Gli inizi della filogia a roma: traduzione e trasformazione

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Transcript della presentazione:

Gli inizi della filogia a roma: traduzione e trasformazione Enrica Sciarrino University of Canterbury

Filologia romana: i precedenti La filologia si sviluppa intorno alle biblioteche ellenistiche e ruota intorno alla conservazione dei testi letterari greci. Per esistere la filologia ha bisogno innanzitutto di un corpus letterario Roma non ha una letteratura prima del terzo secolo a.C. La letteratura a Roma è uno sviluppo culturale legato alla sua espansione militare

Letteratura e scrittura a Roma Prima del terzo secolo a.C., i Romani usavano la scrittura per funzioni che non erano letterarie A Roma la scrittura veniva usata nel contesto di pratiche civiche (i.e. rituali religiosi, censo, ecc) Altare di Domizio Enobarbo fine II sec. a.C

Letteratura e scrittura a Roma Quando la letteratura appare a Roma per la prima volta lo fà in forma di poesia. Essa è prodotta da professionisti di origine non-romana ed era basata sulla traduzione di testi letterari greci. I primi poeti romani si auto-rappresentano e vengono percepiti come artigiani della parola. L’aristocrazia romana investe su di loro principalmente per potersi appropriare del patrimonio letterario greco. L’approccio e’ fondamentalmente imperialista

Svetonio sulla filologia (passo 1) Svetonio non usa la parola philologia; usa la parola grammatica. Grammatica è legata alla philologia in un modo ristretto, riferendosi al gramma, alla lettera scritta piuttosto che alla lingua in senso lato Con grammatica l’enfasi è sullo sviluppo di una serie di capacità pratiche e specializzate (techne or ars) tramite induzione e insegnamento Lettura (praelegere, legere), analisi e commento (commentari), interpretazione e traduzione (interpretari). L’attenzione è sulla creazione di un ambiente entro il quale i testi vengono capiti, apprezzati, circolati e riutilizzati

Svetonio sulla filologia (passo 1) L’enfasi sull’induzione e l’insegnamento deriva dal fatto che la filologia non è una pratica originaria ma portata da fuori insieme alla poesia Livio Andronico e Ennio sono i primi filologi e i primi poeti: la poesia offre il materiale scritto e la filologia diventa il mezzo tramite il quale tale materiale diventa disponibile, malleabile e riutilizzabile. Relazione reciproca tra poesia e filologia determina l’organizzazione della narrativa: poeti semi-greci (Livio e Ennio) che traducono/leggono testi letterari greci e le loro composizioni in latino; filologi specializzati arrivano dalle biblioteche ellenistiche (Crate di Mallo) estabiliscono le regole della filologia; Lampadio segue l’insegnamento di Crate che interviene su testi latini (Nevio) e li riorganizza. A lui seguono altri filologi. La filologia romana e’ dunque trasformativa in natura piuttosto che conservativa come nel contesto ellenistico.

Livius Andronicus: poeta filologo(passo 2) Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα…   Virum mihi, Camena, insece versutum (Ody.1) Insece: calco e glossa di “ennepe’ (cantare/ispirare (inseguire); 3 sillabe Virum (Andro-)... versutum: riferimento a se stesso (andro-nicus) e alla poesia come artifatto e traduzione (versari = tradurre) Camena: dea ispiratrice localizzata a Romana, descrittiva del metro saturnio usato da Livio

Livio Andronico: poeta filologo L’atteggiamento del filologo è di base sospettoso e ha un atteggiamento competitivo: sempre in cerca di errori, sempre in cerca di recuperare l’originale. Le parole di Omero vengono accettate ma il loro significato viene modificato e allargato in base ad una pratica poetica. La traduzione chiarifica il testo omerico ma aggiunge altri significati (e.g. versutum = giri di lingua/giri della mente) Attraverso il testo, il lettore viene indotto alla filologia, è costretto a soffermarsi sulla scelta delle parole e a considerare significati che non sono immediatamente evidenti. L’abilità testuale e linguistica diventa strumento di competizione tra autori e tra autori e lettori

