LA CRISI RELIGIOSA DEL CINQUECENTO LA RIFORMA: UNA RIVOLUZIONE EUROPEA
Dal sacco di Roma alla «Protesta» dei principi (1527-1529) Parte terza Dal sacco di Roma alla «Protesta» dei principi (1527-1529)
Papa Clemente VII (Giulio de’ Medici) Dopo il breve pontificato del fiammingo Adriano VI di Utrecht (1522-23), già precettore di Carlo V, sul soglio di Pietro torna, dopo meno di due anni, un esponente di casa Medici: il fiorentino Clemente VII (1523-1534) nipote di Lorenzo il Magnifico e principale collaboratore dello zio Leone X; la Chiesa di Roma sceglie ancora come papa un principe rinascimentale italiano.
1527 - Il sacco di Roma Sotto il pontificato di Clemente VII lo scontro tra Papato e Impero si fa più acuto e culmina nel maggio 1527 con il saccheggio e l’occupazione, per nove mesi, della città di Roma da parte dei mercenari imperiali (lanzichenecchi), per lo più luterani. Stroncata nel sangue la guerra dei contadini, Carlo V scatena le milizie luterane contro «meretrice di Babilonia».
“Si attende l’Anticristo…” La memoria storica torna al sacco di Roma del 410 e al crollo dell’Impero Romano; è prossima la fine del “regno cristiano” del papa? Le invettive di Lutero contro la corruzione della Chiesa romana sembrano concretizzarsi. È prossima una rigenerazione della Chiesa? Le peggiori profezie degli astrologi sembrano improvvisamente avverarsi … come quella, celeberrima, formulata trent’anni prima dall’astrologo imperiale Giovanni Lichtenberger.
Iohannes Lichtenberger, Pronosticatio (1488) “Infino a tanto che la Chiesa sia renovata Dio permeterà nascere gran scisma ne la Chiesia, vacando il papato simul con lo imperatore alemano, el quale confidandosi de la sua potentia intenderà constituere il papa et li romani et italiani, li quali si sforzaranno resistere a l’aquila grande, la quale acesa dal furore acompagnarà ai soi exerciti non solamente li alemani, ma genti pessimi di ciascaduna generatione et intrarà in Roma con armata mano et pigliarà tuti i religiosi, prelati et citadini et ne amazarà molti con varii suplici”.
1529 – Vienna assediata dai Turchi Non solo Roma, ma anche Vienna è minacciata. La città imperiale è assediata dall’armata turca nel 1529, mentre gli Ottomani dilagano in Ungheria e saccheggiano la Croazia e la Carinzia, minacciando il cuore dell’Europa. Travolta dalle guerre intestine e dalla spinta di eretici ed infedeli, la stessa “civiltà cristiana” sembra ormai giunta alla fine …
La “protesta” (Spira 1529) In occasione della Dieta imperiale di Spira del 1529, assente Carlo V rappresentato dal fratello Ferdinando, arciduca d’Austria, un gruppo di principi tedeschi dichiara apertamente di aderire alla Riforma e chiede all’Imperatore di consentire il libero esercizio del culto riformato nei loro territori. Carlo V lo avrebbe accettato, ma Ferdinando lo rifiuta. Il documento presentato in quell’occasione prenderà il nome di Protesta, ossia “testimonianza a favore” di Lutero. Etimologia latina: Pro testari = testimoniare a favore di qualcuno.
“Riformati” o “Protestanti” ? Protestante, dunque, non è colui che protesta contro qualcosa, ma colui che testimonia a favore di Lutero. Il termine entra nell'uso comune solo dopo la Dieta di Spira; impiegarlo prima del 1529 è un anacronismo.
1530 - La Confessione augustana I punti principali della dottrina luterana sono fissati nel 1530 da Melantone e presentati a Carlo V in persona nel corso della Dieta di Augusta. Evitando polemiche dirette con la Chiesa cattolica, di cui si riconosce «una dottrina più tollerabile», per favorire una conciliazione si ammette la possibilità di riti e tradizioni differenti all’interno della medesima Chiesa. Come base per la discussione Carlo V ordina ai principi luterani di restituire le terre sottratte alla Chiesa di Roma, ma questi, invece di obbedire all’imperatore, si legano nel 1531 nella Lega di Smalcalda.
1530 – Carlo V incoronato a Bologna Solo nel 1530, con la solenne incoronazione di Carlo V a Bologna da parte del papa che egli stesso aveva appena battuto e umiliato, inizia la riscossa imperiale. Da quel momento Carlo V riprende in mano la situazione, sia in Italia che nei territori imperiali, confrontandosi con i suoi avversari da posizioni di forza. Anche il papa, ormai, deve stare al suo gioco.