LA PARTECIPAZIONE ATTIVA PER LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO

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LA PARTECIPAZIONE ATTIVA PER LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO J LA PARTECIPAZIONE ATTIVA PER LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO LA PROGETTUALITÀ SCOLASTICA IN RELAZIONE A SVILUPPO E RECUPERO TERRITORIALE 7 ottobre 20016 DOTT.SSA NARA LATTERO

La moderna concezione di «scuola» è quella di un sistema aperto in rapporto osmotico con il territorio.

L’impostazione progettuale degli interventi formativi si articola in fasi quali: Analisi contesto Elaborazione interventi mirati Redazione Piano Triennale Offerta Formativa (PTOF)

Il processo di innovazione della scuola introdotto dall'entrata in vigore della legge e del successivo regolamento (D.P.R. n. 275/1999) per l’autonomia vede le istituzioni scolastiche, pur facendo parte del sistema scolastico nazionale, essere dotate di una propria autonomia amministrativa, didattica e organizzativa, operando comunque nel rispetto delle norme generali sull'istruzione emanate dallo Stato.

L’autonomia rende possibile calibrare gli interventi formativi in relazione alle peculiarità delle diverse identità scolastiche in ambito di: Metodi Tempi Soluzioni Ogni istituzione scolastica ha un proprio Piano Triennale dell'Offerta Formativa (PTOF), che rappresenta il piano di azione educativa e di istruzione della scuola.In coerenza con gli obiettivi generali del sistema nazionale di istruzione e nel rispetto della libertà di insegnamento, delle scelte educative e formative dei genitori e del diritto ad apprendere degli studenti, l’autonomia è lo strumento e la risorsa attraverso cui adottare metodi di lavoro, tempi di insegnamento, soluzioni funzionali alla realizzazione dei piani dell’offerta formativa e alle esigenze e vocazioni di ciascun alunno. L’autonomia organizzativa consente di dare al servizio scolastico flessibilità, diversificazione, efficienza ed efficacia e di realizzare l’integrazione e il miglior utilizzo delle risorse e delle strutture, anche attraverso l’introduzione e la diffusione di tecnologie innovative.

Tra i principi che hanno orientato le scelte di sistema in materia organizzativa della riforma della scuola vi è quello della gestione integrata a livello territoriale al fine di una valorizzazione sinergica delle risorse di cui il territorio stesso è portatore e di cui le istituzioni scolastiche costituiscono una componente. Obiettivo irrinunciabile dell’educazione alla cittadinanza attiva intesa come insegnamento trasversale alle discipline curricolari, è incentivare un senso di appartenenza biunivoco che renda il discente consapevole di far parte del territorio e che sviluppi senso di possesso relativamente al proprio contesto di vita. Tale processo promuove una forte identità territoriale e, di conseguenza, la volontà di attuare interventi volti ad incentivare conoscenza, protezione, recupero e comunicazione della stessa.

Le attività progettuali volte a raggiungere detti obiettivi sono di diversa natura: Interventi propri delle singole realtà scolastiche mirati ad arricchire l’offerta formativa Categoria progettuale definita dal Programma Operativo Nazionale "La Scuola per lo Sviluppo" (PON).

FSE (Fondo Sociale Europeo): favorisce le competenze per lo sviluppo. La sigla “PON” sta ad indicare “Programmi Operativi Nazionali”. Tali programmi sono finanziati dalla Commissione Europea per favorire la parità economica e sociale di tutte le regioni dell’Unione Europea e ridurre il divario tra quelle più avanzate e quelle in ritardo di sviluppo. I fondi investiti per tale scopo sono detti Fondi Strutturali. Essi si dividono in due grosse categorie: FSE (Fondo Sociale Europeo): favorisce le competenze per lo sviluppo. Finanzia interventi nel campo sociale. Ha il compito di intervenire su tutto ciò che concorre a sostenere l’occupazione mediante interventi sul capitale umano: prevenire e combattere la disoccupazione, creazione di figure professionali e di formatori. I beneficiari sono soprattutto giovani, donne, adulti, disoccupati di lunga durata, occupati a rischio di espulsione dal mercato del lavoro e gruppi a rischio di esclusione sociale.