Ennio, Annales 7.211 Skutsch (passo 3) Primo poema epico in esametro; narra le gesta romane entro una struttura narrativa omerica Il frammento sulla sophia si basa sulla tradizione pitagorica e si ricollega al processo di metempsicosi celebrato all’inizio del poema Lì Ennio sogna di avere incontrato Omero e che questi gli annuncia di essere la sua reincarnazione. L’equazione sophia-sapientia sostiene l’incorporamento culturale della sophia greca nella tradizione romana di sapientia L’intervento culturale è enorme, delicato e importante dal momento che la sapientia si riferisce a tradizioni aristocratiche romane basate su: pratiche conviviali esclusive; produzione di dicta e altre forme di espressione legate all’autorità dei patres (in senso lato)

Ennio, Annales 7.211 (3) Sophia non si riferisce solo alla filosofia; incorpora in sè anche il significato di tekhnê poetica (cf. Callimaco), cioè l’abilità di creare poesia che può essere giudicata solamente tramite l’oggetto poetico e attraverso categorie estetiche poetiche. Ergo, l’equazione sophia/sapientia (sapientia quae perhibetur) è molto complessa sia come traduzione verbale che culturale. Tale complessità viene minimizzata con l’adozione della glossa dalla filologia. Mentre le glosse si trovano generalmente ai margini del testo, qui la glossa si inserisce nel testo diventando parte dell’oggetto poetico. La filologia a Roma permette la costruzione di testi poetici sofisticati e rende il poeta un’autorità culturale notevole

Ennio Annales 10.322-3 Sk (4) Il passo è legato all’invocazione della Camena nel primo verso dell’Oduseia in due modi: (1) attraverso l’allusione poetica e (2) attraverso l’emendamento filologico L’allusione poetica si realizza con l’uso di insece ma il significato cambia da “cantare/inspirare “ ad “inseguire” Esistenza di due lezioni: insece ed inseque. Non siamo in grado di sapere quale delle due forme sia l’originale (non chiaro nell’antichità) Orazio (Epistole 2.1.71) parlando di Orbilio e Livio Andronico sostitutisce insece con insector, sostenendo la seconda variante. Ancora di più, Orazio conferma l’emendamento di Ennio al testo di Livio. Manu: attraverso atti di valore con riferimento ai generali con la mia mano: riferimento alla creazione della poesia come opera scritta e filologica visto che a manu è lo scriba Correzione: non Camena (canto) ma Musa (scrittura poetica)

Terenzio, Adelphoi Prologo (5,A) Composizione di testi drammatici è basata su tagli di scene da originali greci, sulla loro traduzione e ricomposizione. Quando si arriva a Terenzio le regole sembrano cambiate: una volta usata, quella porzione di testo originale non può più essere utilizzata. Il riutilizzo viene equiparato al furto. Il Prologo difende il poeta: ha riutilizzato porzioni lasciate intatte da Plauto e nel farlo ha salvato quella parte di testo dalla negligenza. Terenzio propone che la conservazione e la trasmissione dell’originale (cf. locum integrum) è garantita da pratiche poetiche.

Terenzio Andria, Prologo (5.B) Il poeta dichiara di avere trasferito materiale testuale greco da una commedia all’altra, e di averlo tradotto e usato facendolo suo. Si dichiara proprietario sulla base del principio per cui è soltanto leggendo, conoscendo e utilizzando i testi che giudizi di stile e di linguaggio possono essere avanzati. Tensione tra il conservatorismo della filologia e l’innovazione della poesia. Inizio della frattura fra filologia e poesia: trascuratezza poetica si oppone alla diligenza mistificante. Rifiuto dell’uso della filologia per denigrare e censurare.

Terenzio Heautontimorumenos, Prologo (5 C) Contaminatio è il termine usato dai detrattori di Terenzio per definire il lavoro di trasformazione inerente alla produzione dei suoi drammi. Il termine è filologico (in relazione alla ricerca dell’archetipo/originale) e religioso (denota la gravità con cui i testi vengono trattati e scrutinati. Dalla metà del secondo secolo a.C. Roma ha una vera propria cultura filologica e letteraria. I poeti che erano stati responsibili per l’introduzione della filologia oltre che della poesia cominciano a perdere il controllo sia sui testi che la loro circolazione.