Gesù risorto dona lo Spirito Santo

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Transcript della presentazione:

Gesù risorto dona lo Spirito Santo Gv 20,19-31 “Soffiò e disse loro: ricevete lo Spirito Santo” At 2,1-13 “E tutti furono colmati di Spirito Santo”

Il Quarto Vangelo ci parla, a più riprese, del dono dello Spirito Santo. In alcuni passaggi l’autore sacro fa un riferimento esplicito a esso, in altri il discorso sembra più avvolto nel mistero …

1 Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. 2Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». 3Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». 4Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. 7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall'alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». 9Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». 10Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d'Israele e non conosci queste cose? 11In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. 16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. 19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Gv 3,1-21). 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua» (Gv 4,13-15).

37Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva 38chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». 39Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato (Gv 7,37-39) L’autore sacro spiega le parole di Gesù alla luce degli eventi pasquali. La promessa di Gesù, infatti, rimanda all’episodio dell’acqua che sgorga dal costato del crocifisso (cf. Gv 19,31-34) e alle parole che il Risorto rivolge agli Undici la sera di Pasqua: “ricevete lo Spirito Santo” (cf. Gv 20,22).

Come mai, il Quarto Vangelo associa l’acqua al dono dello Spirito?

San Cirillo di Gerusalemme (+ 387), commentando Gv 4,14, spiega il simbolo dell’acqua viva riferito al dono dello Spirito Santo che Gesù stesso avrebbe elargito Leggiamo a p. 375 Cirillo di Gerusalemme – Catechesi Sp. Santo.docx

Nel suo “Trattato sulla Trinità”, S Nel suo “Trattato sulla Trinità”, S. Ilario di Poitiers (+ 367) illustra il rapporto tra lo Spirito Santo e le altre due persone divine. Specificando ciò che esso opera nei credenti. Leggiamo a p. 376 Ilario di Poitiers Spirito Santo.docx

G. Ferraro, Lo Spirito e Cristo nel Vangelo di Giovanni, Paideia Editrice, Brescia 1984

Conclusione Già nell’introduzione al corso, è emerso che il rilancio del tema dei misteri della vita di Cristo è merito delle conferenze spirituali e liturgiche dell’abate Columba Marmion, Cristo nei suoi misteri (1919). Il ritorno alle fonti, già promosso dalla cosiddetta Nouvelle Thèologie, ci ha permesso di leggere i tratti originali della vita di Gesù così come gli autori sacri del Nuovo Testamento li hanno trasmessi e (in un successivo momento) i Padri della Chiesa gli hanno riletti e interpretati (con un proprio metodo). Inoltre, leggendo alcune “pagine scelte” degli autori medievali e di qualche teologo dell’epoca moderna e contemporanea, abbiamo intravisto quanto i misteri della vita di Cristo abbiano interpellato il pensiero teologico sino ai nostri giorni. In proposito, è necessario ribadire che ogni tipo di riflessione teologica e di studio sistematico non può esimersi dal confronto prioritario con l’auditus fidei…

a) L’auditus fidei «Primo polo o prima dimensione del “sapere della fede” è quello che si costituisce intorno all’ascolto del messaggio di salvezza. La fede stessa – dice la Scrittura – nasce dall’ascolto (fides ex auditu [Rm 10,17]) e dunque in rapporto al credere, il sapere teologico avrà innanzitutto una connotazione recettiva (auditus fidei). Questo aspetto della teologia viene talvolta denominato “momento positivo” della teologia, poiché qui il teologo entra in relazione col contenuto del proprio sapere attraverso un metodo analogo a quello adottato dallo storico in rapporto alle proprie fonti» G. Lorizio

… detto in altre parole … si tratta del rapporto dei contenuti propri del momento fondativo, e in particolare della tematica della Rivelazione, con le attestazioni della Scrittura e della Tradizione; compito del teologo sarà dunque quello di raccogliere le indicazioni bibliche, patristiche, tradizionali, magisteriali intorno alle tematiche che di volta in volta è chiamato a trattare

b) L’auditus temporis «L’istanza contestuale […] richiede da parte del teologo l’attivazione dell’auditus temporis, ossia della capacità di leggere ed interpretare il proprio tempo in modo da mostrare in relazione ad esso la credibilità della Rivelazione cristiana» Il cammino metodologico «comprende in primo luogo l’auditus fidei e le sue esigenze, ma […] non può escludere l’auditus temporis, ossia un’adeguata lettura e interpretazione del contesto nel quale situare la sua riflessione» G. Lorizio

Ovvero: Un secondo ambito nel quale attivare la capacità di “mettersi in ascolto” è quello della cultura moderna e contemporanea. È necessario compiere un’adeguata lettura e interpretazione del contesto nel quale situare la riflessione. Avvicinandoci a queste prospettive in maniera equilibrata, ovvero: attraverso un atteggiamento di “vicinanza simpatetica” (simpatia: capacità di intravedere la presenza e l’azione dello Spirito nella storia, ove dissemina “germi di verità”) e di distanza “critico-profetica” (ciò che permette una lettura teologica della storia del pensiero).

“Siamo chiamati a formare una cosa sola con lui; egli ci fa comunicare come membra del suo Corpo a ciò che ha vissuto nella sua carne per noi e come nostro modello: Noi dobbiamo sviluppare continuamente in noi e, in fine, completare gli stati e i Misteri di Gesù. Dobbiamo poi pregarlo che li porti lui stesso a compimento in noi e in tutta la sua Chiesa. . . Il Figlio di Dio desidera una certa partecipazione e come un'estensione e continuazione in noi e in tutta la sua Chiesa dei suoi Misteri mediante le grazie che vuole comunicarci e gli effetti che intende operare in noi attraverso i suoi Misteri. E con questo mezzo egli vuole completarli in noi” San Giovanni Eudes, Tractatus de regno Iesu San Giovanni Eudes (1601-1680)

“I MISTERI DELLA SOFFERENZA E DELLA GLORIA” FINE DEL CORSO “I MISTERI DELLA SOFFERENZA E DELLA GLORIA” Grazie per l’attenzione