FESR (Fondo Europe di Sviluppo Regionale):favorisce gli ambienti di apprendimento finanzia gli interventi infrastrutturali nei settori della comunicazione, energia, istruzione, sanità, ricerca ed evoluzione tecnologica. Fanno parte di questa categoria i fondi erogati per l’acquisto di materiale didattico, laboratori linguistici, musicali, multimediali ecc.I fondi strutturali sono erogati alle scuole dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca sulla base di due Programmi Operativi Nazionali ideati per sostenere l’innovazione e la qualità del sistema scolastico in quattro Regioni del Sud Italia (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, le sole appartenenti all’Obiettivo Convergenza) e colmare il divario con le altre aree territoriali del Paese e dell’Unione Europea. Si tratta dunque di un vasto piano di sostegno finanziario allo sviluppo del sistema di istruzione e formazione delle regioni del mezzogiorno che ha obiettivi specifici di grande rilievo.

PROVVEDIMENTI LEGILATIVI RECENTI CIRCA IL RUOLO DEL PATRIMONIO CULTURALE NEI PROCESSI DI FORMAZIONE Il concetto di educazione al patrimonio si sviluppa in ambito europeo a partire dagli anni ’80 con lo scopo di integrare nella didattica scolastica progetti interdisciplinari incentrati sul patrimonio culturale. Nel 1998 l’adozione da parte del Consiglio d’Europa della Raccomandazione N.R. (98)5 relativa alla pedagogia del patrimonio culturale (17 marzo 1998) segna il riconoscimento dell’educazione al patrimonio quale elemento cruciale per le politiche educative europee. Questa viene definita infatti “una modalità di insegnamento basata sul patrimonio culturale, che includa metodi di insegnamento attivi, un proposta curriculare trasversale, un partenariato tra i settori educativo e culturale e la più ampia varietà di modi di modi e di comunicazione e di espressione” . Il coevo Accordo quadro siglato in Italia tra il Ministero Beni Culturali Ambientali e il ministero della Pubblica Istruzione (20 marzo 1998) nel riconoscere il “diritto di ogni cittadino ad essere educato alla conoscenza e all’uso responsabile del patrimonio culturale” stabilisce innovative modalità di sperimentazione di attività di educazione al patrimonio, da realizzare in partenariato tra istituzioni scolastiche e Soprintendenze.

La Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del Patrimonio culturale del 2005, rivendica la conoscenza e l’uso del patrimonio come diritto di partecipazione dei cittadini alla vita culturale lo presenta come fonte utile allo sviluppo umano, alla valorizzazione delle diversità culturali ed alla promozione del dialogo interculturale.

Il patrimonio culturale è diventato, grazie alla Legge 107/2015, una parte fondamentale dell'educazione dei cittadini e sono stati previsti stanziamenti appositi per la realizzazione di progetti incentrati sulla tutela e valorizzazione dello stesso. L ‘obiettivo è creare un sistema di educazione al patrimonio, che coinvolga diversi soggetti nel compito di gestire e salvaguardare i luoghi della cultura, anche con l'acquisizione di conoscenze innovative. I musei e, più in generale il patrimonio culturale, sono chiamati a collaborare con le istituzioni scolastiche sia a partire dal piano dell’offerta formativa triennale che ogni scuola deve predisporre sia per la realizzazioni di programmi specifici, quali l’alternanza scuola lavoro. Il ruolo formativo del patrimonio culturale trova un’ulteriore declinazione nella possibilità di contribuire alla definizione del curriculum dello studente o nelle attività di formazione aggiornamento dei docenti. Le innovazioni introdotte da questa riforma riconoscono implicitamente il ruolo del patrimonio culturale (con un maggiore accento posto sui musei) quale luogo di formazione. E non è un caso che in Italia alcuni musei siano accreditati presso il MIUR quali enti formatori.

Giova ricordare che la formazione non si esaurisce – anche in età scolare – con la frequenza dei corsi scolastici. L’educazione al patrimonio può diventare lo strumento di acquisizione di conoscenze e competenze specifiche che completano il percorso formativo curriculare. In questa prospettiva le attività formative promosse con e tramite il patrimonio culturale possono coinvolgere una platea sempre più ampia di utenti. Con particolare riferimento all’ambito della formazione e dell’aggiornamento professionale, in un’ottica di longlife learning.