescita economica: con i «rendimenti» della crescita sarà possibile restituire i prestiti; alternativamente, un paese con un surplus corrente sta cedendo esportazioni nette in cambio di una promessa di ottenere beni in futuro) Finanza di diversificazione La finanzia di sviluppo è normalmente associata a squilibri commerciali; la finanza di diversificazione è associata a flussi lordi di capitale (in entrata e in uscita) che non generano necessariamente commercio internazionale. Possiamo costruire un indice di diversificazione-sviluppo della finanza internazionale, IDS, analogo all’indice di commercio intra-industriale. Quando le transazioni lorde si associano a transazioni nette nulle (AFE=PFE), l’indice vale 1 (diversification finance), quando AFE ≠ PFE l’indice è minore di 1 (development finance)
Primi 20 paesi per IDE, in entrata e in uscita, 2014-2015
Gli investimenti privati interni prevalgono sugli IDE Vi è qui un paradosso? Perché gli investimenti internazionali non si rivolgono massicciamente verso i paesi più poveri dove la scarsità del capitale dovrebbe generare alti rendimenti del capitale? Investimenti in % del PIL 92 paesi in via di sviluppo Fonte: Banca Mondiale Rappresentare l’economia globale: integrazione economica internazionale
Gli investimenti internazionali erano maggiormente orientati verso i paesi emergenti prima della prima guerra mondiale; oggi la gran parte degli investimenti internazionali è una faccenda tra paesi ricchi. «Le transazioni di capitale sembrano oggi per lo più una faccenda tra ricchi, in accordo con la concezione dei flussi di capitale legati a motivi di ‘diversificazione finanziaria’ piuttosto che come ‘finanza per lo sviluppo’» (Obstfeld e Taylor) Rappresentare l’economia globale: integrazione economica internazionale
SQUILIBRI GLOBALI Prima della crisi del 2008-2009 gli squilibri globali erano guardati con preoccupazione, sebbene le loro cause fossero dibattute La posizione degli Stati Uniti nella struttura era affrontata con due approcci diversi: Lo squilibrio non era sostenibile Lo squilibrio era sostenibile, per due ragioni La bolla di borsa e il boom immobiliare creano effetti ricchezza che riducono il risparmio degli americani, i quali ritengono che l’incremento del valore delle attività sia permanente Il deficit di risparmio americano è la conseguenza dell’eccesso di risparmio della Cina, un elemento destinato a riassorbirsi quando la Cina riorienterà la crescita verso l’interno. La crisi ha mostrato che la situazione degli Stati Uniti non era sostenibile Squilibri globali: nel 2008 gli Stati Uniti rappresentavano circa la metà di tutti i deficit globali: i maggiori «produttori di surplus» sono Cina, Giappone, Germania, paesi arabi esportatori di petrolio Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
La crescita economica degli Stati Uniti, più rapida di quella europea negli ultimi decenni, ha comportato un progressivo peggioramento del conto corrente Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
Tra il 1978, quando la Cina ha avviato la crescita a tasso accelerato, e il 1995, il rapporto tra risparmi e investimenti in Cina è rimasto relativamente in equilibrio (surplus o deficit mai oltre il 2-3 per cento del pil). Dopo il 1995 il surplus si è consolidato ed è aumentato; nel 2008 la Cina rappresenta circa un quarto del surplus globale dei saldi correnti. Nel contempo la Cina mantiene tassi d’investimento interni molto elevati Nel 2007, l’ultimo anno prima della crisi, la Cina investiva il 45 per cento del pil e risparmiava il 55 per cento.
Il caso della Germania dopo l’introduzione dell’Euro Surplus corrente e deficit interno di investimenti Investimenti esteri Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
La Germania è la Cina europea (ma investe all’interno molto poco)! The Economist, 15/2/2015 Perché la Germania mantiene un così elevato surplus con l’estero? Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
Y = W + P Y = reddito nazionale W = monte salari (al lordo delle imposte) P = profitti totali (al lordo delle imposte) Y = C + I + X - M C = consumi I = investimenti lordi X = esportazioni M = importazioni C = CW + CP CW = consumo da salari CP = consumo da profitti W = CW i lavoratori spendono tutto quello che guadagnano W + P = CW + CP + I + X - M Un aumento del saldo estero corrisponde, a parità di condizioni, ad un aumento dei profitti!
