Il Seicento: secolo di profonda crisi economica e politica

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Transcript della presentazione:

Il Seicento: secolo di profonda crisi economica e politica Lavoro svolto da Emanuel Guardino Classe 4 D

Dalle rotte mediterranee alle rotte oceaniche (crisi economica) Verso il 1630 i commerci marittimi si spostano dal mediterraneo agli oceani, questa è la causa di una profonda crisi per la produzione manifatturiera Italiana, i prodotti agricoli utili a uso industriale venivano commerciati come materia prima (seta e lana), nelle città era diffusa la disoccupazione mentre un peso importante l’occupava l’agricoltura, tuttavia spesso si trattava di monocolture (grano) destinate al consumo interno. Mentre le masse subivano il peso della crisi commerciale, le classi nobiliari e il clero godevano della rendita delle loro ricchezze e conducevano una vita dispendiosa.

Crisi Politica Dopo le paci di Vestfalia di fatto l’Italia passò sotto il dominio Spagnolo che considerò l’Italia alla stregua di un territorio coloniale da sfruttare. Un ruolo importante sul piano politico ed economico lo deteneva ancora la Repubblica di Venezia, ma questo venne turbato da un conflitto che sorse tra la ‘Serenissima’ e lo Stato della Chiesa per ragioni legate al contrasto tra il potere civile e quello religioso all’interno della Repubblica, ciò le provocò l’interdetto che le fu tolto solo grazie alla mediazione di Francia e Spagna . Nella politica estera Venezia era ostacolata invece dai Turchi che le impedivano i commerci con l’Oriente, ciò fu causa di una sanguinosa guerra per il possesso dell’isola di Candia, la vittoria arrise ai Veneziani, ma dalla guerra ne uscirono stremati di forze e risorse economiche e non furono più in grado di affrontare militarmente i Turchi.

La Controriforma e la sua ambivalenza sul piano culturale Ambivalente fu il ruolo che la Controriforma assunse sul piano culturale e scientifico. Sul piano scientifico, interessata a riaffermare le verità del Vecchio Testamento, ostacolò la ricerca e il progresso scientifico, sostenuta in questa lotta dall’Inquisizione Spagnola, tuttavia emersero grandi figure come Galilei, Torricelli… In ambiente artistico si affermò il Barocco, emersero figure di grande rilievo come Bernini e Borromini che lasciarono la loro impronta soprattutto nella costruzione di fastose chiese e palazzi. Si ebbe inoltre, ad opera della Chiesa, una ripresa culturale rivolta alle masse, si organizzarono confraternite religiose che operavano nelle parrocchie con azioni di assistenza e di educazione e si assistette alla nascita di nuove feste religiose che aprirono le porte a tradizioni nuove a partecipazione collettiva, molte delle quali ancora oggi in uso.

Ombre del governo Spagnolo in Italia La Spagna governava i Regni di Napoli, Sicilia e Sardegna con la stessa logica di tipo coloniale con cui governava le Americhe. Da queste terre ricavava prodotti agricoli (grano) ed uomini da impegnare per combattere le sue guerre. La Spagna lasciò che in queste terre sopravvivesse il Feudalesimo e i baroni, veri e propri signori di vasti territori, divennero i controllori del territorio gestendo ogni forma di potere. Diverso fu l’atteggiamento della Spagna in Lombardia, era questo un territorio strategicamente importante perché costituiva un corridoio che univa i possedimenti degli Asburgo di Spagna e d’Austria. Sul piano sociale attorno alla corte Spagnola ruotava la nobiltà Lombarda, traendo da essa profitti di ogni genere sia sul piano economico che su quello del potere che li poneva al riparo dalla giustizia. La pressione fiscale era esercitata dai Parlamenti i cui rappresentanti erano nobili che approvavano tasse il cui carico gravava solo sulle classi sociali più basse, questo sistema, già in auge prima del dominio Spagnolo, era stato mantenuto e la pressione fiscale creava malcontento tra la popolazione, un malcontento che portò alle rivolte antispagnole. Nel 1647 ad insorgere fu Palermo, poi fu la volta di Napoli e infine di Messina, ma in ogni città si riaffermò il potere spagnolo.