Operazioni del conto corrente: UE 28, 2005-2015 Nel 2010 la zona euro aveva un saldo negativo di 106 miliardi di dollari, nel 2015 un saldo positivo di 330 miliardi Dopo la crisi la UE ha accumulato surplus correnti: che cosa significa? Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
Che cosa determina questi andamenti del conto corrente? Saldo del conto corrente dei paesi dell’Unione Europea, 2005 -2015 Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
𝐼𝑛 𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑎 𝑎𝑝𝑒𝑟𝑡𝑎 𝑆=𝐼+𝐶𝐴 →𝑆−𝐼=𝐶𝐴 Un eccesso di investimenti ( I > S)comporta un deficit di conto corrente (CA < 0) Un eccesso di risparmi (S > I) comporta un surplus di conto corrente (CA > 0) Due letture della relazione fondamentale Un paese che cresce rapidamente ha bisogno di elevati investimenti che provocano un deficit esterno (approccio assorbimento: i profili degli investimenti e dei risparmi hanno un prevedibile impatto sul conto corrente) Un paese «poco competitivo» esporta meno di quanto importa e genera deficit esterni (approccio prezzi relativi: una insufficiente performance sui mercati esterni ha un prevedibile riscontro nello scarto tra risparmi e investimenti interni) Queste due letture sono necessariamente simmetriche 𝑅𝑖𝑠𝑝𝑎𝑟𝑚𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑝𝑟𝑖𝑣𝑎𝑡𝑜 𝑆𝑃=𝑌−𝑇−𝐶 𝑇=𝑝𝑟𝑒𝑙𝑖𝑒𝑣𝑜 𝑓𝑖𝑠𝑐𝑎𝑙𝑒 𝑅𝑖𝑠𝑝𝑎𝑟𝑚𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑝𝑢𝑏𝑏𝑙𝑖𝑐𝑜 𝑆𝐺=𝑇−𝐺 𝐺=𝑠𝑝𝑒𝑠𝑎 𝑝𝑢𝑏𝑏𝑙𝑖𝑐𝑎 (𝑖𝑙 𝑟𝑖𝑠𝑝𝑎𝑟𝑚𝑖𝑜 𝑝𝑢𝑏𝑏𝑙𝑖𝑐𝑜 è 𝑝𝑎𝑟𝑖 𝑎𝑙 𝑑𝑒𝑓𝑖𝑐𝑖𝑡 𝑐𝑜𝑛 𝑠𝑒𝑔𝑛𝑜 𝑚𝑒𝑛𝑜) 𝑅𝑖𝑠𝑝𝑎𝑟𝑚𝑖𝑜 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑆=𝑌 −𝐶 −𝐺= 𝑌−𝑇−𝐶 + 𝑇−𝐺 = 𝑆𝑃 + 𝑆𝐺 𝐶𝐴=𝑆 −𝐼= 𝑆𝑃 + 𝑆𝐺 −𝐼 Un eccesso di investimenti sui risparmi, I > S, o un deficit pubblico, SG < 0, possono comportare un deficit di conto corrente
SQUILIBRI GLOBALI E SQUILIBRI MACROECONOMICI INTERNI In Italia la riduzione dei deficit pubblici si è accompagnata ad una riduzione del saldo del settore privato con modeste ripercussioni sul conto corrente (che passa da positivo negli anni novanta a negativo negli anni duemila prima della crisi 𝐶𝐴=(𝑆𝑃 −𝐼) + 𝑆𝐺 Nel periodo 2002 -2011 abbiamo avuto deficit pubblico, Sg < 0, e deficit esterno, C < 0 deficit gemelli Saldo del settore pubblico Saldo del settore privato Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
Il paradosso del risparmio Il settore pubblico, a partire dai primi anni novanta, ha perseguito politiche di consolidamento fiscale che hanno progressivamente ridotto il deficit pubblico e quindi il risparmio negativo del settore pubblico; contemporaneamente, anche a causa del rallentamento della crescita economica, il risparmio privato diminuiva. Il risparmio globale, come frazione del Pil, è diminuito Rapporto tra il risparmio netto nazionale e il prodotto interno lordo Italia, 1980-2009
In Germania l’aumento del saldo del settore privato, dopo il 2000-2001, si è accompagnato ad un aumento del surplus esterno con modeste ripercussioni sul deficit pubblico (che resta negativo nel periodo) Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
Negli anni novanta il saldo pubblico negativo si riflette nel saldo positivo del settore privato con modeste ricadute sul saldo esterno; tra il 2000 e il 2008 il settore privato entra in deficit (investimenti, bolla immobiliare etc) generando un saldo negativo esterno; prima della crisi il saldo pubblico è in avanzo e il saldo privato negativo, dopo la crisi il settore privato è andato in avanzo (meno consumi) e il saldo pubblico è andato in disavanzo. Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
Il saldo di parte corrente rappresenta la variazione della posizione debitoria o creditoria di un paese verso il resto del mondo. Un saldo corrente non è sostenibile quando la continuazione nel tempo delle politiche che lo hanno generato non è possibile La crisi del 2008-2009 ha «imposto» alla Grecia di azzerare il deficit di conto corrente: da un deficit di oltre il 15 per cento del Pil si passa al sostanziale pareggio nel 2015 Quando è scoppiata la crisi gli investitori esteri non hanno più voluto/potuto continuare a finanziarie il deficit del paese il quale è stato costretto a drastiche politiche di austerità per ridurre l’assorbimento interno Rappresentare l’economia globale: squilibri globali
Quanto effettivamente integrata è l’economia internazionale? Rodrik, 2000 Rappresentare l’economia globale: integrazione economica internazionale
Rappresentare l’economia globale: integrazione economica internazionale
Nel 1989 la caduta del muro di Berlino segna un’accelerazione della globalizzazione capitalistica: è un simbolo di un mondo senza più frontiere dove gli scambi commerciali rimpiazzano la violenza internazionale e le guerre Nel 2015 almeno 3500 migranti sono morti attraversando il Mediterraneo Rappresentare l’economia globale: integrazione economica internazionale e nuove barriere
Brexit Barriere ai confini croati Rappresentare l’economia globale: integrazione economica internazionale e nuove barriere
Letture: P. Bairoch, R. Kozul-Wright, Globalization myths: some historical reflections on integration and growth in the world economy, UNCTAD/WIDER, Working paper n. 113, marzo 1996 J. Stiglitz, «Capital market liberalization and exchange rate regimes: risk without reward», The Annals of the American Academy of Political and Social Sciences, vol. 579, gennaio 2002. R. J. Gordon, Is U.S: economic growth over? Faltering innovation confronts the six headwinds, NBER working paper n. 18315, agosto 2012. M. Weisbrot, R. Ray, The scorecard on development, 1960-2010: Closing the gap?, Centre for economic and policy research, Washington, aprile 2011.